Eleonora Duse, soprannominata la divina, è considerata una delle più grandi attrici teatrali della sua epoca. La Duse fu il simbolo del teatro moderno grazie alla sua sensibilità recitativa e alla sua naturalezza.
Eleonora Giulia Amalia Duse nacque il 3 ottobre 1858, a Vigevano, da una famiglia di attori clodiensi: la madre, Angelica Cappelletto, era un’attrice mentre il padre, Alessandro Vincenzo Duse, era a capo di una compagnia itinerante.
Eleonora Duse e l’immenso amore per il palcoscenico
Fin dall’età di 4 anni, Eleonora Duse, entra in scena sul palcoscenico mentre a 12 anni interpreta il ruolo di protagonista in Francesca di Rimini di Silvio Pellico, sostituendo la madre che era fortemente malata.
Ma è nel 1873 che ottiene il suo primo ruolo stabile all’interno della compagnia paterna, due anni dopo entrerà nella compagnia Pezzana-Brunetti e appena 20 enne, la Duse, è assunta nel ruolo di prima amorosa nella compagnia teatrale Ciotti-Belli-Blanes.
Nel 1879, interpreta in modo struggente Teresa Raquin di Émile Zola , questa magistrale interpretazione le procurerà l’adorazione del pubblico e l’entusiasmo della critica e con l’entrata, nel 1879, nella Compagnia Semistabile di Torino di Cesare Rossi, compirà le scelte di repertorio che segneranno il suo percorso artistico e la sua carriera.
Ma la Duse non si accontenta: a 23 anni è prima attrice mentre a 29 diventa capocomica, si occupa delle finanze, della produzione, e dei repertori della troupe.
Nel 1898, con lei ancora vivente e in piena attività, il Teatro Brunetti di Bologna cambiò nome in Teatro Duse.
I maggiori successi messi in scena furono:
- Cavalleria Rusticana (1884) di Giovanni Verga;
- La signora delle camelie e La principessa di Bagdad di Alexandre Dumas figlio;
- Antonio e Cleopatra di William Shakespeare (adattata per lei, nel 1844, da Arrigo Boito);
- Casa di Bambola di Henrik Ibsen;
- e molti drammi di Gabriele D’Annunzio (Il sogno di un mattino di primavera, La Gioconda, Francesca da Rimini, La città morta, La figlia di Iorio).
I repertori che prediligeva provenivano da opere di drammaturgia, sostanzialmente assente in quell’Italia ottocentesca. Attraverso questo genere riusciva a liberare le sue sensazioni più vere: quella voglia di evasione e di oppressione trasmessa da un’epoca che non le apparteneva.
Ed ecco qui che tutti quei drammi, nelle sue mani prendevano forme diverse, richiamavano la sua essenza e interiorità; una donna alienata e nevrotica. La Duse con i suoi rimaneggiamenti cercò di mettere a nudo l’ipocrisia della società borghese dell’epoca, spogliandola da tutti quei perbenismi apparenti e privi di sostanza.
Eleonora Duse e l’amore per Gabriele D’Annunzio
Eleonora incontra per la prima volta il giovane vate, Gabriele D’Annunzio, a Roma nel 1882, lo ricorda come un giovane affascinante e pieno di riccioli, sceso da poco dagli Abruzzi, con tre opere pubblicate.
Sempre a Roma ma nel 1888, dopo la sua singolare interpretazione di Margherita Gauthier nella Signora delle camelie di Dumas figlio, nel teatro Valle, ecco spuntare da dietro i camerini di nuovo quel ragazzetto esile, ma tutto scatti ed eleganza, che con entusiasmo le grida:
“O grande amatrice!”.
Nel giugno 1892 d’Annunzio le scrive una dedica, Alla divina Eleonora Duse, su un esemplare delle sue Elegie romane. Da quel libro nasce in Eleonora il desiderio di rivederlo e dopo quell’incontro si abbandona.
Un altro incontro memorabile avvenne a Venezia, quel luogo richiamato anche nell’opera di D’Annunzio, Il fuoco (1900) dove ricorda la sua relazione con la Duse.
Quando Eleonora Duse iniziò a frequentare D’Annunzio, era già un’attrice di fama mondiale, nota sia in Europa che in America. I drammi dannunziani da lei rappresentati e spesso finanziati, non solo gli assicurarono il successo ma anche l’attenzione della critica fuori dall’Italia.
Ciò nonostante, nel 1896, D’Annunzio le preferì a Sarah Bernhardt per la prima rappresentazione francese de La ville morte.
Tuttavia i due trascorsero insieme circa dieci anni, fatti di rotture, liti, tradimenti e ricongiungimenti.
Eleonora Duse, riferendosi al legame con D’Annunzio, scrive:
“Gli perdono di avermi sfruttata, rovinata, umiliata. Gli perdono tutto, perché ho amato”.
Mentre le parole del Vate furono:
“nessuna donna mi ha mai amato come Eleonora, né prima, né dopo. Questa è la verità lacerata dal rimorso e addolcita dal rimpianto”.
Eleonora Duse: curiosità e morte
Eleonora Duse, aveva numerose particolarità che la contraddistinguevano; pare che l’attrice non amasse truccarsi né in scena, né fuoriscena; indossava il viola liberamente, un colore che, era aborrito dalla gente di spettacolo; non amava le prove e aveva una passione sfrenata per i fiori.
Inoltre, amava recitare con le mani sui fianchi, in piedi, o con i gomiti sulle ginocchia; tutti atteggiamenti sopra le righe – per quei tempi – ma senza dubbio tutte caratteristiche che la distinsero nell’ambiente teatrale e tra la folla di ammiratori e seguaci.
Nel 1909, avviene il suo ritiro dalle scene, ricomparirà nel 1916 con il suo unico film muto Cenere, tratto dall’omonimo romanzo di Grazia Deledda e nel 1921, calcherà le scene con La donna del mare.
Muore all’età di 65 anni, il 21 aprile 1924, durante una tournée negli USA a causa di una polmonite.