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Gli scienziati: una donna in intimo è considerata come un oggetto da maschi e femmine. Lo dice il cervello

Una donna in intimo è considerata come un oggetto da maschi e femmine. Lo dice il cervello. Gli scienziati dell’Università di Trento hanno scoperto che maschi e femmine, in egual misura, considerano una donna in intimo più simile ad un oggetto che un uomo in intimo.

Una donna in intimo è considerata come un oggetto da maschi e femmine

Gli scienziati italiani si sono interrogati sull’oggettivazione sessuale e si sono chiesti se per una donna ci sia il rischio di essere considerata un oggetto molto più rispetto all’uomo. Per dare una risposta a questa domanda, gli scienziati hanno osservato cosa accade nel cervello umano, maschile e femminile, quando un oggetto viene fatto apparire in due situazioni diverse: in mezzo ad un gruppo di donne o in mezzo ad un gruppo di uomini.

In intimo si diventa oggetti

Misurando l’attività cerebrale dei partecipanti con elettroencefalogramma, i ricercatori hanno scoperto che effettivamente un oggetto veniva notato meno quando si trovava in mezzo a delle donne in costume da bagno o in intimo. Considerando una scala di grado di umanità, che va da persona umana ad oggetto, maschi e femmine hanno riconosciuto un grado di umanità inferiore, e più vicino ad un oggetto, alle donne in intimo rispetto agli uomini in intimo.

“Noi abbiamo dimostrato che una donna in intimo o in costume da bagno viene vista come più simile a un oggetto rispetto all’uomo, senza differenze significative tra quanto accade nel cervello delle donne e nel cervello degli uomini. È la prima volta che siamo stati in grado di dimostrare che la percezione di una donna, della quale è messo in risalto l’aspetto fisico, cambia, oltre la metafora, diventando più simile a un vero oggetto”, spiega Jeroen Vaes, professore del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive.

Risvolti negativi

Oltre all’aspetto già di per sé negativo dell’oggettivazione della donna, questo studio sottolinea i rischi legati ai preconcetti che nascono nei confronti dell’aspetto estetico del sesso femminile: l’oggettivazione sessuale innesca infatti problemi di sicurezza sull’aspetto fisico che possono portare a disturbi alimentari e disfunzioni sessuali.

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