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Cosa c’è di vero in The Crown 5, la serie Netflix sulla famiglia reale britannica

Dopo tanta attesa The Crown 5 è uscita il 9 novembre su Netflix. Come spesso è stato ribadito dalla piattaforma stessa, non si tratta di un documentario ma molte sono le parti romanzate ed è facile per lo spettatore prendere tutto alla lettere. Vediamo cosa c’è di vero in The Crown 5.

Cosa c’è di vero in The Crown 5, la serie Netflix sulla famiglia reale britannica

La quinta stagione di The Crown racconta gli anni dal 1992 al 1996, il periodo più difficile per la famiglia reale e per la Regina stessa che vede la sua popolarità ai minimi storici. L’ordine nazionale cambia con la caduta del muro di Berlino e la fine sempre più vicina dell’Impero britannico con il trasferimento della sovranità di Hong Kong. Ma a preoccupare di più la sovrana sono gli scandali della famiglia che aprono a una grave crisi della corona. Grande protagonista della stagione è Lady Diana e la fine del suo matrimonio con Carlo.

La biografia di Diana

Molto fedele alla realtà è la ricostruzione della biografia scoop della principessa del Galles. Qui la produzione ha avuto poco da inventare  o romanzare essendo tutto scritto in “Diana, la vera Storia” del giornalista Andrew Morton, che rivelava l’infelicità di Diana fin dall’infanzia, il suo malessere psicofisico e i tentativi di suicidio a causa dell’indifferenza del marito. Vengono poi raccontate le dinamiche di questa lunga intervista a distanza; Diana registrava il racconto della sua vita su dei nastri e poi un amico comune, un medico che andava spesso a trovarla a Kensington Palace in bicicletta, li portava a Norton.

Il complotto del principe Carlo

Tra le voci più critiche  contro questa stagione di The Crown c’è, addirittura, quella dell’ex primo ministro John Major. L’ ex premier ha attaccato l’episodio in cui si mette in scena un incontro tra lui e il principe Carlo nel quale si ipotizza una possibile abdicazione della regina Elisabetta. Il principe Carlo avrebbe infatti cercato di persuadere il primo ministro a convincere sua madre a cedergli il trono. Nella scena  però non si parla esplicitamente di un complotto, infatti Carlo parla per metafore e citando sondaggi popolari. L’ex primo ministro ha denunciato che anche solo ipotizzare che una qualsiasi conversazione del genere sia avvenuta è un mucchio di sciocchezze.

Windsor e Romanov: perché re Giorgio V non salvò lo zar

Il nonno di Elisabetta, re Giorgio V, avrebbe potuto salvare lo zar Nicola II, il cugino primo a cui somigliava molto e a cui era affezionato, nel 1917, dal destino che lo attendava se fosse finito in mano ai rivoluzionari bolscevichi. Bastava il suo benestare e una nave era pronta a trasportare lo zar Nicola e la sua famiglia a Londra dove avrebbero ottenuto asilo politico. Ma questo non accade e i Romanov furono giustiziati a Ekaterinburg nel 1918. Qui il passato si intreccia con il presente quando la Regina viene invitata nel 1994 nella Russia di Boris Eltsin. La verità a tutti conosciuta viene qui semplificata lasciando intendere che la decisione finale di voltare le spalle ai cugini Romanov fosse stata della regina consorte, Maria.

In realtà si trattò di un passaggio più sofferto e più complesso che coinvolse anche il primo ministro Lloyd George, il segretario particolare del re Lord Stamfordham e il Parlamento: il regno stava attraversando una pesante recessione con conseguente crisi sociale e il rischio che la presenza dei Romanov potesse innescare una rivoluzione anche in Inghilterra fu il motivo per cui il re scelse di prendere tempo prima di salvarli. Insomma, la strage di Ekaterinburg fu il prezzo per conservare George V sul trono, non accomunando la cattiva reputazione dello zar alla sua. Tutto il resto è creatività Netflix.

L’intervista della Bbc

Se questa nuova stagione ha raccolto tante critiche, il racconto dell’intervista rilasciata da Diana alla Bbc sposa a pieno la versione sostenuta da anni dai figli della Principessa. Tra sfumature e dettagli creativi la verità raccontata è che la Bbc ha estorto con l’inganno l’intervista condotta dal giornalista Martin Bashirn. Diana confessa la sua infelicità, la depressione, l’autolesionismo e la bulimia causata dal suo matrimonio infelice. Proprio parlando del tradimento del marito con Camilla Parker-Bowle dirà la famosa frase «Il nostro era un matrimonio affollato».

Il giornalista ingannò Diana facendole credere, attraverso documenti falsificati, che i servizi segreti britannici la stavano spiando, che c’era un complotto ordito da Carlo ai suoi danni e che anche i suoi collaboratori più fidati erano coinvolti. Grazie a questa serie di menzogne, che alimentarono la paranoia della principessa, l’intervista venne realizzata.

Tampogate

La stagione non manca di raccontare il punto più basso degli scandali di quegli anni: quello del Tampogate. un tabloid britannico decise di pubblicare la trascrizione di una telefonata molto intima tra Carlo e Camilla. L’allora principe le diceva di «voler vivere nei suoi pantaloni» e addirittura, di voler essere «il suo Tampax». Il tutto in una conversazione lunga, confidenziale e, potremmo dire, adolescenziale. Il fatto viene raccontato con leggerezza e senza rinunciare ai dettagli più imbarazzanti. Viene raccontato bene anche il cinismo dei tabloid: la telefonata risalente al 1989 uscì solo nel 93 perché il direttore del tabloid la comprò pur sapendo che non avrebbe potuto pubblicarla visto che Carlo non era ancora separato da Diana. Non si tratta, però di una scelta fatta per salvare il matrimonio reale ma piuttosto per evitare che se la aggiudicasse la concorrenza. Poi, nel 1993, a separazione avvenuta, liberi tutti: il Tampongate divenne pubblico.

Filippo di Edimburgo e Penny

A far infuriare gli inglesi è l’allusione alla presunta liaison tra Penny Knatchbull, la contessa Mountbatten di Birmania e Filippo d’Edimburgo. Non è un mistero che il duca abbia sempre amato e cercato la compagnia delle donne ma la stampa non ha mai trovato nessuna prova, nessuna foto che documentasse delle relazioni clandestine di Filippo. Penny è la moglie del figlioccio del duca Norton Knatchbull, nipote di Louis Mountbatten, zio dello stesso Filippo. Innegabile che tra i due sia esistito un legame nato per passioni comuni, come quello per le gare di trotto o per il ballo. La contessa conquistò la fiducia dei reali ed era spesso ospite della coppia reale nel weekend ed era sicuramente intima del principe, che si potrebbe quasi definire il suo migliore amico.

Chi ha conosciuto personalmente sia Filippo, sia Penny Knutchbull, ha trovato questa allusione vergognosa e crudele. «Questa cosa è davvero sgradevole, francamente, pura e crudele spazzatura» ha commentato indignato Dickie Arbiter, ex responsabile stampa di Elisabetta II. «La verità è che Penny era un’amica di vecchissima data sia della Regina sia del Duca di Edimburgo. Era amica di tutta la famiglia».


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