di Domenico De Rosa
Ursula von der Leyen è l’emblema perfetto della degenerazione tecnocratica dell’Unione Europea: una figura priva di qualsiasi legittimazione popolare, imposta dall’alto attraverso giochi di potere burocratici e spartizioni tra élite politiche che ignorano completamente la volontà dei cittadini europei. Se oggi si tenesse una votazione di gradimento sulla sua leadership, è altamente probabile che il suo consenso reale non supererebbe il 5%, forse persino meno. Eppure, con le regole opache e antidemocratiche dell’UE, questa personalità guida la Commissione Europea e definisce la linea politica di 450 milioni di persone senza che nessuno l’abbia mai veramente scelta.
Questo è il cuore del problema dell’Unione Europea contemporanea: un’architettura istituzionale che concentra il potere nelle mani di una classe dirigente completamente scollegata dalla realtà, che non deve rispondere ai cittadini, ma solo ai giochi di equilibri interni di Bruxelles. Von der Leyen non ha mai dovuto affrontare un vero dibattito pubblico, non ha mai dovuto guadagnarsi il consenso con idee innovative o capacità di leadership, ma è semplicemente emersa come figura di compromesso tra i vertici del Partito Popolare Europeo e la cancelliera Angela Merkel, che la impose nonostante il suo fallimentare operato come ministro della Difesa in Germania.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’Europa gestita da una tecnocrazia autoreferenziale, che impone regolamenti soffocanti, decisioni economiche devastanti e strategie geopolitiche suicide, senza mai doversi confrontare con la realtà del dissenso popolare. Le conseguenze sono disastrose: un continente sempre meno competitivo, stretto nella morsa di una burocrazia paralizzante e di una visione ideologica che soffoca l’iniziativa privata, il dinamismo industriale e la capacità di adattarsi a un mondo che cambia rapidamente.
Se un qualsiasi capo di governo nazionale avesse un consenso inferiore al 5%, sarebbe costretto a dimettersi immediatamente o sarebbe spazzato via alle elezioni successive. Ma nell’UE, dove il voto popolare è stato sterilizzato da un sistema che privilegia l’accentramento burocratico, un leader impopolare può continuare a governare indisturbato, prendendo decisioni che incidono sulla vita di milioni di persone senza mai dover rendere conto a nessuno.
Questo è il vero scandalo democratico dell’Europa di oggi: non il fatto che le politiche di von der Leyen siano sbagliate e lo sono, come dimostra l’autodistruttiva strategia del Green Deal, ma il fatto che i cittadini europei non abbiano alcun potere reale di fermarle. Siamo di fronte a un regime politico che si regge sull’assenza di consenso e che si auto-perpetua senza alcun vero meccanismo di responsabilizzazione. E finché questo sistema non verrà scardinato, l’Europa sarà destinata al declino.