Cronaca

Crollo della Funivia del Mottarone: al via il processo per la strage

Si apre nella mattinata odierna, 17 gennaio, il processo per il crollo della Funivia del Mottarone avvenuto il 23 maggio del 2021. Nella strage morirono 14 persone, tra cui un bimbo di 5 anni.

Crollo della Funivia del Mottarone: oggi al via il processo

Si apre nella mattinata di oggi, mercoledì 17 gennaio, il processo per la strage della Funivia del Mottarone avvenuta il 23 maggio del 2021. Dopo quasi tre anni, questa mattina ci sarà l’udienza preliminare nell’aula allestita nell’auditorium della Casa della Resistenza di Fondotoce. Si ripercorranno le tappe del tragico incidente che ha portato alla morte 14 persone. Quel giorno l’attività dell’impianto del Mottarone era ripresa da un mese dopo la chiusura per la pandemia.

Tanti erano i turisti a bordo e attrettanti in attesa di salire sulla funivia ma la cabina numero 3, tornata indietro a pochi metri dal traguardo, appesa al cavo portante va a sbattere contro uno dei piloni del tracciato e precipita al suolo in una zona boschiva lontana da strade carrabili con la fune che si spezza causando la morte di 14 persone.

Nessun controllo

Sul posto arrivarono i soccorsi che dichiararono inizialmente la morte di sei persone. Poi il bilancio si aggrava ad 8 e poi a 10 vittime. Il bilancio si assesta sui 13 morti, con due bimbi in gravissime condizioni in ospedale. Uno dei due è poi morto in serata, mentre l’altro piccolo ricoverato è sopravvissuto dopo giorni in coma.

Il procuratore ne dispose il sequestro per i dovuti accertamenti. Dalle prime verifiche emerge che la causa era dovuta al cavo traente che sembrava essersi spezzato di netto. A quel punto si procede per omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. A fronte di questa rottura però sarebbe dovuto entrare in sistema la funzione di emergenza che avrebbe potuto impedire il crollo della cabina. La cosa non avvenne a causaq del ‘forchettone’, un sistema che andava a disattivare l’inserimento automatico dei freni di emergenza. I dubbi sul sistema frenante impongono un approfondimento sulle misure di sicurezza e sulla manutenzione della Funivia, mentre il fascicolo della Procura di Verbania resta per il momento ancora contro ignoti.

Gli arresti

Il 26 maggio dello stesso anno vengono emesse tre ordinanze di fermo: il titolare della società di gestione della Funivia, Luigi Nerini, il direttore di esercizio Enrico Perocchio e del caposervizio Gabriele Tadini. Quest’ultimo durante l’interrogatorio ammise di aver inserito i forchettoni per evitare il ripetersi di blocchi nel sistema frenante che da tempo non funzionava.

Sei giorni dopo vengono scarcerati Nerini e Perocchio, rispettivamente gestore dell’impianto e direttore di esercizio. Per il caposervizio Tadini, invece, viene chiesto il regime dei domiciliari. La decisione suscita la reazione negativa dell’opinione pubblica e il 3 giugno il presidente del Tribunale ha difeso il gip Donatella Banci Bonamici dopo le polemiche nate in seguito alla decisione di non convalidare i fermi. Pochi giorni dopo, però, sempre il presidente del tribunale di Verbania riassegna il caso della Funivia al Gip titolare Elena Ceriotti, sollevando dall’incarico Banci Bonamici.

Le indagini però vanno avanti e gli indagati diventano 14. 12 sono persone fisiche, mentre le altre due sono società. A tutti loro vengono contestati i reati di omicidio colposo e lesioni colpose. Le due società vengono chiamate a rispondere amministrativamente per omicidio colposo e lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro. Alle persone fisiche viene inoltre contestato anche il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti

L’incidente probatorio

Il 22 luglio 2021 si apre l’incidente probatorio sul disastro della Funivia del Mottarone. Si stabiliscono quindi i primi passaggi delle perizie tecniche e viene fissata per il 16 dicembre l’udienza in cui saranno esposte le conclusioni dei periti, mentre il 28 luglio la questione della sostituzione del gip passa prima al Consiglio giudiziario di Torino e poi al Csm, che rileva irregolarità nei decreti per l’assegnazione del fascicolo di indagine a Verbania.

Inizia il 3 agosto dello stesso anno il processo di sopralluoghi dei periti e dei legali sul luogo dell’incidente che ha causato la morte di 14 persone.

Le vittime

Il bilancio dell’incidente si ferma a 14 morti, tra i quali un bimbo di 5 anni morto in ospedale. Il minore, ricoverato d’urgenza in ospedale insieme al piccolo Eitan, è morto poco dopo in reparto. Il secondo bimbo è invece sopravvissuto, diventando di fatto il “simbolo” della tragedia. Nello stesso incidente, sono morti Vittorio Zorloni ed Elisabetta Persanini, di 55 e 37 anni, genitori del bimbo di 5 anni morto in ospedale dopo il primo soccorso; Amit Biran, 30 anni, Tal Peleg, 26 anni e il piccolo Tom, di soli due anni. Morti anche Barbara Cohen Konisky, 71 anni e Itshask Cohen, di 82 anni, Mohammadreza Shahaisavandi, Serena Cosentino, Silvia Malnati, Alessandro Merlo, Angelo Vito Gasparro e Roberta Pistolato.

Il “simbolo” della tragedia resta il piccolo Eitan, che nello schianto ha perso l’intera famiglia e i bisnonni. Dopo essere uscito dall’ospedale Regina Margherita dove era stato ricoverato subito dopo lo schianto, ha trascorso diversi giorni tra fisioterapia e riabilitazione. Il piccolo era poi stato affidato alla zia paterna, che vive a Pavia. Il 1 settembre del 2021 il nonno di Eitan lo rapisce e lo porta fino a Lugano. Il piccolo viene imbarcato su un volo privato decollato per Tel Aviv. Il 12 settembre viene aperta un’indagine per sequestro di persona. A quel punto si apre il Israele il processo per decidere se il piccolo Eitan dovrà o meno tornare in Italia, dove lo aspetta la zia alla quale era stata affidato. Il piccolo Eitan rientra in Italia in via definitiva per stare con la zia.

Nuove tappe del processo per il crollo della Funivia del Mottarone

La Corte d’Appello di Torino accoglie il ricorso del procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi contro l’ordinanza del gip. Enrico Perocchio e Luigi Nerini, dunque, devono essere sottoposti almeno ai domiciliari, così come Gabriele Tadini, caposervizio della funivia, unico che allora fu sottoposto alla misura cautelare. Il provvedimento viene sospeso per il ricorso in Cassazione dei legali dei due indagati.

Gabriele Tadini viene invece scarcerato il 25 novembre. Tadini viene scarcerato per decorrenza dei termini massimi della carcerazione preventiva. Per avere una svolta in questo senso bisognerà aspettare l’aprile del 2022, quando la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Torino accogliendo il ricorso della Procura di Verbania, disponendo i domiciliari per due degli indagati, Luigi Nerini ed Enrico Perocchio.

I danni alla fune

Il 16 settembre, i periti hanno depositato la loro relazione su quanto accaduto nel 2021 sulla funivia del Mottarone. Emerge che la fune traente era già danneggiata, ma che i danni non erano stati evidenziati in nessun controllo.

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