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Elezione presidente Repubblica, alla Camera il covid manda in pensione il ‘catafalco’

Cos’è il catafalco e cosa c’entra con le elezioni del presidente della Repubblica? Avrebbe compiuto trent’anni il prossimo 17 maggio, visto che comparve nell’Aula di Montecitorio in occasione del settimo scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica che si svolse in quella giornata del 1992. Ora, per garantire il rispetto delle norme sanitarie legate al Covid, il cosiddetto catafalco verrà sostituito da cabine diverse, si vedrà se in via provvisoria o definitiva, in quest’ultimo caso con conseguente pensionamento.
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A deciderne l’introduzione fu l’allora presidente della Camera, poi eletto Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro. Il giorno precedente, durante le due votazioni che avevano visto la bocciatura della candidatura di Arnaldo Forlani, risultarono, rispettivamente, tre e cinque schede in più rispetto ai votanti. Gli scrutini, spiegò Scalfaro, non furono annullati applicando “il principio generale di resistenza” previsto dal Regolamento della Camera, in quanto aggiungendo o togliendo quei voti non sarebbe cambiato l’esito della votazione.

Le proteste di Pannella e i voti a matita

Tuttavia, dopo le vibrate proteste di Marco Pannella e una riunione congiunta delle Conferenze dei capigruppo di Camera e Senato, il presidente decise che da quel momento in avanti le schede venissero timbrate e siglate dal segretario generale della Camera; che parlamentari e delegati regionali entrati nel corridoio sotto il banco della Presidenza ricevessero la scheda e la matita; che entrassero nelle apposite cabine e che, una volta votato, deponessero la scheda nell’urna di fronte alla quale vi sarebbe stato un segretario di presidenza.

Le nuove cabine

E le cabine, per la forma e la collocazione, vennero appunto definite un ‘catafalco’ e da quel momento in poi utilizzate anche per tutte le elezioni del Parlamento in seduta comune, come ad esempio quelle per i giudici costituzionali e per i componenti del Csm.

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