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Il Covid può ridurre il volume la materia grigia nel cervello: uno studio italo-americano lo dimostra

La malattia da Covid 19, nei pazienti che che sperimentano febbre o carenza di ossigeno, può ridurre la materia grigia nella regione frontale-temporale del cervello, con diverse conseguenze. A dimostrarlo è un nuovo studio dell’Università Statale della Georgia, in collaborazione con l’Università di Brescia, ha dimostrato l’infezione da SARS-CoV-2 può avere un impatto anche sulla struttura del cervello, alterando le dimensioni di alcune determinate aree.

Materia grigia ridotta nei pazienti affetti da Covid

A determinare che il Covid può anche alterare il volume del cervello è stato un team di ricerca italo-americano guidato da scienziati del Georgia Institute of Technology e del Tri-Institutional Center for Translational Research in Neuroimaging and Data Science (TreNDS) dell’Università Statale della Georgia, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Stroke Unit – Azienda Socio Sanitaria Territoriale Spedali Civili di Brescia e di vari dipartimenti dell’Università di Brescia.

Gli scienziati, coordinati dal professor Kuaikuai Duan, docente presso il Dipartimento di Ingegneria elettrica e Informatica dell’ateneo di Atlanta, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a confronto scansioni cerebrali di pazienti Covid con quelle di una coorte di controllo, abbinata per per età, sesso e altre condizioni di salute.

Lo studio

Il professor Duan e colleghi hanno coinvolto in tutto 120 pazienti, 58 affetti da COVID-19 severa e 62 non infettati. Per tutti erano disponibili le scansioni basate sulla tomografia computerizzata (TC) del cervello, che hanno permesso di condurre raffinate indagini morfometriche. Incrociando i dati, è emerso che i pazienti con il maggior grado di disabilità presentavano un volume inferiore della materia grigia “nella circonvoluzione frontale superiore, mediale e media”, scrivono gli esperti in un comunicato stampa. Tale alterazione era visibile sia al momento delle dimissioni dall’ospedale che a sei mesi di distanza.

Anche i pazienti che erano stati sottoposti a ossigenoterapia presentavano una riduzione significativa di questa regione cerebrale, mentre quelli che avevano manifestato febbre hanno sviluppato “una significativa riduzione del volume della materia grigia nel giro temporale inferiore e medio e nel giro fusiforme” rispetto a quelli senza febbre. Alla luce di questi risultati, gli autori dello studio ritengono che la febbre e l’ipossia causate dalla COVID-19 possano ridurre il volume della materia grigia del cervello.

Una riduzione della materia grigia evidente

Studi precedenti hanno esaminato il modo in cui il cervello viene influenzato dalla COVID-19 utilizzando un approccio univariato, ma il nostro è il primo a utilizzare un approccio multivariato basato sui dati per collegare questi cambiamenti a caratteristiche specifiche della COVID-19 (ad esempio febbre e mancanza di ossigeno) e al risultato (livello di disabilità)“, ha affermato il professor Duan. La riduzione del volume della materia grigia era evidente anche nei pazienti che presentavano agitazione rispetto a quelli che non la manifestavano; poiché la Covid 19 può determinare anche alterazioni nell’umore, oltre che veri e propri disturbi cognitivi, gli esperti ritengono che tali sintomi possano essere correlati anche alle alterazioni nella regione frontale dell’encefalo.

È stato dimostrato che una riduzione della materia grigia è presente anche in altri disturbi dell’umore come la schizofrenia ed è probabilmente correlata al modo in cui la materia grigia influenza la funzione dei neuroni“, ha spiegato il professor Vince Calhoun, coautore dello studio e direttore del TreNDS. I dettagli della ricerca “Alterations of frontal-temporal gray matter volume associate with clinical measures of older adults with COVID-19” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Neurobiology of Stress.


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