“Non credo nel vaccino sicuro a fine anno“, ad affermarlo Maria Rita Gismondo, direttrice del laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze all’ospedale Sacco di Milano, in un’intervista a Radio Anch’io su Rai Radio 1, confermando che c’è un rischio nella corsa al vaccino.
Gismondo: “Non credo nel vaccino sicuro a fine anno”
“È una cosa importante da realizzare ma è una cosa seria, e non possiamo saltare nessuna delle fasi sperimentali, non possiamo permettercelo. Deve essere efficace ma anche sicuro. Non possiamo, abbagliati dalla corsa, provocare altri danni”, aggiunge la Gismondo. L’aumento delle terapie intensive “non è un segno positivo, non vorremmo che avvenisse, ma non giustifica il panico né si può dire che siamo in emergenza. E’ un incremento lieve e speriamo rimanga entro in questi termini”.
Virus meno aggressivo
Sulla possibilità che il virus sia meno aggressivo considerando che ci sono più positivi e asintomatici, Gismondo ha spiegato cosa è cambiato: “Rispetto a marzo-aprile siamo diversi noi, lo conosciamo meglio, sappiamo come intervenire. Ora sappiamo qual è la patologia che prima sconoscevamo completamente, parlavamo di polmonite e invece è una vasculopatia diffusa, questo fa la differenza. Ora siamo piu sereni, abbiamo raddoppiato i letti in terapia intensiva e la serenità nell’accogliere i pazienti è un elemento fondamentale”.
Osserva la Gismondo
“Tutto si riconduce a una domanda fondamentale: cosa decidiamo di fare strategicamente? Inseguire virus o conviverci? Io da un punto di vista virologico dovrei dire che dobbiamo inseguirlo dappertutto ma è compatibile con il benessere socio-economico? Bisognerebbe calcolare il rischio che corriamo, economico, di salute e di vite umane, e scegliere il prezzo minore. Non ne usciamo se continuiamo ad avere strategie diverse. L’unica arma che abbiamo è il contenimento, non ha senso valutare i numeri di pochi giorni. Appena saranno passati 14-18 giorni cominceremo a trarre delle conclusioni”.