Cronaca

Eitan, il caso diventa sempre più una contesa familiare

Lo scorso 11 settembre il nonno materno, indagato dalla procura di Pavia per sequestro di persona aggravato, lo ha rapito e portato in Israele per farlo crescere secondo la cultura ebraica

Il caso del rapimento di Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, ha sempre più i connotati di una contesa familiare. Lo afferma all’Adnkronos Or Nirko, zio paterno di Eitan e marito di Aya, tutrice del bambino, alla vigilia della prima udienza a Tel Aviv che dovrà stabilire l’eventuale ritorno del piccolo in Italia. “All’inizio probabilmente pensava di essere in vacanza, ma adesso capisce che le cose non vanno bene“. Lo scorso 11 settembre il nonno materno, indagato dalla procura di Pavia per sequestro di persona aggravato, lo ha rapito e portato in Israele per farlo crescere secondo la cultura ebraica.

Eitan: lo zio paterno “non si può prendere un bambino che ha subito una trauma e aggiungerne un secondo”

Il nonno ha fatto ricorso per avere la tutela del bambino, ma quando ha visto che non succedeva ha fatto quello che ha fatto. Lui ha detto in diverse interviste che è una persona che non ha niente da perdere, questa è una persona  pericolosa“. “Non si può prendere un bambino che ha subito un trauma e aggiungere un secondo trauma trasportandolo in un Paese con una lingua che parla peggio dell’italiano, in un ambiente che non conosce, allontanarlo da tutto quello che gli era vicino“.

La nonna materna e le visite a Eitan

In un’intervista a Repubblica la nonna materna ha raccontato di aver potuto vedere per la prima volta Eitan solo il 29 giugno scorso. Secondo gli zii paterni in realtà la donna è rimasta in Israele per sua “scelta”, mentre il nonno Shmuel, che era in Italia, andava a trovare il piccolo nella loro casa tre volte a settimana fino allo scorso 11 settembre quando lo ha poi portato via, prima in Svizzera e poi in Israele.


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