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Corteo contro le armi in mano ai ragazzini in piazza a Napoli: “Con 80 euro si compra on-line una pistola finta”

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Il corteo - Foto di Fanpage.it

Corteo contro le armi in mano ai ragazzini in piazza a Napoli: “Con 80 euro si compra on-line una pistola finta”. In piazza, operatori sociali, rappresentanti del mondo cattolico e istituzioni si uniscono contro la diffusione delle armi in città. Il “Decreto Caivano” è ritenuto inefficace; chiedono maggiori risorse e di non fare distinzioni tra giovani “buoni e cattivi”.

Napoli, corteo contro le armi in mano ai ragazzini

Circa 500 persone si sono riunite in Piazza del Gesù per protestare contro la crescente diffusione delle armi tra i giovani. Gli eventi di cronaca delle ultime settimane hanno messo in evidenza un fenomeno che sta insanguinando la città. Prima la tragica morte di Emanuele Tufano, un ragazzo di 15 anni, ucciso a colpi di pistola; poi l’omicidio di Santo Romano, un giovane di 19 anni, freddato in piazza a San Sebastiano al Vesuvio durante una lite per motivi banali; infine, la morte di Arcangelo Correra, 18 anni, colpito alla testa da un proiettile in via dei Tribunali, in circostanze ancora da chiarire.

Una serie di eventi violenti ha profondamente turbato la città. Professionisti del sociale, intellettuali e rappresentanti delle istituzioni hanno risposto all’invito di numerose associazioni, tra cui Libera e Alex Zanotelli. In piazza è giunto anche un messaggio dell’arcivescovo Mimmo Battaglia. Il Sindaco ha dichiarato: “Le misure che abbiamo adottato non sono sufficienti”.

La pistola che costa 80 euro

L’arma viene presentata in piazza da Gianfranco Wurzburger, animatore dell’associazione Asso.Gio.Ca, attiva nel Rione Mercato. Si tratta di una pistola, pesante e simile a quelle in dotazione alle forze dell’ordine, dotata di un tappino rosso; è un’arma finta, ma facilmente modificabile. È la classica “scacciacani”. È stata acquistata online su una nota e popolare piattaforma di e-commerce. “Non è richiesto alcun documento, basta avere una carta di credito e con 80 euro puoi portarti a casa una pistola – spiega Wurzburger mentre mostra l’arma – è facilmente modificabile, e sono proprio queste le armi che stanno causando problemi tra i giovani nel centro storico. Bastano pochi giorni di attesa e ti arriva direttamente a casa”.

Per utilizzare la pistola, è sufficiente rimuovere il tappo rosso e forare la canna ostruita. In questo modo, potrebbe essere in grado di sparare proiettili di piccolo calibro, come quelli da 7.65. Tuttavia, ci sono anche coltelli, machete, pistole vere, taser e spray urticanti: la diffusione delle armi ha ormai raggiunto livelli simili a quelli delle grandi metropoli europee, che, va detto, sono molto più vaste e popolate di Napoli. In piazza si trovano gli operatori delle educative territoriali, provenienti da Rione Sanità, Ponticelli, Scampia e Secondigliano; sono le persone che si impegnano attivamente per cercare di recuperare i ragazzi che si sono smarriti.

Il sindaco Manfredi: “Insufficiente ciò che viene fatto”

Le attuali misure adottate dalle istituzioni non sono sufficienti, come riconosce anche il sindaco Gaetano Manfredi, presente in piazza per ascoltare senza intervenire dal palco. “Non è mai abbastanza; se questi fenomeni continuano a manifestarsi, è evidente che ciò che abbiamo attuato non è sufficiente, le nostre iniziative non bastano”. Finora, le uniche risposte fornite a queste problematiche provengono dal governo Meloni, con il noto “Decreto Caivano”, che non ha certamente avuto un impatto significativo sulla diffusione del fenomeno. “Quel decreto è stato fuorviante – afferma lo scrittore Maurizio Braucci – aumentare le pene per ragazzi che si comportano come cani feroci non serve a nulla; non puoi promettere loro una pena in canile, per questo quel provvedimento è stato fuorviante”. Nel frattempo, la recente storia di Napoli evidenzia sempre di più il coinvolgimento di minori in episodi di violenza. “Con le morti di Ugo Russo e Davide Bifolco, era fondamentale comprendere ciò che stava accadendo – evidenzia Braucci – ma qui ci limitiamo a distinguere tra buoni e cattivi, e questa distinzione ci impedisce di analizzare il fenomeno in modo adeguato.” Infatti, sembra che questo sia l’approccio più comune: quando muore un minorenne, si cerca di stabilire se fosse una persona per bene o meno. Come se la morte di un ragazzo di 15, 16, 17 o 18 anni potesse essere considerata accettabile.

Coloro che si trovano in piazza lo fanno principalmente grazie al loro impegno professionale o alle esperienze di aggregazione. Tra di loro ci sono operatori delle cooperative, scout, giovani dei centri territoriali, membri di centri sociali, rappresentanti di circoli del Pd, esponenti di Sinistra Italiana, oltre a qualche deputato e consigliere regionale. Tuttavia, una parte significativa della città è assente. “La città non è sufficientemente mobilitata – afferma Braucci – e questo è preoccupante; è un problema che coinvolge tutti, anche coloro che hanno figli che escono la sera e li aspettano con ansia al loro ritorno”. Non ci sono soluzioni facili, e la semplice repressione non rappresenta una risposta adeguata, come dimostra il fallimento delle misure adottate dal governo. “La tragedia di Napoli risiede nel deterioramento del rapporto tra educazione e giovani, che sta sfuggendo completamente di mano”, ci racconta Roberto D’Avascio di Arci Movie Ponticelli. “Numerosi giovani presenti a Napoli stanno vivendo un periodo di grande difficoltà. È diventato sempre più complicato offrire loro supporto, sia a causa delle risorse limitate, sia per la scarsità di persone disposte a collaborare, e soprattutto a causa di un tessuto urbano che continua a deteriorarsi.”

Quello che sembra mancare è una visione complessiva che integri tutte le dimensioni sociali in cui i minorenni e gli adolescenti sono coinvolti. “Quando parliamo di scuole aperte nel pomeriggio, non consideriamo che un insegnante di sport, di musica o un maestro ceramista può stimolare un desiderio di apprendimento che non emerge in altri contesti”, afferma Amalia Aiello della Rete educativa del Rione Sanità. “I ragazzi possono trovare motivazione all’apprendimento attraverso linguaggi diversi, ma manca un coordinamento tra le varie iniziative, così come una visione unitaria”, evidenzia. Dal palco giunge anche il messaggio di Don Mimmo Battaglia, letto da Suor Marisa Petrella, direttrice della Caritas di Napoli. Alex Zanotelli, che aveva già espresso su Fanpage.it il suo pensiero su una borghesia napoletana che disprezza le periferie, interviene dal palco chiedendo interventi urgenti da parte delle istituzioni e sottolineando l’importanza di creare una rete.

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