Vendevano documenti falsi per ottenere il permesso di soggiorno in Italia: sedici gli indagati e tredici gli arresti ad Eboli. I Carabinieri di Eboli coadiuvati da personale del Comando Provinciale di Salerno nonché delle Compagnie Carabinieri di Padova, Montella e Torre del Greco, hanno eseguito una ordinanza applicativa di misure cautelari personali emesse dal GIP del Tribunale di Salerno, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 16 persone.
Eboli, vendevano documenti falsi per il permesso di soggiorno: i nomi e le accuse
All’operazione hanno preso parte anche i carabinieri delle province di Avellino, Napoli e di Padova, oltre assieme ai colleghi della compagnia di Eboli guidati dal capitano Greta Gentili, è iniziata alle prime luci dell’alba.
Sedici le persone coinvolte nell’inchiesta: due sono in carcere, si tratta di Antonio Della Corte e Ferdous Howlander; undici ai domiciliari: Roberto De Cesare, Damiano Druella, Giovanna Pesticcio, Giuseppe Fabbiano, Vito Melillo, Carmine Memoli, Giovanna Castrignano, Raffaele Corbisiero, Cosimo La Brocca, Vito Della Corte, Vito Pesticcio. Obbligo dimora, infine, per Bruno Ferracane, Anna Magliano e Bruno Scarparo
Le accuse sono, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti in materia di immigrazione e falsi nonché di devastazione, incendio nonché di ulteriori reati in danno di compagnie assicurative.
Le indagini
L’indagine ha evidenziato l’operatività di un’associazione attiva nella Piana del Sele che, mediante datori di lavoro e centri di assistenza per l’impiego compiacenti, avrebbero prodotto e presentato documentazione falsa utile a favorire, attraverso il decreto flussi ed emersione dal lavoro irregolare 2020, l’ingresso e la permanenza illegale nel territorio nazionale di cittadini extracomunitari.
Tra i “compiacenti” ci sarebbe stato anche un Caf gestito da un ex consigliere comunale di Eboli, prima in quota Forza Italia e poi Pd: oggi, però, Roberto De Cesare non avrebbe più alcun ruolo politico. In base alle indagini svolte sarebbero state rilevate 240 pratiche relative al flusso stagionale 2020, di cui 44 per l’emersione dal lavoro ed una per ricongiungimento familiare, tutte finalizzate al rilascio del relativo permesso di soggiorno: ma il titolo autorizzativo è stato rilasciato soltanto per nove persone. Per attivare l’iter delle pratiche di emersione dal lavoro irregolare la somma pretesa dall’organizzazione sarebbe stata di circa tremila euro, di cui euro 1.300 richiesti al datore di lavoro e circa 1500 a testa per i richiedenti.
Il caso
Come riportato inoltre da Il Mattino, il 23 marzo 2020, due degli indagati, Vito e Antonio Della Corte, rispettivamente padre e figlio, il primo ai domiciliari e il secondo in carcere, avrebbero incendiato un’abitazione a Postiglione e assicurata per 1,4 milioni di euro per percepire i soldi dall’assicurazione. Antonio Della Corte, per gli inquirenti, è uno degli organizzatori dell’associazione che prometteva permessi di soggiorno in cambio di denaro. Insomma, l’associazione forniva un «kit nulla osta» pagato dagli stranieri ma che spesso non andava in porto come dimostrato dal numero di pratiche presentate e da quelle accettate.