Il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara ha annunciato che dal prossimo anno scolastico 2024-2025 ci sarà l’introduzione del docente tutor anche nelle scuole medie. “Ritengo che l’introduzione della figura del docente tutor e del docente orientatore rappresenti un significativo progresso”, ha dichiarato Valditara. “Per il prossimo anno, abbiamo in programma di estendere questa figura anche alle scuole medie, o almeno a una parte del loro percorso. Probabilmente, ciò avverrà nell’ultimo anno.”
In arrivo il docente tutor anche nelle scuole medie: l’annuncio
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, è pronto a portare a termine la grande riforma dell’orientamento prevista dal PNRR, annunciando che a partire dal prossimo anno scolastico il ruolo del docente tutor sarà esteso anche alle scuole medie. «Ritengo che l’istituzione del docente tutor e del docente orientatore rappresenti un passo significativo – ha dichiarato Valditara -. L’anno prossimo prevediamo di ampliare il ruolo del docente tutor alle scuole medie, almeno per una parte del percorso, probabilmente nell’ultimo anno».
La sfida consiste nel rendere la didattica sempre più personalizzata, supportando famiglie e studenti nella scelta consapevole del percorso scolastico futuro. La riforma dell’orientamento è cruciale per affrontare il problema degli abbandoni scolastici, che stanno iniziando a diminuire, e per ridurre il mismatch, che purtroppo rimane ancora elevato. Si tratta di un cambiamento radicale rispetto al passato. «In sostanza – ha continuato il responsabile del Ministero dell’Istruzione e del Merito – si tratta di una nuova concezione di scuola, moderna, che mira a valorizzare le potenzialità e le abilità di tutti i giovani, affinché nessuno resti indietro».
Nelle scuole, grazie all’iniziativa del Pnrr, è attivo da circa due anni un intervento specifico volto a ridurre le disuguaglianze e la dispersione scolastica, creando un collegamento più diretto, soprattutto negli istituti secondari, con il mondo del lavoro. Con la riforma del 2022, sono state introdotte 30 ore di attività, che sono parte del curriculum nell’ultimo triennio delle scuole superiori e sono considerate attività extracurricolari nel biennio iniziale di licei, istituti tecnici e professionali, oltre che nella scuola media.
Chi sono le nuove figure e cosa fanno
Per accelerare il processo di scelta dei futuri percorsi di studio o di lavoro, lo scorso anno sono stati introdotti circa 40mila docenti tutor e orientatori nelle aule, coinvolgendo circa 70mila classi. Queste due nuove figure svolgono un ruolo fondamentale nella collaborazione con tutti gli insegnanti del gruppo classe e dell’istituto, offrendo un supporto concreto a studentesse e studenti.
Grazie a un finanziamento di 150 milioni di euro, i docenti tutor e orientatori ricevono compensi specifici per le loro attività, riconosciuti attraverso un punteggio di servizio dedicato. Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del Comparto Istruzione e Ricerca, firmato il 18 gennaio 2024, ha reso permanenti queste due figure professionali, affidando alla contrattazione integrativa nazionale la regolamentazione delle modalità e dei criteri per l’utilizzo delle risorse. Le scuole hanno ampia libertà nell’organizzazione degli interventi. In media, un docente tutor può seguire da un minimo di 30 a un massimo di 50 studenti. È previsto anche un aumento della busta paga: gli orientatori possono guadagnare tra 1.500 e 2.000 euro, mentre i tutor possono ricevere compensi che variano da 2.850 a 4.750 euro per ciascun gruppo di studenti.
Quest’anno una parte della loro retribuzione sarà collegata all’attività effettivamente svolta e documentata. Sarà la scuola a selezionare i docenti tutor e orientatori, dopo che questi avranno completato con successo il corso di formazione propedeutica di 20 ore, come previsto per l’anno scolastico 2023/24. Tra i compiti dei tutor c’è quello di supportare gli studenti nella creazione dell’E-portfolio, un documento che raccoglie tutte le principali esperienze di studio e lavorative accumulate nel corso degli anni. Questo rappresenta un ulteriore passo per avvicinare i due mondi della scuola e del lavoro, che continuano a rimanere distanti, come dimostra il 50% di mismatch tra domanda e offerta di occupazione, un problema che fatichiamo a risolvere.