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Elezioni politiche 2022, quando e come si vota | LA GUIDA COMPLETA

Quando come si vota per le elezioni politiche del 2022 in Italia? Il prossimo 25 settembre gli italiani sono chiamati a votare deputati e senatori dopo le dimissioni di Mario Draghi che – di fatto – hanno anticipato la conclusione del suo mandato da Presidente del Consiglio dei Ministri, inizialmente in programma a marzo 2023. Ecco tutto quello che c’è da sapere su questa tornata elettorale. La guida completa: simboli e partiti in campo.
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Elezioni politiche del 2022 in Italia: quando si vota

Gli italiani torneranno a votare per la formazione del nuovo governo il 25 settembre 2022. Si tratta di un appuntamento particolarmente importante, dato che in questa occasione entrerà in vigore la riforma del taglio dei parlamentari, confermata dal referendum tenutosi tra il 20 e 21 settembre del 2020.

Le Camere neolette si riuniranno per la prima seduta della XIX legislatura il 13 ottobre. Per effetto della riforma costituzionale approvata nel 2019 e confermata con il referendum del 2020, il numero di eletti si ridurrà a 400 deputati e 200 senatori (dalla IV alla XVIII legislatura erano rispettivamente 630 e 315); inoltre, l’elettorato attivo per il Senato includerà tutti i maggiorenni e non più solo i maggiori di 25 anni. Per la prima volta nella storia repubblicana, il voto si terrà in autunno anziché nella prima metà dell’anno. 



Come verranno eletti deputati e senatori

Le legge elettorale vigente è la legge Rosato, che ha regolato altresì le precedenti elezioni del 2018. Detta legge prevede un sistema elettorale misto, dove:

Conformemente agli articoli 56 e 57 della Costituzione, così come modificati dalla legge costituzionale 1/2020, confermata dall’esito del referendum costituzionale in Italia del 2020, le elezioni investiranno per la prima volta 400 deputati e 200 senatori, contro i rispettivi 630 e 315 previsti dalla Carta per tutte le legislature elette dal 1963 al 2018. Inoltre, per effetto della legge costituzionale 1/2021, l’elettorato attivo per il Senato includerà tutti i maggiorenni e non più i soli cittadini di età superiore ai venticinque anni.

Simboli e partiti in campo

Sono 75 (sui 101 consegnati) i simboli elettorali ammessi dal Viminale per le elezioni politiche del 25 settembre 2022, mentre prosegue la campagna elettorale. È quanto si evince dalle bacheche esposte nella sede del ministero degli Interni. Ai 70 simboli approvati nella prima valutazioni se ne aggiungono altri cinque: Palamara oltre il sistema, Peretti Liberazione Democrazia Cattolica Liberale, Partito federalista italiano, Popolo partite Iva, Italia s’è desta.

Oltre ai “big” Pd, Fratelli di Italia, Lega, Forza Italia, M5s e Azione-Italia Viva, il ministero degli Interni ha dato l’ok, tra gli altri, ai contrassegni di Impegno Civico, Forza Nuova, Mastella-Noi di centro-Europeisti, Pci, Cambiamo, Partito Repubblicano Italiano, Per l’Italia con Paragone, ItalExit’ e Nuovo Psi. Nella bacheca degli ammessi anche il Partito dei Gay, Liberi Basta Tasse, la lista del sedicente medico Adriano Panzironi, ‘Rivoluzione Sanitaria’ e il Partito della Follia. Ai 70 simboli approvati nella prima valutazioni se ne sono aggiunti altri cinque: Palamara oltre il sistema, Peretti Dcl Liberazione Democrazia Cattolica Liberale, Partito federalista italiano, Popolo partite Iva, Italia sé desta. Al momento non hanno superato il vaglio ministeriale, tra gli altri, Italia con Draghi, Up con De Magistris, Partito pensionati al centro e Libertas Democrazia cristiana.



I simboli esclusi

I simboli esclusi potranno ora presentare ricorso in Cassazione che entro domenica dovrà emettere la decisione definitiva. Proprio dal 21 agosto, dalle 8 del mattino, nelle cancellerie delle Corti di Appello potranno essere depositate le liste elettorali. La ‘finestra’ per depositare la documentazione sarà aperta fino alle 20 del 22 agosto. Entro due giorni, quindi, dovrà essere completata la raccolta delle firme. Il “quantum” delle sottoscrizioni è legato al numero di collegi plurinominali definiti nella legge elettorale e diminuiti dopo i tagli del numero dei parlamentari”.

Come si vota per la Camera e per il Senato

L’elettore al seggio si vede consegnare due schede, una per la Camera e un’altra per il Senato. Oggi i 18enni votano sia per la Camera che per il Senato (in passato, per il Senato, bisognava avere 25 anni). Con l’attuale legge elettorale gli italiani sono chiamati semplicemente a mettere una croce su un simbolo e per rendere loro la cosa ancor più facile, in quel simbolo troveranno nella gran parte dei casi anche il nome del capo politico del partito, in modo da ridurre ancor più la possibilità di errore.

Sulla scheda c’è il nome del candidato al collegio uninominale e una breve lista bloccata di candidati per la parte proporzionale. Se si traccia un segno sulla lista, il suffragio è automaticamente esteso al candidato collegato nel maggioritario.

A chi vota è infatti attribuita solo la possibilità di scegliere la lista preferita, senza poter indicare preferenze tra i candidati e senza nemmeno potere distinguere il suo voto tra la parte proporzionale e quella maggioritaria. Alle forze politiche, invece, la legge elettorale consente di distribuire seggi più o meno sicuri, formare alleanze spurie, dare vita a coalizioni senza vincoli e a ogni altra alchimia utile alla causa.

Se si vota solo il candidato nel collegio uninominale, il voto è spalmato pro quota tra le diverse liste che lo appoggiano. Il sistema è congegnato in modo che siano identici il totale dei voti alle liste e quello dei suffragi ai candidati. Nel collegio uninominale c’è il maggioritario secco: vince il candidato che ha la maggioranza relativa dei voti. Nel proporzionale i seggi sono ripartiti in base alle mini-liste bloccate. Alla Camera il calcolo avviene su base nazionale. Il Senato, invece, secondo la Costituzione è eletto su base regionale: nelle regioni più piccole – che eleggono pochi senatori e in qualche caso uno solo – il gioco dei resti crea una sorta di sbarramento di fatto sui seggi da attribuire; più la regione è piccola maggiore diventa la soglia per l’attribuzione. Nel maggioritario i partiti più grandi tendono a dare ai più piccoli qualche collegio sicuro, assicurando loro il diritto di tribuna ma venendo compensati dai voti proporzionali delle liste che superano l’1% ma non arrivano al 3.

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