Dopo la morte di Matteo Messina Denaro scatta la caccia al patrimonio nascosto del super boss di Cosa Nostra, latitante per oltre trent’anni e la cui scomparsa lascerà un vuoto nella cosca. Ci si chiede, infatti, chi prenderà in mano lo scettro del capomafia più rappresentativo e carismatico deceduto all’età di 62 anni a causa di un tumore al colon giunto al quarto stadio.
L’eredità di Messina Denaro contesa tra la sorella Rosalia e il nipote Francesco
Matteo Messina Denaro lascia una doppia eredità. Da un lato quella economica, dall’altro quella mafiosa. Due aspetti su cui indagano gli inquirenti, forti di conoscenze ancora confinate dal segreto di indagine tuttora in corso, chiamati a individuare e per quanto possibile prevenire il futuro dell’organizzazione criminale come riportato dal Corriere della Sera.
Per quanto concerne la successione. saranno importanti i cognomi e gli intrecci nel nucleo familiare dei Messina Denaro. La cosca proverà a sopravvivere all’ultimo padrino, anche se molti parenti sono stati o si trovano ancora in galera, tenuti sempre sotto controllo, ma ciò nonostante sempre coinvolti nei traffici legati prima al latitante e poi all’ergastolano di casa detenuto.
Chi potrebbe puntare a ereditare il potere di Messina Denaro è Francesco Guttadauro, il “nipote prediletto” di Messina Denaro, figlio di Filippo Guttadauro e di Rosalia Messina Denaro. Francesco può vantare il cognome della famiglia paterna, lo stesso del clan che governa Cosa nostra a Bagheria in stretto contatto con i Graviano, a loro volta controllori del quartiere palermitano di Brancaccio.
Fu arrestato nel dicembre del 2013, quando fu condannato a 16 anni di reclusione che sta scontando senza mostrare il minimo cedimento. Potrebbe uscire entro la fine del 2025, approfittando dell’abbuono di tre mesi per ogni anno trascorso in cella riconosciuto a tutti i detenuti, unico beneficio che si applica anche ai reclusi per mafia.
Il patrimonio di Matteo Messina Denaro
Ma cosa lascia Matteo Messina Denaro ai suoi eredi? Investimenti nascosti che nel corso del tempo hanno rimpiazzato i beni e le imprese per decine di milioni sequestrati e confiscati ai prestanome scoperti in passato.