A Brescia una donna ha denunciato il marito per violenze, ma per il giudice si trattava di un fatto culturale. Protagonista della vicenda, una 27enne originaria del Bangladesh, vissuta sin da piccola in Italia. Aveva sposato un connazionale in patria secondo un matrimonio combinato ma nel 2019 aveva denunciato l’uomo per maltrattamenti fisici e psicologici.
Brescia, donna denuncia il marito per violenze: per il pm è un fatto culturale
La donna ha raccontato la sua storia al programma di Rete 4 “È sempre cartabianca”, spiegando: “Da lì inizia la mia vita da sposa bambina, vivevamo in una stanza, dove ho vissuto continui maltrattamenti. Mi spingeva, mi tirava e continuava a insultarmi. Le ultime violenze sessuali che ho subito con i calmanti: lui mi dava queste pillole che prendeva e io la notte mi svegliavo e mi ritrovavo la sua faccia su di me”.
La donna ha mostrato alle telecamere la foto del suo volto segnato da uno schiaffo dopo aver provato a tirarsi indietro: “In questa foto si vedono i segni della dita. Ho chiamato la Polizia ma non è successo nulla. Sono andata dai carabinieri e anche lì non sono stato creduta”.
Le motivazioni del giudice
La donna poi racconta quello che le è stato dal magistrato: “Mi ha convocato, era una donna, ha visto lo schiaffo: mi ha detto che era una sculacciata che si dà a un bambino, le ho detto che mi aveva obbligato a prendere le pastiglie e mi ha chiesto perché non avessi morso il suo dito”.
Il caso è stato inquadrato come un “reato culturalmente orientato“, ma la donna a Rete 4 dice: “Nessuno mi ha creduto. Forse era meglio morire, se fossi morta forse mi avrebbero creduto. O andando all’ospedale, forse. Cosa doveva farmi di più? Ci vuole tanto coraggio per andare lì”.