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Dario Fo: uno dei grandi volti del secondo Novecento

Dario Luigi Angelo Fo è stato un drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo, attivista e comico italiano. Autore di molti testi teatrali fra cui “Mistero Buffo” e “Morte accidentale di un anarchico”, Dario Fo è una delle figure di primo piano della farsa e del teatro politico moderno.
Grazie alle sue opere e ai messaggi da lui trasmessi, Dario Fo rappresenta una delle personalità più autorevoli ed eclettiche del Secondo Novecento che, insieme alla moglie Franca Rame ha scritto e messo in scena spettacoli teatrali in grado di influenzare in modo satirico e lucido i principali eventi di attualità.

Dario Fo, autore e regista teatrale italiano

Nato a Sangiano il 24 marzo del 1926, Dario Fo è cresciuto in una famiglia di tradizione antifascista, suo padre è un ferroviere, sua madre una contadina e abitano in piccolo paesino lombardo, Leggiuno-Sangiano, in provincia di Varese.

Giovanissimo, si trasferisce a Milano dove frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e successivamente si iscrive alla facoltà di architettura del Politecnico, che abbandona prima della laurea. Ironia della sorte, una volta affermato, riceverà nel tempo numerosissime lauree honoris causa.



Apprendistato e radio

Nei primi anni di apprendistato, comunque, la sua attività è caratterizzata fortemente dall’improvvisazione. Sul palco inventa lì per lì storie che lui stesso recita in chiave farsesca e satirica.

Dal 1952 comincia a collaborare con la Rai: scrive e recita per la radio le trasmissioni del “Poer nano”, monologhi che vengono poco dopo rappresentati al Teatro Odeon di Milano. Dalla collaborazione con due grandi del teatro italiano, Franco Parenti e Giustino Durano, nasce nel 1953 “Il dito nell’occhio”, uno spettacolo di satira sociale e politica.


Dario Fo e sua moglia Franca Rame.

Le censure

Nel 1954 è la volta di “Sani da legare”, la storia di un’Italia dilaniata dai conflitti politici. Il testo, colpito duramente dalla censura, e la collaborazione si esaurisce. Infatti, quando la burocrazia è intervenuta sul copione, i due abbandonano la trasmissione per protesta.

Nel 1959 crea – insieme alla moglie Franca Rame – un gruppo teatrale che porta il suo nome: si dà il via al periodo delle censure reiterate da parte delle istituzioni allora vigenti.



Ritorno al teatro

Scrivono per il programma televisivo “Canzonissima” sebbene nel 1963 lasciano la Rai e tornano al Teatro. Costituiscono il gruppo Nuova Scena, nell’intento di sviluppare un teatro fortemente alternativo ma nello stesso tempo popolare.

Nel 1955 la moglie Franca mette alla luce il figlio Jacopo e, nel frattempo, tenta anche l’esperienza del cinema, divenendo co-sceneggiatore ed interprete di un film di Carlo Lizzani (“Lo svitato”, 1955); nel 1957 invece mette in scena per Franca Rame “Ladri, manichini e donne nude” e l’anno successivo “Comica finale”.



Teatro e politica

Dalla stagione teatrale 1969-1970 spunta “Mistero buffo”, l’opera forse più famosa di Dario Fo, dove ha avuto modo di sviluppare la ricerca sulle origini della cultura popolare. All’interno dell’originale e geniale operazione di Fo, i testi riecheggiano il linguaggio e il parlato medioevale, generando così un miscuglio di dialetto “padano”, di espressioni antiche e di neologismi creati dallo stesso Fo.

È il cosiddetto “Grammelot”, uno stupefacente linguaggio espressivo di sapore arcaico, integrato dalla plastica gestualità e dalla mimica dell’attore.


Dario Fo e Franca Rame nel corso di una loro esibizione.

La Palazzina Liberty

Il 1969 è l’anno in cui fonda il “Collettivo Teatrale la Comune”, con il quale nel 1974 occupa a Milano la Palazzina Liberty, uno dei punti cardine del teatro politico di controinformazione.

Dopo la morte del ferroviere Pinelli, mette in scena “Morte accidentale di un anarchico”, poi – a seguito del colpo di stato in Cile – scrive “Guerra di popolo in Cile”: un tributo al governo di Salvador Allende anche se ci son state allusioni, neanche troppo velatamente, alla situazione politico-sociale che si stava vivendo la sua Nazione.



Il ritorno in tv

Nel 1977, dopo un lunghissimo esilio televisivo (15 anni), fatto più unico che raro nel nostro Paese, Dario Fo torna sugli schermi. La carica dissacratoria non si è esaurita: i suoi interventi sono sempre provocatori e tendono ad incidere sulla realtà.

Negli anni ’80 ha continuato a produrre opere teatrali, come “Johan Padan a la descoverta de le Americhe” e “Il diavolo con le zinne”, occupandosi anche di regia e di didattica. Ad esempio, nel 1987 pubblica il presso Einaudi il “Manuale minimo dell’attore”, a beneficio non solo degli estimatori ma anche di coloro che desiderano intraprendere la strada del teatro.



Il premio Nobel

Nel 1997 riceve il Premio Nobel per la Letteratura, «per avere emulato i giullari del Medioevo, flagellando l’autorità e sostenendo la dignità degli oppressi». «Dario Fo – si evince dal comunicato ufficiale della Fondazione Nobel – con un misto di riso e di serietà ci apre gli occhi sugli abusi e le ingiustizie della società, aiutandoci a collocarli in una prospettiva storica più ampia».

L’assegnazione del Nobel provoca, a seconda dei casi, consensi o dissensi, proprio per la natura poco definita dell’arte di Fo (alcuni contestano che si possa definire un “letterato” o uno “scrittore” in senso stretto).



Le battaglie

Il premiato, ad ogni modo, non si limita a bearsi della gloria raggiunta, ma utilizza la cerimonia di premiazione per lanciare una nuova iniziativa contro la Direttiva sulla brevettazione di organismi viventi proposta dal Parlamento Europeo.

In breve, si trasforma in una sorta di “testimonial” della campagna lanciata dal Comitato Scientifico Antivivisezionista e da altre associazioni europee, intitolata “Per opporsi al brevetto dei geni non occorre essere dei geni“.

Da ricordare anche la sua battaglia e il suo impegno in difesa di Adriano Sofri, nonché il suo spettacolo-ricostruzione “Marino libero, Marino innocente”, legato appunto alla controversa vicenda della detenzione di Bompressi, Pietrostefani e Sofri.



Ultimi anni e morte

Dopo la morte della moglie Franca Rame (maggio 2013), anche se anziano, continua con passione la sua attività artistica, dedicandosi anche alla pittura. Non manca anche di sostenere le idee politiche del neonato Movimento 5 Stelle di Grillo e Casaleggio. Dario Fo a Milano il 13 ottobre del 2016 all’età di 90 anni.



 

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