Economia

La crisi dei chip si abbatte su Apple: slitta la produzione dei nuovi iPad e MacBook

La crisi dei chip colpisce anche un gigante dell’informatica come Apple. Secondo quanto scrive il Nikkei Asia, anche la produzione di alcuni dei modelli della compagnia fondata da Steve Jobs, i MacBook e gli iPad, è stata rimandata.
La carenza di chip a livello globale, che ha già fatto rivedere al ribasso le stime di produzione di alcune case automobilistiche, ha causato ritardi in alcune delle fasi chiave di collocazione dei componenti stampati prima dell’assemblaggio finale dei MacBook, mentre per quanto riguarda gli iPad il problema si è posto a causa della carenza di semiconduttori destinati ai sofisticati display.

Crisi dei chip su Apple: slittano i nuovi iPad e MacBook

Apple, a causa di questo rallentamento, ha respinto una serie di altri componenti ordinati per i due device dalla prima metà alla seconda metà dell’anno, hanno detto a Nikkei Asia fonti industriali a Taiwan, segno che la crisi dei chip sta portando a una rimodulazione della produzione. La compagnia americana, che ha una grande esperienza nella gestione della sua catena di forniture, finora ha evitato ritardi per il prodotto di punta, l’iPhone. La carenza di chip provocata da diversi fattori che vanno dall’improvviso eccesso di domanda in periodo pandemico, dalla guerra commerciale Usa-Cina e da una serie di incidenti e disastri che hanno colpito centri produttivi, sta tracimando dal settore dell’auto a quello dell’elettronica di consumo.

Il rivale di Apple, la sudcoreana Samsung, ha confermato di avere dei problemi di fronte da risolvere sulle forniture. Apple vende ogni anno circa 200 milioni di iPhone, 20 milioni di MacBook, 19 milioni di iPad e oltre 70 milioni di AirPod. Questo ne fa una grande potenza tra i clienti dei fornitori di componenti, in particolare di semiconduttori, con un grande potere in sede di trattativa.

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Cos’è un microchip

Il microchip è “un circuito integrato (IC, dall’inglese integrated circuit), in elettronica digitale, è un circuito elettronico miniaturizzato dove i vari transistori sono stati formati tutti nello stesso istante grazie a un unico processo fisico-chimico.Un chip (lett. “pezzetto”) è il componente elettronico composto da una minuscola piastrina del wafer di silicio (die), a partire dalla quale viene costruito il circuito integrato; in pratica, il chip è il supporto che contiene gli elementi (attivi o passivi) che costituiscono il circuito. A volte si utilizza il termine chip per indicare complessivamente l’integrato.Il circuito integrato è adibito, sotto forma di rete logica digitale o analogica, a funzionalità di processamento o elaborazione di ingressi espressi sotto forma di segnali elettrici, al fine di ottenere dati in uscita. L’ideazione del circuito integrato si deve a Jack St. Clair Kilby, che nel 1958 ne costruì il primo esemplare composto da circa dieci componenti elementari, per il quale vinse il premio Nobel per la Fisica nel 2000″, si legge su Wikipedia.

La crisi delle materie prime

La Cina è ripartita, ed è ripartita molto forte. La richiesta di materie prime è elevatissima in Asia. Ad esempio la bauxite, che serve alla lavorazione dell’acciaio. La Cina ne è ricchissima. Ha diversi giacimenti. Prima esportava un po’ in tutto il mondo. Ora tiene tutto in patria perché c’è forte richiesta”. Un problema quello della produzione dei microchip che coinvolgerà anche aziende italiane del settore come la StMicroelectronics (colosso dei semiconduttori con sede in Brianza) che “sta avendo ordini enormi dall’Asia proprio per la produzione di microchip il settore dell’automotive”.

Decine di fabbriche ferme

E’ dei giorni scorsi la notizia che Subaru chiudera’ il suo stabilimento di Yajima, in Giappone, a causa delle difficolta’ nell’approvigionamento di microchip, necessari alla produzione di auto. Lo ha fatto sapere la societa’ giapponese in una nota dove spiega che il polo produttivo della citta’ nella prefettura dei Gunma dovra’ fermarsi tra il 10 e il 27 aprile perche’ mancano chip per la produzione di circa 10.000 veicoli.

La produzione di auto riprendera’ dal 10 maggio, ha fatto sapere la societa’. La scarsita’ di semiconduttori e’ un problema sempre piu’ urgente nella produzione di beni a livello mondiale. Secondo un’analisi Deloitte solo nella produzione di auto l’elettronica rappresenta oggi il 40% del valore di un veicolo. Infuria  dunque la “crisi” dei chip che sta mettendo a serio rischio la capacita’ dei comparti produttivi, in primis il settore automotive, di cavalcare l’onda della ripresa economica, dopo lo scoppio della pandemia di Covid-19. L’industria automobilistica statunitense e non solo (compresi marchi come Volkswagen, Ford e General Motors) ha a piu’ riprese esortato il governo a intervenire vista la carenza globale di semiconduttori che potrebbe provocare solo negli Stati Uniti 1,28 milioni di veicoli consegnati in meno quest’anno e interrompere la produzione per altri sei mesi.

Volano i produttori di chip
Contemporaneamente, le societa’ produttrici di chip stanno registrando ordini record per il primo trimestre, con una domanda in aumento che ha contribuito a piu’ che raddoppiare gli utili registrati nel trimestre precedente. Ad esempio il marchio olandese Besi, che produce attrezzature per i produttori di chip, ha riportato ordini record a 327 milioni di euro in crescita del 108% rispetto al trimestre precedente e del 176% rispetto allo stesso trimestre del 2020.
La domanda e’ stata particolarmente forte per le applicazioni di fascia alta degli smartphone legate ai prodotti 5G, ma anche per le applicazioni automobilistiche e i dispositivi logici utilizzati nell’intelligenza artificiale e nei data center. Insomma, le case automobilistiche competono contro la tentacolare industria dell’elettronica di consumo: la carenza globale di microchip e semiconduttori – i chip sono in pratica i sistemi nervosi che controllano i dispositivi elettronici – sta rallentando infatti la loro capacita’ di realizzare nuovi prodotti nel 2021.