Cronaca

Elena Cecchettin è stata scelta come persona dell’anno da L’Espresso

L’Espresso ha scelto Elena Cecchettin come persona del 2023. La sorella di Giulia, studentessa uccisa dall’ex fidanzato, compare nella copertina in edicola da venerdì 22 dicembre, con un ritratto di Ilaria Magliocchetti Lombi. La notizia è stata condivisa tramite la pagina Instagram ufficiale de L’Espresso.

Elena Cecchettin è stata eletta persona dell’anno dall’Espresso

“Con quello di Vanessa Ballan – scrive il direttore Alessandro Mauro Rossi nell’editoriale – i femminicidi hanno ormai superato abbondantemente la terribile soglia dei 100 casi dall’inizio dell’anno. Un fenomeno che non sembra finire mai ed è il segno di dove ci sta portando il nostro tempo. Credevamo, crediamo, che il rispetto per le donne e per ogni persona avesse fatto passi avanti importanti e invece ogni giorno non manca l’occasione per fare un passo indietro”.

“Le sue parole sul patriarcato e la cultura dello stupro hanno impresso a un dolore familiare la cifra della responsabilità collettiva per la lunga catena di femminicidi che hanno scandito l’anno che stiamo per lasciarci alle spalle.” prosegue Rossi.

Una lucida diagnosi la sua, ribadita nel colloquio che Elena ha avuto con Susanna Turco. “Sono contenta – ha detto Elena Cecchettin che quelle parole siano state prese sul serio e che di fatto le persone abbiano iniziato ad avere voglia di realizzare quel cambiamento che già desideravano”.

Elena Cecchettin, “figura che caratterizza il 2023”

Nell’editoriale sul sito, Enrico Bellavia ha spiegato la scelta di Elena come personalità dell’anno. Secondo la redazione de L’Espresso: “Perché è esattamente ciò di cui parla a fare sì che ogni donna uccisa, stuprata, molestata venga considerata una vittima casuale. Assassinata, violentata, ingiuriata per effetto di una tragica coincidenza di circostanze fortuite che generano il mostro di turno. E non invece grano di un rosario di crimini che hanno radice, essenza, tratti e fisionomia comuni. Dentro e fuori le case, al lavoro e per strada. In tutti i luoghi in cui il genere è vissuto come una sorta di discrimine razziale, integrato nella cultura dominante che autorizza il mortificante divario che una pur sacrosanta campagna sul linguaggio scalfisce ma non demolisce”.


Il post Instagram de L’Espresso

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