Sono trascorsi già 17 anni dalla scomparsa di Denise Pipitone. La bambina, che all’epoca aveva 4 anni, sparì mentre si trovava nei pressi della casa della nonna materna il 1º settembre 2004 a Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Nell’ultimo anno le diverse segnalazioni hanno riacceso i riflettori su un caso di cronaca ancora irrisolto. Una storia ancora piena di misteri e nodi da sciogliere. Chi ha rapito la piccola Denise? E perché? Dubbi che ancora oggi non hanno trovato una risposta.
LEGGI ANCHE >> LA STORIA DI DENISE PIPITONE, LE PISTE IN 17 ANNI DI MISTERI
Diciassette anni fa la scomparsa di Denise Pipitone a Mazara del Vallo
Oggi primo settembre sono 17 anni dalla scomparsa della piccola Denise Pipitone, un caso che ancora oggi rimane irrisolto. Sono diverse le piste investigative emerse nel corso degli anni, ma finora tutte si sono rivelate infondate.
LEGGI ANCHE >>> TUTTI I BAMBINI SCOMPARSI NEL NULLA IN ITALIA
Tutto ebbe inizio il primo settembre 2004, alle 11.40, quando Denise, quasi 4 anni, scompare davanti a casa della nonna materna, Francesca Randazzo, a Mazara del Vallo, mentre gioca con i cuginetti. Il padre, Toni Pipitone, 40enne, fa il muratore; la madre, Piera Maggio, di 35 anni, è casalinga.
La sparizione
La mattina del 1º settembre 2004, Denise Pipitone, nata il 26 ottobre 2000 da Piera Maggio e Pietro Pulizzi, ma riconosciuta da Toni Pipitone, è scomparsa da Mazara del Vallo, dove abitava, mentre inseguiva un suo cuginetto davanti a casa in compagnia della nonna. Alle 11:45 fu vista l’ultima volta da una zia sul marciapiede in strada.
Al momento della sparizione a pochi passi dal portone di casa, Piera Maggio, sua madre, stava frequentando un corso di informatica. Seppe della scomparsa alle 12:30 circa. L’allarme fu dato quello stesso giorno. La notizia venne trasmessa attraverso i media alle ore 14:00 dello stesso giorno tramite un telegiornale locale. L’ipotesi investigativa sviluppatasi attraverso gli anni indica come causa della sparizione il rapimento, gestito con un passaggio di staffetta tra diversi soggetti tuttora anonimi, sia il giorno stesso e sia successivamente, che aveva come obiettivo quello di far perdere le tracce della bambina. I cani molecolari della squadra investigativa percepiscono la presenza di Denise nei pressi della abitazione della sorella di Gaspare Ghaleb, ex fidanzato di origini tunisine di Jessica Pulizzi, all’epoca una delle maggiori sospettate del rapimento, distante solo pochi metri dalla abitazione di Piera Maggio e della nonna di Denise nei pressi della quale la bambina scompare.
Avvistamenti
In seguito alla scomparsa, le ricerche sono partite immediatamente, senza produrre risultati per oltre un mese. Successivamente sono stati segnalati alcuni avvistamenti, confermati e non.
- Il 18 ottobre 2004, a Milano, la guardia giurata Felice Grieco nota una bambina molto somigliante a Denise in compagnia di alcuni zingari in strada davanti ad un istituto bancario a Milano (presso cui Grieco svolgeva servizio) in zona Barona/Giambellino, vicino al Santuario di Santa Rita. Il gruppo di zingari era composto da una donna dai capelli scuri, un uomo scuro, un bambino biondo con una fisarmonica e una donna bionda. La guardia giurata riuscirà a trattenere per poco il gruppo e a filmare la bambina. Nel filmato la bambina viene chiamata “Danas” e la si sente chiedere a una donna «Dove mi porti?»; La guardia giurata sostiene inoltre che tale bambina aveva anche un graffio sulla guancia sotto l’occhio che Denise aveva in quel periodo. Secondo delle perizie, la voce di “Danàs” sarebbe compatibile con quella di Denise Pipitone e l’accento compatibile con quello siciliano, presumibilmente della zona di Mazara del Vallo.
- Il 3 dicembre 2004 Behgjet Pacolli, magnate e imprenditore svizzero di origini albanesi ed ex marito della cantante Anna Oxa, coinvolto in uno scandalo politico in Russia e poi prosciolto, ed esperto di risoluzioni di sequestri internazionalizzare (definì tale anche il rapimento e sequestro di Denise Pipitone), avendo già collaborato per il rilascio di alcuni funzionari ONU tenuti in ostaggio a Kabul, contatta lo studio legale dell’avvocato Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio (mamma di Denise), offrendosi come collaboratore per riportare a casa la bambina ed entrare in contatto con i rapitori tramite una pagina pubblicitaria da comprare sul Corriere della Sera e altri quotidiani nazionali, un numero telefonico svizzero e un indirizzo email dedicato esclusivamente ai rapporti con i sequestratori. Lo studio legale di Pacolli chiese massima riservatezza e di tenere celate le generalità del loro assistito. Alle 20:00 Frazzitta inviò l’autorizzazione allo studio legale di Pacolli. Alle 22:00 della stessa sera, una chiamata anonima arriva a Piera Maggio in cui venne riferito che Denise stava per entrare in Svizzera dal confine franco-svizzero. Frazzitta riferì l’episodio alla Procura della Repubblica che immediatamente si mise in contatto con la gendarmeria svizzera, che convocò nottetempo Pacolli. Questo episodio ruppe inevitabilmente il rapporto di assoluta riservatezza preferito da Pacolli, che misteriosamente scomparve dalla storia.
- Nel settembre 2008, un’infermiera italiana in vacanza nell’isola greca di Kos vede una bambina molto somigliante a Denise. La bambina aveva apparentemente la stessa età di Denise Pipitone e si trovava in compagnia di una donna albanese, che dichiarò subito di esserne la madre. Un’altra circostanza che insospettì gli inquirenti fu che la bambina parlava italiano, al contrario della presunta madre. Il 12 settembre 2008, il test del DNA escluse definitivamente che la bambina fosse Denise Pipitone e la confermò figlia dell’albanese.
- Il 31 marzo 2021, un’infermiera russa residente in Val Seriana[6] segnala al programma televisivo Chi l’ha visto? di aver notato una forte somiglianza tra Piera Maggio (la madre di Denise) e una ragazza ventenne russa partecipante alla trasmissione televisiva Pust’ govoryat (Lasciali parlare, in onda sul primo canale russo Pervyj kanal), che sostiene di essere stata rapita da dei rom da bambina e di essere in cerca della madre. La cittadina russa si chiama Olesya Rostova ed ha ricevuto il nome in orfanotrofio. Alla puntata del successivo 7 aprile 2021 partecipano l’avvocato della madre di Denise, Giacomo Frazzitta, e il corrispondente Rai Marc Innaro: all’avvocato viene comunicato privatamente il gruppo sanguigno di Olesya Rostova; tuttavia egli annuncia che non è compatibile con quello di Denise, e che avrebbe comunque informato la Procura di Marsala.
Negli anni, diversi gli spunti presentati agli investigatori, ma le indagini si sono sempre concentrate nell’ambito familiare allargato. La pista gitana è stata spesso una costante che non ha mai avuto alcuna conferma, ma sarebbe collegata a quella familiare dal momento che si ritiene plausibile l’ipotesi secondo la quale, in un secondo momento, la bambina sia stata ceduta o dei gruppi nomadi/rom o a qualcuno della cerchia amicale della cerchia familiare allargata.
Il 3 maggio 2021 la procura di Marsala torna a indagare sul caso.
Il 27 maggio 2021 viene chiesta una commissione d’inchiesta parlamentare su iniziativa dei deputati Alessia Morani e Carmelo Miceli del Partito Democratico, per analizzare eventuali depistaggi, conflitti di interessi e anomalie dei precedenti 17 anni di lavori di indagine.
Processi
Secondo l’ultima ricostruzione degli inquirenti, Denise sarebbe stata rapita dalla sorellastra Jessica Pulizzi, anche lei minorenne, con la complicità della madre Anna Corona e dell’ex fidanzato Gaspare Ghaleb per «vendetta e gelosia perché Denise e Jessica Pulizzi sono figlie dello stesso padre, Piero Pulizzi». La posizione di Anna Corona, indagata in un secondo filone d’indagine per sequestro di minorenne, fu archiviata dal gip di Marsala nel dicembre 2013.[9]
Jessica Pulizzi, accusata di concorso in sequestro di minorenne, fu rinviata a giudizio dal Giudice dell’udienza preliminare di Marsala il 18 gennaio 2010. Il processo di primo grado iniziò il 16 marzo 2010 e durò tre anni. La procura di Marsala chiese la condanna a 15 anni di reclusione per sequestro di minore, ritenendola “colpevole senza alcun dubbio” per via di una serie di indizi chiari, univoci e convergenti. Secondo l’accusa, la mattina del 1º settembre 2004, la Pulizzi aveva prelevato Denise e l’aveva condotta a casa del padre (Piero Pulizzi) per avere la conferma che fosse sua figlia, ma non trovandolo consegnò la bambina a persone mai identificate.
La donna fu assolta al termine del processo di primo grado dal Tribunale di Marsala il 27 giugno 2013 per insufficienza di prove. La Corte d’appello di Palermo il 2 ottobre 2015 confermò l’assoluzione di Jessica Pulizzi per insufficienza di prove, rigettando la richiesta di condanna a 15 anni di reclusione, per sequestro di minore avanzata dal procuratore generale della Corte d’appello di Palermo Rosalba Scaduto, la quale durante la sua requisitoria affermò che Jessica Pulizzi partecipò al sequestro della sorellastra, e pertanto andava riconosciuta colpevole. Il 19 aprile 2017 la Cassazione confermò la definitiva assoluzione di Jessica Pulizzi, accusata di sequestro di minore, ma al tempo stesso sottolineò l’esistenza di un valido e comprovato movente. Per gli addebiti del coimputato, al termine del processo di secondo grado è intervenuta la prescrizione del reato.