Un mercato che vive di alti e bassi ma che negli ultimi periodi sta riprendendo quota. Si parla di criptovalute, monete virtuali, che hanno nel Bitcoin il proprio alfiere ma che vedono comunque tante altre valute schierate.
È il caso di Tron, che proprio di recente ha certificato ufficialmente il superamento della soglia dei 4mln di utenti per la sua piattaforma e che può vantare una partnership con il colosso sudcoreano Samsung.
Attualmente è quella con la crescita più evidente pur restando all’undicesimo posto tra le criptovalute a maggior capitalizzazione, come si può leggere sul portale Criptovalute24.
Un mondo che si sta iniziando ad aprire anche grazie alla regolamentazione da parte dei governi dei principali paesi mondiali; ultima un ordine di tempo, la Cina.
Cosa sta accadendo in Cina
Cosa sta succedendo nel colosso asiatico? Accade che Pechino sta valutando seriamente di mettere a punto la sua criptovaluta di Stato, e sarebbe la prima al mondo. Lo sviluppo della blockchain è caldeggiata dallo stesso presidente Xi Jinping.
È stato proprio il presidente cinese ad affermare che il suo paese dovrebbe “cogliere l’opportunità”, con riferimento all’ipotesi si aprire all’uso delle monete virtuali. E non a caso a seguito di questa sua dichiarazione, i valori del Bitcoin sono saliti alle stelle, anche se per breve tempo, toccando la quota di 10mila dollari di valutazione.
In sostanza quella cinese potrebbe essere la prima banca al mondo ad introdurre una moneta digitale statale. Un modo per aprirsi ai mercati ma anche per governare il fenomeno.
Differenza con le criptovalute tradizionali
Non a caso si parla di questa eventuale moneta di stato come un qualcosa di profondamente differente rispetto al Bitcoin, criptovaluta per eccellenza, ed anche a Libra, la moneta virtuale che Facebook sta cercando a fatica di lanciare.
Perché in questi ultimi casi si tratta, come dallo stesso governo cinese hanno fatto sapere, di realtà che tentano di sfidare la valuta sovrana, prodotti finanziari costruiti per essere monete decentralizzate basate sulla blockchain e che non fanno quindi parte della moneta statale.
Ecco allora che si comprende meglio la mossa del governo cinese, che andrebbe a creare una moneta virtuale tutta sua per potere così tenerla sotto controllo; il tutto partendo dalla presa di coscienza che l’argomento è ormai di fortissimo interesse, impossibile da arginare, e che non si può più fare finta di niente.