Cronaca

Morte in pochi minuti 50 mucche avvelenate dal sorgo nel Cuneese

Cinquanta mucche sarebbero morte intossicate a Sommariva del Bosco, in provincia di Cuneo, dopo aver mangiato il sorgo in un campo. Probabilmente il cereale, a causa della siccità, ha sviluppato alcune tossine trasformandosi in un veleno. Lo riporta il Corriere della Sera, precisando che l’episodio è avvenuto nell’azienda agricola di Giacomino Olivero, allevatore di bovini della razza Piemontese. Sono in corso le analisi sulla piante ingerite dalla mandria e sulle carcasse.

Cuneo, 50 mucche morte intossicate

Secondo quanto ricostruito, domenica 7 agosto l’allevatore ha portato i suoi 160 capi in un terreno di proprietà, a circa un chilometro dalle stalle, coltivato a sorgo. Gli animali hanno iniziato a pascolare ma poi hanno cominciato a tremare, cadere e soffocare nel giro di pochi minuti. “Uccise come mosche – ha dichiarato l’allevatore –. Abbiamo subito dato l’allarme ed è intervenuto il veterinario aziendale, Giovanni Toppi di Viterbo, il veterinario braidese dell’Asl, Francesco Acciari, insieme con i carabinieri forestali di Bra. Abbiamo cercato di salvare gli altri capi”. Dall’Istituto zooprofilattico hanno spiegato che alcuni tipi di sorgo, se giovani, in condizioni di forte siccità possono sviluppare sostanze tossiche, tra cui l’acido cianidrico, letale per bovini e ruminanti in genere.

Sul caso è intervenuta anche la Coldiretti Cuneo spiegando che sull’ipotesi di intossicazione da sorgo “si è ancora in attesa degli esami tossicologici dell’Istituto Zooprofilattico sulle carcasse degli animali: qualsiasi considerazione di natura tecnico-agronomica è prematura”. Secondo Coldiretti, “prima di giungere a considerazioni affrettate consigliamo di attendere i risultati delle analisi svolte da Istituto Zooprofilattico e Asl Cn2, specialmente per fornire eventuali indicazioni utili ad altri allevatori”. Il direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu aggiunge: “È inutile creare allarmismi, che non aiutano l’azienda agricola, e rischiano ulteriormente di abbattersi sul comparto zootecnico già duramente provato da rincari e costi di produzione”.

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