La Corte Costituzionale ha approvato cinque referendum nella giornata di ieri, lunedì 20 gennaio: i cittadini saranno chiamati a votare in primavera. Dichiarato inammissibile il sesto che riguardava l’abrogazione della legge Calderoli sull’autonomia differenziata delle regioni.
La Corte Costituzione ha approvato 5 referendum: si va al voto
Lunedì 20 gennaio, la Corte ha esaminato l’ammissibilità di sei quesiti referendari. Non è stato accolto il quesito più controverso, relativo all’abrogazione della legge Calderoli sull’autonomia differenziata delle regioni, ma cinque quesiti sono stati dichiarati ammissibili. Tra questi, quello che propone di ridurre da 10 a 5 anni il tempo necessario per gli extracomunitari per ottenere la cittadinanza italiana. Gli altri quattro riguardano questioni legate al lavoro, inclusi il Jobs Act, i contratti a termine e gli infortuni sul lavoro.
Le votazioni si svolgeranno in primavera, con i cittadini chiamati a esprimere il proprio voto su questi quesiti in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno, come stabilito dalla legge.
Cinque referendum approvati dalla Corte Costituzionale
Analizziamo ora ciascun quesito in dettaglio. Il referendum sulla cittadinanza mira a ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto agli stranieri maggiorenni extracomunitari per presentare la domanda di concessione della cittadinanza. Tra i sostenitori di questa iniziativa c’è +Europa. I promotori intendono quindi accorciare il tempo di residenza legale continuativa necessario per richiedere la cittadinanza, portandolo da 10 a 5 anni. In diversi paesi europei, come Francia e Germania, il periodo di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza è già fissato a 5 anni.
Cosa prevedono i quesiti sul lavoro approvati dalla Consulta
La Corte costituzionale ha approvato anche i quattro quesiti sul lavoro presentati dalla Cgil. Il primo chiede l’abrogazione delle norme sui licenziamenti previste dal contratto a tutele crescenti del Jobs Act. In particolare, si intende eliminare le disposizioni che permettono alle aziende di non reintegrare un lavoratore o una lavoratrice licenziati ingiustamente, se assunti dopo il 2015.
Il secondo quesito riguarda l’eliminazione del limite all’indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese. L’obiettivo è aumentare le tutele per i dipendenti di aziende con meno di quindici lavoratori, abolendo il tetto di sei mensilità previsto come indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato. Il terzo punto mira a eliminare alcune disposizioni relative all’uso dei contratti a termine. Infine, l’ultimo quesito concerne l’esclusione della responsabilità solidale per il committente, l’appaltante e il subappaltante in caso di infortuni sul lavoro. In particolare, il referendum intende rimuovere le norme che impediscono di estendere la responsabilità all’impresa appaltante in caso di infortunio sul lavoro durante gli appalti.