Site icon Occhio Notizie

Draghi a Conte: “Rispettare impegni Nato o salta il patto di maggioranza”

Mario Draghi tira dritto sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil nel rispetto degli impegni Nato e ottiene il sostegno di Mattarella dopo un colloquio al Quirinale. Sfumata la possibilità di un accordo tra i partiti di maggioranza, in commissione il governo ha accolto l’ordine del giorno di FdI sul raggiungimento della soglia prevista dall’Alleanza atlantica per la difesa. Scelta giudicata “inaccettabile” dai parlamentari M5s.

Draghi a Conte: “Rispettare impegni Nato o salta il patto”

Prima dell’incontro con il Capo dello Stato, Draghi ne aveva parlato con Giuseppe Conte. Un’ora e mezza di colloquio – molto teso secondo quanto si racconta – durante il quale Draghi avrebbe sottolineato che non ci si può sottrarre agli impegni con la Nato, pena il far venir meno il patto che tiene in piedi la maggioranza. Dal canto suo, il presidente pentastellato chiarisce di non aver sollevato “alcuna crisi di governo: dico solo che se dobbiamo programmare una spesa militare un partito di maggioranza può discutere i termini anche temporali per rispettare questo impegno”, ha spiegato.

“Ho rappresentato a Draghi la preoccupazione del Movimento 5 stelle e anche di una parte del Paese” per l’aumento della spesa militare, ha aggiunto Conte, “non si sa dove si troveranno questi miliardi. La collocazione euro-atlantica non verrà mai messa in discussione, ma ci sono molti altri paesi” che ancora non ottemperano alle soglie previste dalla Nato. E quindi arriva l’avvertimento: “Nel Def non ci siano fughe in avanti”. Uno scoglio al momento lontano, in quanto il Documento di economia e finanza, inizialmente previsto in Consiglio dei ministri giovedì, arriverà sul tavolo di Palazzo Chigi solo il 5 o il 6 aprile, dopo la messa a punto del ministero dell’Economia e della ragioneria di Stato.

Parallelamente, la discussione è accesa anche sul finanziamento degli aiuti all’Ucraina. Il Senato è pronto a votare la conversione in legge dell’ultimo decreto, sul quale il governo sarebbe intenzionato a porre la questione di fiducia per blindare il provvedimento ed evitare attriti interni alla maggioranza simili a quelli che si sono presentati in commissione.

Exit mobile version