Cosa sono i missili termobarici, e come funzionano? L’esercito russo dispone di carrarmati T-72 modificati per il lancio di razzi termobarici, armi che uccidono in modo atroce. Le chiamano bombe a vuoto, bombe ad implosione o anche termobariche. È una particolare tipologia di arma che la Russia, sostiene l’Ucraina, sta utilizzando per la sua invasione. Queste bombe aspirano ossigeno dall’aria circostante per generare un’esplosione ad alta temperatura. Ecco come funzionano.
Cosa sono e come funzionano i missili termobarici
Conosciuta anche come bomba a vuoto o bomba a aerosol, un’arma termobarica è una tipologia di “esplosivo carburante-aria” (FAE, acronimo di fuel–air explosive) che sfrutta l’ossigeno di un ambiente per generare una detonazione ad altissime temperatura ed energia. Il nome deriva dalla fusione dei termini greci “thermos” (caldo) e “baros” (pressione). In parole semplici, l’ordigno libera una nuvola di combustibile e assorbe tutto l’ossigeno presente, anche quello all’interno dei polmoni, che restano orribilmente lacerati. Successivamente esplode generando una palla di fuoco e una potentissima onda d’urto, molto più energetica e duratura di quella prodotta da un ordigno convenzionale di pari “portata”.
L’esplosione è talmente violenta che il corpo delle persone che si trovano nei pressi del dispositivo viene letteralmente vaporizzato. Come spiegato da Human Right Watch, un tipico ordigno termobarico si compone di un contenitore con all’interno il combustibile – che può essere composto da metalli in polvere come alluminio o magnesio, materiali organici o nanocombustibili – e da due cariche esplosive separate. La prima carica disperde la nuvola infiammabile nell’ambiente, determinando reazione con l’ossigeno, la seconda detonazione “accende” la nube generando la devastante onda d’urto.
A causa del meccanismo di funzionamento si tratta di armi letali negli ambienti chiusi, come edifici, bunker, trincee, tunnel e grotte. Non a caso sono state utilizzate dall’esercito americano per distruggere le fortezze dei talebani nel cuore delle montagne, durante la lunga Guerra in Afghanistan scaturita dagli attentati dell’11 settembre 2001. Benché i tentativi di sviluppare gli ordigni FAE iniziarono durante la Seconda Guerra Mondiale ad opera dei tedeschi, i primi dispositivi furono sviluppati e utilizzati nella Guerra del Vietnam da parte degli Stati Uniti. Sono stati impiegati anche durante la guerra tra l’ex Unione Sovietica e l’Afghanistan. La Russia oggi dispone di armi termobariche di terza generazione, che come riportato dall’Interfax sono state utilizzate anche nel recente conflitto in Cecenia.
Come uccide un’arma termobarica
L’agghiacciante spiegazione delle lesioni mortali provocate da un’arma termobarica è stata riportata in un rapporto di Human Rights Watch, che cita uno studio della US Defense Intelligence Agency. Il meccanismo di uccisione contro bersagli viventi viene definito come unico e spiacevole. “Ciò che uccide è l’onda di pressione e, cosa più importante, la susseguente rarefazione (il vuoto), che rompe i polmoni. Se il carburante deflagra ma non esplode, le vittime resteranno gravemente ustionate e probabilmente inaleranno anche il carburante in fiamme”, si legge nel documento. Si aggiunge inoltre che, poiché i principali combustibili delle armi termobariche sono composti altamente tossici, come l’ossido di etilene e l’ossido di propilene, dovrebbe risultare letale per reazione chimica anche la sola inalazione della nube sprigionata dal dispositivo.
L’esplosione, come detto, genera un’onda d’urto violentissima che vaporizza chi si trova nei pressi dell’ordigno; le persone più distanti possono restare uccise dall’impatto contro oggetti o pareti delle aree coinvolte, mentre per chi si trova ai margini sono ritenute probabili orrende lesioni interne.
Fra quelle citate dall’agenzia statunitense ci sono rottura dei timpani, gravi commozioni cerebrali, schiacciamento degli organi dell’orecchio, rottura degli organi interni e cecità. A rendere il tutto ancor più agghiacciante il fatto che “le onde d’urto e di pressione causano danni minimi al tessuto cerebrale”, pertanto, secondo l’agenzia americana, “è possibile che le vittime delle FAE non vengano rese incoscienti dall’esplosione, ma che soffrano invece per diversi secondi o minuti mentre soffocano”. In un’intervista al Guardian il dottor Marcus Hellyer, analista senior presso l’Australian Strategic Policy Institute, ha affermato che le armi termobariche “non sono illegali anche se i loro effetti possono essere piuttosto orribili”.
Teme che col prosieguo della guerra i russi possano utilizzarle nelle aree urbane edificate. Al momento, comunque, come spiegato dalla Reuters non c’è ancora una prova indipendente dell’uso di questi terrificanti strumenti di morte nella guerra in Ucraina.