La Chiesa è contraria all’eutanasia, ma il cardinale Zuppi ha dichiarato di voler celebrare i funerali di chi sceglie il suicidio assistito. Un passo verso gli ammalati che soffrono e che sono consapevoli dell’inesistenza di cure adeguate che gli possano permettere una vita normale.
Chiesa contraria all’Eutanasia, la parola al cardinale Zuppi
In un’intervista a Vanity Fair il cardinale Zuppi ha dichiarato, dopo la domanda relativa al celebrare i funerali per chi sceglie l’eutanasia: “Sì. Devo però chiarire un punto: la Chiesa non ammette l’eutanasia, ma chiede l’applicazione delle cure palliative. Si resta fino all’ultimo accanto all’amato, facendo di tutto per togliere la sofferenza del corpo e dello spirito, quindi senza alcun accanimento, ma difendendo sempre la dignità della persona”.
Il caso di Piergiorgio Welby
Nel 2006 Piergiorgio Welby, il militante del Partito Radicale affetto da distrofia muscolare, ha scelto l’eutanasia, grazie a un medico che lo aiutò a morire. All’epoca dei fatti, il cardinale Camillo Ruini si rifiutò di celebrare i funerali.
Il no della Chiesa
La Chiesa cattolica non ha cambiato in questi anni la sua dottrina in merito all’eutanasia. Questa non è mai ammessa, ha sempre sostenuto. Eppure, se la sostanza non cambia, è mutato l’approccio verso le persone che hanno scelto questa strada. Da indegni di ricevere le esequie, a persone a cui concedere, come a chiunque altro, l’ultimo saluto. Lo ha notato con soddisfazione anche Mina Welby, co-presidente Associazione Luca Coscioni e vedova di Piergiorgio.
Don Matteo Zuppi, il prete operaio
Accanto a Rosma Scuteri, malata di Sla, Mina Welby ha conosciuto don Matteo Zuppi. Era parroco di santa Maria in Trastevere. Dice: “Lui prima di essere prete è uomo, essere umano. Cerca di capire le sofferenze delle persone e, in semplicità, è accanto a loro, senza giudicare le loro scelte. Sono felice della sua stima e so che il funerale a Piero lo avrebbe fatto”, commentando le parole del presidente della Cei.
Monsignor Paglia e l’eutansia
Non solo il cardinale Zuppi è la dimostrazione di un accenno di evoluzione del pensiero ecclesiastico, ma anche Monsignor Vincenzo Paglia ha palesato una forma di apertura verso la fine delle sofferenze dei malati più gravi.
Monsignor Vincenzo Paglia ha recentemente dichiarato come “tutti conosciamo le sofferenze a volte drammatiche di chi deve affrontare i momenti finali della propria vita”. E ha sostenuto, con apertura di spirito, la necessità di trovare una legge “che regoli questi momenti finali della vita“.
Il pensiero dei Gesuiti
Ed anche per Civiltà cattolica, la storica rivista dei gesuiti, un compromesso sul tema è raggiungibile. In un articolo dello scorso gennaio la rivista sosteneva la necessità di arrivare a una legge condivisa da tutti.
Se i gesuiti si schieravano contro l’idea che sia lecito far morire, insieme ritenevano legittimo discutere su come “lasciar morire” e cioè sulla necessità di trovare un modo concreto ed efficace per impedire l’accanimento terapeutico e le sofferenze inutili nonostante vi siano difficoltà a normare il tutto.