Il 15 novembre del 1974 esce Frankenstein Junior (Young Frankenstein) un film diretto da Mel Brooks. È il quarto film di Brooks, a partire da un’idea di Gene Wilder, che è anche autore della sceneggiatura insieme al regista.
Nel 1974 esce nelle sale Frankenstein Junior
Campione d’incassi nel 1975, la pellicola si rifà in senso parodistico al romanzo di Mary Shelley e agli altri celebri film da esso ispirati, che hanno come capostipite Frankenstein di James Whale del 1931. Il film è interamente girato in bianco e nero, adottando una fotografia e uno stile anni trenta, giocando anche sulle transizioni tra una scena e l’altra proprio per riprendere anche esteticamente i toni del film di Whale. Questo risultato è stato raggiunto utilizzando perfino gli attrezzi di scena del film originale, ricollocati nelle stesse posizioni e negli identici studi di ripresa.
Nel 2003 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 2000 l’AFI l’ha inserito al tredicesimo posto nella classifica delle migliori cento commedie americane di tutti i tempi. In Italia risulta essere, con 500.000 copie vendute, il DVD classico di maggior successo della storia dell’home video.
Produzione
Dopo vari fallimenti al box office, inclusi film oggi considerati dei cult movie come Per favore, non toccate le vecchiette e Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, Gene Wilder riuscì finalmente a sfondare nel 1972 grazie a un ruolo nel film di Woody Allen, Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere). Fu circa in quel periodo che iniziò a trastullarsi con l’idea di scrivere un soggetto sul nipote del dr. Frankenstein. Wilder aveva già scritto delle sceneggiature in passato, che, per sua stessa ammissione, non erano un granché e, mentre era intento a scrivere il copione, venne contattato dal suo agente Mike Medavoy che gli suggerì di fare un film con due dei suoi nuovi clienti, Peter Boyle e Marty Feldman; Wilder parlò loro della sua idea su Frankenstein e, dopo pochi giorni, inviò a Medavoy quattro pagine del copione. Fu Medavoy poi a suggerire a Wilder di chiedere a Mel Brooks di occuparsi della regia. Wilder aveva già parlato a Brooks della sua idea qualche tempo prima ma sulle prime Brooks aveva declinato l’offerta; Gene ritentò qualche mese dopo, mentre i due erano impegnati nelle riprese di Mezzogiorno e mezzo di fuoco. In un’intervista del 2010 al Los Angeles Times, Brooks raccontò la genesi del film: «Ero nel mezzo delle ultime settimane di riprese per Mezzogiorno e mezzo di fuoco da qualche parte nella Antelope Valley, e Gene Wilder ed io ci stavamo facendo una tazza di caffè quando lui mi disse che poteva esserci un altro Frankenstein. Io dissi: “Non un altro ancora! abbiamo avuto il figlio di, il cugino di, il cognato di. Non abbiamo bisogno di un altro Frankenstein!” La sua idea era semplice: Cosa sarebbe successo se il nipote del dottor Frankenstein non avesse voluto aver niente a che fare con il suo illustre antenato. Anzi, provasse vergogna di questa parentela. Dissi: “Questo sì che sarebbe divertente”».
Convintosi a dirigere il film, dopo aver collaborato con Wilder per completare il copione, Brooks chiese un budget di almeno 2,3 milioni di dollari per la sua realizzazione alla Columbia che, concedendogliene solo 1,75 milioni, spinse Brooks a rivolgersi alla 20th Century Fox la quale accettò di finanziare l’opera con un budget maggiore facendo firmare un contratto di esclusiva a Wilder e Brooks per un periodo di cinque anni.
Il cervello che Igor viene incaricato di rubare è indicato essere quello di un tale “Hans Delbrück, scienziato e santo”. Nella vita reale, è esistito un vero Hans Delbrück, politico e storico militare vissuto nel diciannovesimo secolo, il cui figlio, Max Delbrück, fu un biochimico premio Nobel nel ventesimo secolo.
Ogni volta che viene menzionato il nome di Frau Blücher, i cavalli nitriscono come se ne fossero spaventati. Molti spettatori di lingua inglese erroneamente credettero che “blücher” fosse la traduzione di “glue”, “colla”, in tedesco (con riferimento alla pratica di fabbricare la colla animale mediante la lavorazione di cascami derivanti dalla macellazione dei cavalli); tuttavia, in tedesco Blücher non significa affatto “colla” ed è invece un cognome abbastanza comune in Germania. Il termine in lingua tedesca per indicare la colla è der Kleber, o tierischer Leim se si intende la “colla animale”. Nel corso di un’intervista del 2000, Brooks suggerì che il gioco di parole sul quale si fonda la gag fosse basato proprio su questo errore di traduzione, che aveva sentito da qualcuno. Cloris Leachman, l’attrice che impersonò Frau Blücher nel film, confermò questa versione dei fatti affermando come Mel Brooks le avesse svelato la ragione per la quale il suo personaggio venne chiamato Blücher. Nel commento audio dell’edizione in DVD, Mel Brooks spiega che i cavalli nitriscono terrorizzati al solo sentir nominare Frau Blücher perché ella è un personaggio crudele: «Sono terrorizzati da lei; Dio solo sa cosa fa loro quando non c’è nessuno in giro».
Quando il film uscì nei cinema, il gruppo rock Aerosmith stava lavorando al proprio terzo album di studio, Toys in the Attic. I membri della band avevano composto la musica di un pezzo ma non riuscivano a trovare un testo che si adattasse alla melodia. Dopo un po’, decisero di fare una pausa per assistere a una proiezione serale di Frankenstein Junior, dove la battuta di Igor «segua i miei passi» (in originale “walk this way”) fornì l’ispirazione per il testo della canzone Walk This Way.
La gobba di Igor è stata resa con un’imbottitura per simulare la gravidanza.
Critica
La critica ha intravisto le somiglianze con i film di James Whale, da cui il regista prese alcune delle attrezzature utilizzate, affermando che non si tratta di una reale parodia, bensì di una rivisitazione critica della storia scritta da Mary Shelley. In realtà gli spunti più significativi adottati da Mel Brooks per il suo film vengono da Il figlio di Frankenstein di Rowland V. Lee del 1939, soprattutto la scena della partita a freccette con l’ispettore Kemp, dove quest’ultimo ricalca in maniera sorprendente la figura dell’ispettore Krogh nel film del ’39. Da parte sua, Gene Wilder disse che il film traeva ispirazione da Frankenstein (1931), La moglie di Frankenstein (1935), Il figlio di Frankenstein (1939) e Il terrore di Frankenstein (1942).
Grande successo di pubblico e critica, Frankenstein Junior è stato inserito alla posizione numero 28 nella “lista delle 50 migliori commedie di sempre” redatta da Total Film, alla numero 56 nella classifica “100 Funniest Movies” del canale televisivo Bravo TV, e alla 13ª nella “lista delle 100 commedie statunitensi più divertenti” dell’American Film Institute. Nel 2003, il film è stato ritenuto “culturalmente, storicamente ed esteticamente rilevante” dalla National Film Preservation Board, e scelto per la conservazione presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America. Intervistato in occasione del 40º anniversario dell’uscita del film nelle sale, Mel Brooks definì Frankenstein Junior di gran lunga il suo miglior lavoro (sebbene non il più divertente) in qualità di sceneggiatore e regista.
Riconoscimenti
- 1975 – Premio Oscar
- Candidatura come migliore sceneggiatura non originale a Mel Brooks e Gene Wilder
- Candidatura come miglior sonoro a Richard Portman e Gene S. Cantamessa
- 1975 – Golden Globe
- Candidatura come Migliore attrice in un film commedia o musicale a Cloris Leachman
- Candidatura come Miglior attrice non protagonista a Madeline Kahn
- 1976 – Saturn Award
- Miglior film horror
- Migliore regia a Mel Brooks
- Miglior attore non protagonista a Marty Feldman
- Migliore scenografia a Robert De Vestel e Dale Hennesy
- Miglior trucco a William Tuttle