Archiviata la vittoria del centrodestra alle elezioni politiche 2022 in Italia, ora è tempo di pensare ai prossimi passi che porteranno alla nascita del nuovo governo. Cosa succede ora? Si tratterà della 19esima legislatura in Italia. Il decreto 97/2022 ha fissato per il 13 ottobre la prima riunione delle nuove Camere, quando dovrebbero essere scelti i presidenti di Camera e Senato, e formati i gruppi parlamentari. A quel punto, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avvierà le consultazioni e darà l’incarico di formare il nuovo governo.
Elezioni 2022, cosa succede ora?
Ci sono dei tempi tecnici per insediare il nuovo Parlamento, eleggerne i presidenti, e formare quindi il governo. Considerando tutti i passaggi necessari, il nuovo esecutivo sarà nel pieno delle funzioni probabilmente in novembre. Di certo, il calendario istituzionale si intreccia con quello della legge di bilancio che, di norma, va presentata alle Camere tra il 15 e il 20 ottobre da chi siederà a Palazzo Chigi.
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Il discorso della vittoria dice già qualcosa, soprattutto agli alleati
“Il segnale degli italiani è di un governo di centrodestra a guida di Fratelli d’Italia. L’Italia ha scelto noi, non la tradiremo. Far sì che gli italiani siano nuovamente orgogliosi di essere italiani”, le prime parole di Giorgia Meloni post-voto che aprono immediate riflessioni sugli equilibri nel centrodestra. Rispetto alle elezioni del 2018 Fratelli d’Italia ha sestuplicato i voti raccolti, passando da poco più del 4 per cento all’attuale 26,3.
Meloni si è spianata la strada verso Palazzo Chigi, ma ora deve subito badare agli equilibri nella coalizione, a partire dalla caduta rumorosa della Lega di Matteo Salvini. Il percorso del Carroccio è stato inverso rispetto a Fratelli d’Italia: la Lega è passata dal 17,6 per cento del 2018 a circa il 9, perdendo voti in regioni chiave come il Veneto.
Anche Forza Italia ha perso voti rispetto alle scorse elezioni, passando dal 14,4 per cento del 2018 all’attuale 8 per cento. Probabilmente si tratta della fine dell’era berlusconiana che potrebbe dare gli ultimi colpi di coda in questo governo, magari al Ministero degli Esteri, si dice. Alla luce dei risultati, soprattutto rispetto alle politiche del 2018, per Meloni sarà fondamentale tenere unita la coalizione così da poter governare in autonomia alla Camera e al Senato.
I dettagli
Elezioni 2022: cosa succede ora? Ma vediamo nel dettaglio cosa accade dopo il 26 settembre, ormai assodati i risultati di questo round elettorale. Il decreto 97/2022 ha fissato per il 13 ottobre la prima riunione delle nuove camere: in quell’occasione i neo-eletti prenderanno possesso del proprio seggio a Montecitorio e a Palazzo Madama. Per essere operativo al 100%, il Parlamento deve eleggere i rispettivi presidenti: nulla toglie che vengano scelti subito, come accadde nel 2008. Il voto è segreto: alla Camera serve la maggioranza dei due terzi dei componenti. Al secondo scrutinio è richiesta la maggioranza dei due terzi dei voti. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti. Al Senato, le prime due votazioni hanno bisogno della maggioranza degli aventi diritto, alla terza serve la maggioranza degli eletti.
Una volta indicati coloro che ricopriranno la seconda e la terza carica dello Stato e formati i gruppi parlamentari, Mattarella può aprire le consultazioni per poi dare l’incarico di formare un nuovo governo. Ci possono volere giorni o settimane. Tutto dipende dai risultati elettorali: se dalle urne, come pare, emerge una maggioranza chiara, la formazione del governo è più veloce. In media ci vogliono dai 30 ai 35 giorni.
Com’è andata le ultime volte?
Nel 2018, per dire, si votò il 4 marzo e il governo Conte I giurò l’1 giugno, cioè 90 giorni dopo; nel 2013 dopo le urne del 24 febbraio il governo Letta giurò il 28 aprile, vale a dire 63 giorni dopo; nel 2008, dopo il chiaro successo del centrodestra il 13 aprile, il giuramento del Berlusconi IV arrivò l’8 maggio, quindi dopo 25 giorni dal voto. Entro dieci giorni dal giuramento, il nuovo esecutivo si presenta alle Camere per ottenere il voto di fiducia.