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Crisi di Governo, Conte valuta ipotesi dimissioni e reincarico

Crisi di Governo: il premier Giuseppe Conte valuta l’ipotesi delle dimissioni. Le comunicazioni sulla Giustizia del ministro Bonafede potrebbero far andare l’esecutivo in minoranza.

Crisi di Governo, Conte valuta l’ipotesi di dimissioni

Il presidente del Consiglio, come riporta anche “Sky Tg 24”, potrebbe valutare l’ipotesi di ritirarsi prima, per puntare alla formazione di una nuova maggioranza prima di incassare il voto. Tra le strade possibili, anche un dialogo con Forza Italia.

Domani Conte potrebbe salire al Colle

Già domani il premier Conte potrebbe salire al Colle, perché se Bonafede dovesse essere bocciato a palazzo Madama, Conte sarebbe comunque costretto a dimettersi e a quel punto sarebbe più difficile ricevere un nuovo incarico.

Le dimissioni anticipate potrebbero invece portare, dopo un giro di consultazioni per ristabilire una maggioranza più forte, a un Conte ter.

La nuova maggioranza

Per un nuovo Governo Conte sarà necessario dovrà riuscire a presentarsi da Mattarella con in tasca un accordo politico che coinvolga la maggioranza attuale e il sostegno da qualche altro partito o, come vorrebbe Conte, di un nuovo gruppo che si costituisca in Parlamento.

Il nuovo esecutivo dovrà garantire una tenuta a lungo termine che permetta di affrontare la gestione del recovery plan e l’elezione del prossimo presidente della Repubblica.

Esecutivo “Ursula Von der Leyen”

Tra chi potrebbe dare i voti che servono alla maggioranza c’è ancora una volta Matteo Renzi e qualcuno nel Pd chiede di continuare a considerare questa strada. Ma Di Maio non sembrerebbe disposto a riaprire il dialogo con chi ha determinato questa crisi: “Tra Conte e Renzi – ha detto il ministro degli Esteri – scegliamo Conte”.

L’alternativa allora sarebbe un governo istituzionale con Forza Italia per formare un esecutivo sostenuto dalla stessa maggioranza che al Parlamento europeo ha votato a favore della presidente della Commissione Ursula Von der Leyen: Pd, M5s e Ppe. Una formazione che al Senato potrebbe contare su una solida maggioranza da 220 voti.


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