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Covid, vertice tra governo e Regioni: i parametri per definire le zone non cambieranno fino al 3 dicembre

I 21 parametri che attribuiscono alle Regioni la collocazione nella zona gialla, arancione o rossa non cambieranno fino al 3 dicembre, con la scadenza del Dpcm attualmente in vigore. Questo è quanto deciso durante il vertice tra governo e Regioni sull’emergenza coronavirus. Sarà un tavolo tecnico tra governatori, Istituto superiore di Sanità e ministero della Salute a valutare eventuali modifiche da inserire nel nuovo provvedimento.

Covid, vertice tra governo e Regioni: le zone non cambieranno fino al 3 dicembre

Il pressing delle Regioni che da giorni chiedono di “semplificare” i criteri si chiude quindi con una tregua di due settimane, con la conseguenza che il monitoraggio delle prossime ore seguirà lo schema utilizzato finora e potrebbe determinare il passaggio alla zona rossa di Puglia, Basilicata, Sicilia e Abruzzo, che di fatto già lo è per decisione del presidente Marsilio.

“Non escludo che possano esserci altre regioni rosse”, conferma il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. In bilico restano Emilia Romagna e Liguria, anche se per il governatore Toti sarebbe “ingiustificabile” un inasprimento delle misure nella sua Regione.

Via libera ai ristori

Il governo ‘concede’ però due aperture ai governatori: un “coordinamento politico” per il prossimo Dpcm – che in sostanza significa decidiamo insieme le regole per Natale – e, soprattutto, la possibilità di chiedere i ristori per le categorie colpite dai provvedimenti anche se sono i presidenti e non il governo, d’intesa con il ministro della Salute, a decidere le misure restrittive. “Una riunione proficua” ha commentato non a caso il presidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti.

Conte: “Rendere i parametri più trasparenti”

“Non va sottovalutata la serietà della situazione, la pressione sugli ospedali” è ancora “molto alta e non si può assolutamente scambiare qualche primissimo e ancora insufficiente segnale in uno scampato pericolo”, dice il ministro Speranza.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, difendendo il metodo scelto, ha però ammesso la necessità di “fare di più” e “rendere ancora più chiari e trasparenti i parametri”. Chiarezza chiesta anche dal presidente dell’Anci Antonio De Caro all’assemblea dei comuni. Di qui la decisione di istituire un tavolo tecnico che entro fine novembre dovrà individuare una soluzione che non metta in discussione la scelta dei parametri e allo stesso tempo semplifichi il processo.

La questione Natale

L’altra questione principale della riunione tra governo e Regioni è stato il nuovo Dpcm, quello che dovrebbe dare le indicazioni per il periodo natalizio. Dal premier ai ministri fino agli scienziati, tutti continuano a ripetere che non sarà un Natale come gli altri e che, seppur con qualche inevitabile concessione, non sarà certo un liberi tutti.

“Dobbiamo predisporci ad un Natale più sobrio: veglioni, festeggiamenti, baci e abbracci non è possibile – ha ripetuto anche oggi Conte -. Una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva”.

L’ipotesi di un nuovo Dpcm per le festività

Qualche apertura però ci sarà, come conferma lo stesso premier, per consentire alle famiglie di stare insieme e soprattutto per non affossare ulteriormente l’intero commercio e il turismo. La linea da seguire verrà decisa nei prossimi giorni, anche confidando sul fatto che le misure prese a partire dal 24 ottobre frenino la diffusione del virus.

Una delle ipotesi sul tavolo è quella di un ‘Dpcm ponte’ per il periodo natalizio che sospenda l’automatismo delle fasce, allenti il coprifuoco nazionale, consenta l’apertura serale di bar e ristoranti e lo spostamento anche tra le regioni ‘rosse’ e ‘arancioni’ per raggiungere i parenti più stretti, allunghi l’orario dei negozi, preveda un nuovo protocollo per le messe e le cerimonie religiose, indichi i divieti per la notte di capodanno, compreso lo stop a qualsiasi assembramento nelle piazze.

Fonte: Tgcom24


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