Cronaca

Alessia Pifferi, una lettera dal carcere: “Vorrei tornare indietro e riavere la mia bimba”

Alessia Pifferi, la 37enne reclusa a San Vittore, dopo aver abbandonato in casa sua figlia Diana di 18 mesi, ricorda la sua vita passata in una lettera trasmessa in diretta durante il programma Quarto Grado.

Alessia Pifferi in una lettera dal carcere ricorda la figlia Diana

In una lettera trasmessa in diretta a Quarto Grado Alessia Pifferi racconta di sé e del suo matrimonio (“Eravamo una famiglia normale, abbiamo cercato di avere dei figli ma non sono arrivati”). E poi: “Vorrei poter tornare indietro a quel giorno, e non uscire di casa lasciando Diana”.

La ricerca di un figlio insieme

“Ricordo che il matrimonio è stato molto bello. Mi sono spostata in municipio a Palermo, in chiesa a Milano, a Ponte Lambro. In Sicilia ero vestita con l’abito da sposa prestato da mia sorella, invece quello di Milano l’ho comprato io risparmiando. Siamo stati una famiglia normale. Abbiamo cercato di avere un figlio, che non è mai arrivato“.

La lettera a Zona Bianca

“Sono quasi cinquanta giorni che mi trovo in carcere e mi sembra di vivere una realtà parallela”. Inizia così la lettera che Alessia Pifferi, la 37enne arrestata a Milano per aver fatto morire di stenti la figlia di un anno e mezzo, ha inviato a “Zona Bianca”, parlando delle proprie sensazioni e ringraziando Giuseppe Brindisi per aver trattato il suo caso.

“Quando guardavo le trasmissioni che si occupano di delitti, mi chiedevo cosa sentisse chi vi era coinvolto. Adesso che mi trovo anch’io in questa situazione, sento la perdita di quello che era il mio mondo”, fa sapere la donna. “Mia figlia non c’è più, ho perso tutti”.

“I figli sono un intralcio alla vita da star”

Nelle chat analizzate dagli inquirenti, la 37enne reclusa nel carcere di San Vittore immaginava una “bella vita senza figli”, in quanto questi ultimi venivano considerati come un “intralcio alle speranze”.

Come riportato da Il Giorno, nelle chat la Pifferi si diceva sollevata dalla fine del rapporto con l’ormai ex marito Francesco. perché aveva finalmente conosciuto “l‘uomo giusto”, ovvero il compagno da cui è andata una settimana a Leffe lasciando la piccola Diana a casa da sola. Nei discorsi analizzati dagli investigatori, la Pifferi ribadisce spesso di volere una vita “bella come quelle che si vedono in televisione”, con tanto di autista per raggiungere la Bergamasca e abiti che strappassero più di uno sguardo per strada. I pubblici ministeri che indagano sulla morte della piccola Diana spiegano che dalle corrispondenze emerge una “chiara e lucida strategia complessiva di vita che ha guidato tante sue ultime scelte”.

Lei però, in questa lettera, torna sulla vicenda e nega. “Io ho semplicemente detto che era molto più difficile la vita con un figlio piccolo. Ancor più essendo una ragazza madre. Sia prima di essere in carcere che da quando mi trovo a San Vittore, ho sempre fatto sogni normali che riguardano la vita di tutti i giorni, che riguardano le cose di casa o Diana”.

Il padre biologico di Diana Pifferi

E, sulla questione dell‘identità del padre biologico di Diana. “Non mi sento di esprimere nulla, perché sono fatti così delicati che potrei parlarne solo privatamente a lui”. E conclude. “So solo che vorrei poter tornare indietro, a quel giorno, per non uscire e riavere la mia bambina”.

Alessia PifferiMilano