Cronaca Salerno, Salerno

Franco Alfieri, con le dimissioni da sindaco finisce un’era: dal suo primo incarico politico nel 1988 all’arresto

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Con le dimissioni di Franco Alfieri dalla carica di sindaco di Capaccio Paestum finisce un’era: dal suo primo incarico politico, che risale al 1988, all’arresto. Franco Alfieri ha ricoperto anche il ruolo di sindaco a Torchiara e Agropoli. Lo riporta InfoCilento.

Dimissioni Franco Alfieri, dal suo primo incarico all’arresto

Con le dimissioni di Franco Alfieri dalla carica di sindaco di Capaccio Paestum si segna la fine di un’epoca. L’avvocato di Torchiara, 59 anni, era stato arrestato il 3 ottobre scorso nell’ambito di un’inchiesta della procura di Salerno riguardante presunti illeciti nella concessione di due appalti a Capaccio. Fedelissimo di Vincenzo De Luca, di cui era stato membro dello staff e consigliere per agricoltura, caccia e pesca, Alfieri ha dedicato circa quarant’anni alla politica.

Nel 1988, all’età di 23 anni, venne eletto sindaco di Torchiara, diventando così il più giovane primo cittadino d’Italia. Ha ricoperto questo incarico per tre mandati. Nel 2007, è stato eletto sindaco di Agropoli, dove è stato riconfermato nel 2012 con il 90% dei voti, risultando il sindaco più votato del paese. Nel 2019, ha assunto la carica di sindaco di Capaccio Paestum, il terzo comune in cui ha ricoperto il ruolo di primo cittadino, e a giugno scorso è stato nuovamente riconfermato. Durante la sua carriera, ha ricoperto anche i ruoli di consigliere provinciale, assessore provinciale e presidente della Provincia.

La battuta di De Luca

La sua fama a livello nazionale è associata a una “battuta infelice” pronunciata dal governatore Vincenzo De Luca, registrata durante un incontro politico e successivamente diffusa dal Fatto Quotidiano. Il 15 novembre 2016, nel contesto della campagna referendaria per la riforma costituzionale promossa dall’allora premier Matteo Renzi, De Luca, schierato a favore del sì, si incontrò con centinaia di amministratori locali in un hotel di Napoli, esortandoli a mobilitarsi per sostenere la conferma della riforma.

In quell’occasione, De Luca lodò la capacità di Alfieri di ottenere consensi sul territorio, utilizzando il termine “clientele”: “Il compito di Alfieri sarà quello di mobilitare la metà dei suoi concittadini, ovvero 4mila persone su 8mila. Voglio vederli tutti insieme, pronti, con le bandiere, recarsi alle urne per votare ‘Sì’. Franco, organizza come meglio credi: offri una frittura di pesce, portali in barca o sugli yacht, fai come vuoi, ma non presentarti qui con un voto in meno rispetto a quanto promesso”. Questa dichiarazione suscitò scalpore e portò all’apertura di un’inchiesta per istigazione al voto di scambio, successivamente archiviata.

Questa vicenda gli costò la candidatura alle elezioni regionali. Tentò quindi di entrare in Parlamento, ma nel suo collegio si classificò terzo, dietro alla candidata del centrodestra e a quella del Movimento 5 Stelle.

Il futuro

A seguito delle sue dimissioni, in attesa del processo (la prossima udienza è fissata per il 20 marzo), Alfieri non potrà ricoprire alcuna carica politica. Ci vorranno venti giorni per ufficializzare la decisione, dopodiché verrà nominato un commissario prefettizio.

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