Édouard Manet è considerato uno dei più grandi pittori francesi. Fuori dagli schemi e sempre in contrasto con l’élite dell’epoca, Manet, è considerato dalla critica come il maggiore interprete della pittura pre-impressionista.
Édouard Manet, il maggiore interprete pre-impressionista
Édouard Manet nasce il 25 gennaio 1832 a Parigi in una famiglia colta e benestante.
Il padre, Auguste Manet, era un alto funzionario, e la madre, Eugénie-Desirée Fournier, era la figlia di un diplomatico. Manet ebbe anche due fratelli minori, Eugène e Gustave.
Manet fin da piccolo si dimostra poco incline agli studi e molto attratto dal disegno e dalla pittura, contro il volere del padre che fece di tutto per ostacolare tale vocazione.
Dopo numerosi conflitti, riesce a convincere la famiglia e ad assecondare le sue passioni, finalmente nel 1850, comincia la sua formazione artistica, presso Thomas Couture, un pittore accademico che a quei tempi era molto in voga.
Il giovane allievo però, dimostra ben presto una forte insofferenza per l’arte del maestro, tanto che nel 1856 abbandona la scuola.
I contrasti e l’abbandono della scuola di Couture
Il pittore, in netto contrasto con la scuola di Coture, rifiuta la rigida postura dei ritratti tradizionali, considerandola innaturale e ridicola. Manet sceglie uno stile proprio: decide di dipingere i suoi soggetti in pose quotidiane, per ottenere una resa più realistica. Ne è un esempio il quadro Il bevitore di assenzio (1858-1859).
Nel frattempo durante gli anni passati nella scuola di Coture, effettuò diversi viaggi di studio, di primaria importanza per la sua maturazione artistica, andò in: Olanda, Germania, Austria e Italia, ammirando nei musei di questi paesi artisti come Tiziano, Rembrandt, Tintoretto e di tutti quegli artisti che, nelle loro opere, avevano dato grande importanza al colore.
Tra i contemporanei ammira Delacroix, tanto da riprodurre La barca di Dante mentre nel 1861 conosce Degas, spirito libero e solitario, con il quale stringe una profonda amicizia che costituirà il nucleo fondamentale attorno al quale si aggregheranno i giovani artisti del Café Guerbois.
A 28 anni, siamo nel 1861, dipinge il Guitarrero, ottenendo un inaspettato successo al Salon. Sembra che la carriera di Manet sia sul punto di decollare ma il maestro francese coglie tutti di sorpresa qualche anno dopo.
Nel 1863 presenta infatti presenta, sempre al Salon, la sua opera più famosa: Le déjeuner sur l’herbe (Colazione sull’erba). Rifutata dagli accademici, l’opera, trova spazio nel Salon des Refusés. Ma il dipinto, che mostra una donna completamente nuda seduta tra due uomini vestiti, sconvolge tutti gli spettatori.
Manet viene criticato anche per la sua Olympia (1863), ispirata alla Maya Desnuda di Goya. A posare per lui è sempre la modella Victorine-Luise Meurent, una delle muse ispiratrici del pittore che poserà anche nel dipinto Il pifferaio (1866).
Ovviamente, tutto questo scalpore renderà l’artista non gradito al Salon: le opere di Manet verranno rifiutate nel 1866; a difendere l’artista, sarà l’amico e scrittore Émile Zola. Ma sembra che Manet avesse un ottimo rapporto anche con altri scrittori: sia il poeta Baudelaire che Mallarmé in più occasioni appoggeranno e difenderanno le scelte del controverso artista.
Manet e l’Impressionismo
Nel 1869 l’artista, inizia a realizzare i primi quadri en plein air, favorendo i giardini delle Tuileries. Quando, nel 1874, gli Impressionisti danno vita alla loro prima esposizione, l’influsso di Manet è indiscutibile.
Manet ebbe buoni rapporti anche con gli esponenti di questa corrente, tra cui ricordiamo: Degas, Monet e Cézanne, che come lui passano i pomeriggi al caffè Guerbois.
Ma ciononostante, pur apprezzando il loro lavoro, non parteciperà mai alle mostre impressioniste, preferendo la via ufficiale del Salon come mezzo per affermarsi nel panorama artistico nazionale.
In alcune circostante (1876 e 1878) però allestirà anche mostre personali nel suo studio, in completa discordanza con i principi del Salon.
Manet non doveva avere un carattere facile a sottolineare ciò vi fu anche un episodio nel 1870 dove il pittore schiaffeggiò il critico Louis Edmond Duranty per un commento poco lusinghiero sulle sue opere.
Il critico decide di sfidarlo a duello con la spada, l’incontro termina con una superficiale ferita sul petto di Duranty e una colossale bevuta qualche ora dopo.
Manet viene riconosciuto ufficialmente dall’élite accademica nel 1872, riportando un incredibile successo al Salon con il dipinto Le bon bock.
Il bar delle Folies-Bergère, l’ultimo quadro realizzato nel 1881-1882 da Manet prima della morte, può essere considerato il suo testamento artistico e spirituale. Esso, infatti, riunisce con grande coerenza e integrazione i vari dati stilistici che hanno caratterizzato tutto l’universo artistico del pittore.
Manet muore all’età di 51 anni a causa di una dolorosa atassia che lo costringerà ad amputare la gamba nell’inutile tentativo di fermare l’infezione.