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Covid, Gimbe: “Senza azioni immediate servirà un mese di lockdown nazionale”

L’epidemia è fuori controllo, senza chiusure locali immediate servirà un mese di lockdown nazionale, scrive il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, commentando gli esiti del monitoraggio effettuato dal 21 al 27 ottobre.

Coronavirus, Fondazione Gimbe: “Epidemia fuori controllo”

Numeri, dati ed evidenze scientifiche – si sottolinea nel report – dimostrano che le restrizioni disposte con gli ultimi Dpcm – tre in poco più di dieci giorni – firmati dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sono “insufficienti e tardive” è che i valori dell’indice di trasmissione Rt sottostimano “ampiamente” la velocità con cui si diffonde il virus

Rifacendosi allo studio dell’Università di Edimburgo sull’impatto delle misure di contenimento sull’Rt in 131 Paesi, pubblicato su “Lancet Infectious Diseases” dal quale si evince che gli effetti “non sono affatto immediati”, dalla Fondazione bolognese fanno notare che “per dimezzare il valore di Rt servono 28 giorni di lockdown totale, tempi che – puntualizza Renata Gili, responsabile della Ricerca sui Servizi Sanitari di “Gimbe” – in Italia potrebbero dilatarsi ulteriormente per il ritardo sempre maggiore nella notifica dei casi”.

Considerato che le misure introdotte con l’ultimo Dpcm includono divieto di eventi pubblici e assembramenti, invito allo smart working e didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado per almeno al 75% delle attività, è possibile stimare a 14 giorni una riduzione del valore di Rt di circa il 20-25%, dunque “totalmente insufficiente per piegare la curva dei contagi e arginare il sovraccarico degli ospedali”. Fronte, quest’ultimo, sul quale negli ultimi sette giorni si contano un aumento di ricoveri, ordinari e nelle terapie intensive.

Incremento esponenziale nel trend

I numeri confermano l’incremento esponenziale nel trend dei nuovi casi (130.329 da 68.982), in parte per l’aumento dei casi testati (722.570 da 630.929), ma soprattutto per il netto incremento del rapporto positivi/casi testati (18% da 10,9%). Crescono di oltre 112.000 i positivi (255.090 da 142.739) e, sul fronte degli ospedali, si rileva un costante aumento dei pazienti ricoverati con sintomi (13.955 da 8.454) e in terapia intensiva (1.411 da 870).

Più che raddoppiati i decessi (995 da 459). Il numero dei tamponi totali cresce di 147.423 (+14,4%). Dati che, puntualizza Cartabellotta, “documentano il crollo definitivo dell’argine territoriale del testing and tracing, confermano un incremento di oltre il 60% dei pazienti ricoverati con sintomi e in terapia intensiva e fanno registrare un raddoppio dei decessi”.

Di qui la necessità di “chiusure immediate in alcune aree del Paese per arginare il contagio diffuso e ridurre la pressione sugli ospedali”. I principali indicatori peggiorano in tutte le Regioni e “preoccupano i trend esponenziali con cui aumentano i pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva, con un tempo di raddoppiamento di circa 10 giorni da 3settimane consecutive”.

Enrico Bucci

Secondo Enrico Bucci, professore aggiunto SHRO, Temple University“mantenendo questi trend di crescita, all’8 novembre si stimano 31.400 (IC 95%: 30.000-33.000) ricoverati con sintomi e 3.310 (IC 95%: 3.200-3.400) in terapia intensiva; numeri che potrebbero ridursi per l’eccesso di letalità da sovraccarico ospedaliero”. Superando il limite del 30% dei posti letto occupati da pazienti Covid, dopo la cancellazione di interventi chirurgici programmati e prestazioni sanitarie differibili, si assisterà inevitabilmente all’incremento della mortalità, non solo legata al Covid.

Né – si evince dai rilievi effettuati dalla Fondazione – serviranno a molto le restrizioni disposte da Governo e Regioni, il cui effetto sulla flessione della curva dei contagi “sarà minimo, sia perché le misure non sono state “tarate” su modelli predittivi a 2 settimane, sia perché le blande misure dei primi due DPCM sono già state neutralizzate dalla crescita esponenziale della curva epidemica”, spiega Cartabellotta, sottolineando che l’indice Rt oggi sottostima ampiamente la velocità di diffusione del virus perché, oltre ad essere calcolato solo sui casi sintomatici (circa 1/3 del totale dei contagiati), si basa su dati relativi a due settimane prima e pubblicati dopo circa 10 giorni”.

In altre parole, “le decisioni vengono prese sulla base di un Rt che riflette contagi di circa un mese fa“. Secondo quanto pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità il 23 ottobre, infatti, l’indice Rt medio di 1,50 (IC 95%: 1,09-1,75) è calcolato al 20 ottobre su dati riferiti al periodo compreso tra il primo e il 14 ottobre.

Scrive Cartabellotta

La conclusione è che oggi “l’epidemia è già fuori controllo in diverse aree del Paese da oltre 3 settimane” e “senza immediate chiusure in tutte le zone più a rischio serviranno a breve almeno 4 settimane di lockdown nazionale per abbattere la curva dei contagi e permettere di assistere i pazienti in ospedale” per evitare, considerando che abbiamo davanti l’inverno e la stagione influenzale, “una catastrofe sanitaria peggiore della prima ondata”.

Fonte: Huffington Post


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