Curiosità

Google dedica un doodle al James Webb Telescope

James Webb Telescope, il significato del Doodle di Google di oggi dedicato al telescopio che ha scattato la sua prima foto

Il doodle di Google di oggi, martedì 12 luglio, è dedicato al telescopio spaziale James Webb Space Telescope che ha scattato la prima foto. Ma come funziona e dove si trova il più grande telescopio spaziale mai costruito. James Webb ha scattato delle foto uniche nella storia della ricerca e dello studio aerospaziale. Infatti ha scattato la prima foto dell’universo primordiale.

James Webb Telescope, il significato del Doodle di Google

James Webb Telescope è stato costruito dalla Nasa con la collaborazione per gli strumenti dell’Agenzia spaziale europea Esa che ha fornito anche il vettore Ariane 5 con il quale lo ha lanciato il giorno di Natale 2021. Il nuovo telescopio è il successore di Hubble protagonista da decenni di una rivoluzione dell’astronomia: tra le altre cose ci ha permesso di scoprire l’età dell’universo.

Il James Webb continuerà la rivoluzione, secondo gli astronomi, proprio per le sue capacità che vanno oltre quelle di Hubble. Intanto essendo cento volte più sensibile potrà osservare più in profondità nell’universo. Se Hubble arrivava a cogliere l’universo com’era 400 milioni di anni dopo il Big Bang Webb andrà oltre fino cento milioni di anni, osservando un universo bambino mentre si formavano le prime galassie e le prime stelle dalle immense nubi di polvere e gas. E nei pianeti extrasolari potrà indagare le loro atmosfere cogliendo eventuali indizi dei mattoni della vita.

La grande sfida tecnologica

Per riuscirci alla Nasa si sono dovuti inventare delle innovazioni ardue nella loro concezione, e soprattutto nel collaudo che ha provocato il ritardo di 14 anni e un aumento vertiginoso dei costi sino ad arrivare a 10 miliardi di dollari. Ma un telescopio così non era mai stato costruito. Per riuscire a vedere tanto lontano e scrutare quindi gli oggetti più deboli il telescopio guarda solo nella radiazione infrarossa mentre Hubble rilevava soprattutto nella radiazione ottica. Per osservare nell’infrarosso gli strumenti del telescopio devono essere mantenuti ad una temperatura di 235 gradi sotto lo zero centigrado altrimenti il loro calore influenza le riprese.

Dove si trova il James Webb Telescope

Qui è nata l’impresa tecnologica perché il telescopio doveva essere prima di tutto allontanato dalla Terra per non essere disturbato dalla sua presenza e da quella della Luna. Il luogo ideale era quindi il punto di Lagrange 2 distante un milione e mezzo di chilometri. Questo è un luogo nel quale le forze gravitazionali della Terra e della Luna si neutralizzano e un satellite vi può girare intorno stabilmente. Per arrivarci Webb ha impiegato un mese e poi ha iniziato il suo dispiegamento. Prima di tutto dei cinque schermi estesi come un campo da tennis più sottili di un capello e formati di alluminio e kapton. Questi rivolti verso il Sole agiscono da schermo impedendo che il cuore del telescopio si riscaldi ostacolando le osservazioni.

Il più grande telescopio spaziale

Poi ha aperto lo specchio primario del telescopio formato da 18 specchi di berillio, il quale una volta sbocciato come un fiore ha raggiunto il diametro di 6,5 metri rendendolo il più grande telescopio spaziale mai costruito. Questa tecnica della partenza ripiegato era indispensabile perché non esiste alcun razzo così grande da poterlo ospitare integrale. Per arrivare all’apertura totale sono occorsi mesi e l’azionamento di centinaia di meccanismi. Alcuni provati a terra ma per molti era impossibile riprodurre compiutamente le condizioni esistenti nello spazio e la loro attivazione era sempre un brivido.

I primi obiettivi

Tutto ha funzionato a meraviglia senza un intoppo, poi il centro Goddard e lo Space Telescope Science Institute di Baltimora hanno posizionato correttamente gli specchi e iniziato un rodaggio nell’osservazione fino alla scelta nell’arco di due mesi delle prime immagini che vediamo ora. E adesso la parola passa agli scienziati che indagheranno le più remote profondità cosmiche mai raggiunte.

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