“Restiamo a casa”. Era il 9 marzo 2020 quando l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si presentò in diretta televisiva per annunciare il primo lockdown nazionale in Italia. L’improvviso e rapido aumento dei contagi da Covid-19 costrinse il governo ad adottare misure drastiche, tra cui la chiusura totale del Paese e l’inasprimento delle restrizioni, inizialmente applicate solo alla zona rossa in Lombardia.
Le immagini surreali degli assalti ai treni, con migliaia di persone che cercavano di tornare a casa, segnarono un punto di non ritorno. Da quel momento sono passati cinque anni, con quasi 27 milioni di contagi e 198.000 morti.
Covid, cinque anni fa il primo lockdown in Italia
Nel corso del tempo, sono state introdotte numerose novità, come l’abolizione delle multe per i cosiddetti “no-vax” e l’adozione di un nuovo piano pandemico che ha eliminato l’uso dei Dpcm. Inoltre, a febbraio 2024, è stata istituita una commissione d’inchiesta per esaminare la gestione dell’emergenza sanitaria.
Cinque anni fa, l’Italia cadde nel silenzio: le strade vuote, le uniche passeggiate permesse erano quelle con il cane intorno a casa, insieme all’attività sportiva. Ad inizio 2020, una coppia cinese venne ricoverata all’ospedale Spallanzani di Roma, che divenne per mesi un punto di riferimento per la cura e la ricerca. Solo più tardi si scoprì che il virus era già in circolazione nel Paese e si stava diffondendo rapidamente. La data che segnò l’inizio della tragedia fu il 21 febbraio 2020, quando si registrò il primo decesso italiano: Adriano Trevisan, 78 anni, residente a Vo’ Euganeo, morto all’ospedale di Schiavonia, in provincia di Padova.
Il “paziente numero 1” fu identificato in Mattia Maestri, 38enne di Codogno, e i suoi movimenti vennero analizzati minuto per minuto. La zona rossa fu istituita in 11 comuni tra Lombardia e Veneto. Il 9 marzo 2020, Giuseppe Conte annunciò il provvedimento che avrebbe sancito la chiusura totale del Paese: “Non ci sarà più una zona rossa, non ci saranno più le zone uno e due della Penisola, ci sarà l’Italia zona protetta”, disse.
Le conseguenze
Le città italiane divennero deserte, le piazze vuote e dai balconi spuntavano striscioni con scritto “Andrà tutto bene“. Bergamo, una delle province più colpite dalla pandemia, divenne simbolo della tragedia. La curva dei contagi iniziò lentamente a scendere, e dopo diverse riaperture e alleggerimenti delle restrizioni, il 27 dicembre 2020 arrivò il “Vaccine Day”, segnato dalle immagini di persone che sollevavano le dita a formare il simbolo della vittoria. Con l’arrivo dei vaccini, si diffusero anche i Green Pass, suscitando le proteste dei “no-vax” contro l’obbligo di vaccinazione.
Il 31 marzo 2022, l’Italia dichiarò la fine dello stato di emergenza, e un anno dopo, il 5 maggio 2023, la stessa decisione fu presa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il 14 febbraio 2024, il Parlamento italiano istituì una commissione d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria, che ha svolto 24 sedute e ascoltato numerosi esperti e associazioni. Tra i convocati c’è stato anche l’ex commissario straordinario Domenico Arcuri, coinvolto nell’inchiesta sulla fornitura di mascherine dalla Cina, indagine che recentemente lo ha visto assolto.
Il 25 gennaio 2024 è stato introdotto un decreto che ha abolito le multe per l’inosservanza dell’obbligo vaccinale. Inoltre, il nuovo piano pandemico elaborato dal governo Meloni prevede la possibilità di adottare restrizioni alla libertà personale solo in situazioni eccezionali, senza ricorrere ai Dpcm.