La Corte Costituzionale respinge il referendum sull’eutanasia legale. La Consulta ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili.
Eutanasia legale, la Consulta dice no al Referendum
Il quesito del referendum prevedeva l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale, omicidio del consenziente, cosa che avrebbe comportato l’introduzione dell’eutanasia legale. Il comitato promosso dall’Associazione Luca Coscioni per questo referendum aveva raccolto oltre 1 milione e 200 mila firme, tra fisiche ed elettroniche.
Per ottenere l’eutanasia si sarebbe passati attraverso la depenalizzazione parziale dell’omicidio del consenziente, con esclusione di casi ben definiti. Ovvero in caso di consenso dato da persona minore degli anni 18, da persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione oppure carpito con inganno. Tutti questi casi avrebbero continuato ad essere puniti come omicidi dolosi.
La Consulta dovrà esprimersi su altri quesiti
La Consulta dovrà ora esprimersi su una serie di altri quesiti, il principale dei quali riguarda la legalizzazione del consumo di cannabis; gli altri vertono su temi legati alla giustizia. Se i giudici dovessero ammettere questi referendum gli italiani saranno chiamati alle urne in un periodo compreso tra il 15 aprile e il 15 giugno.
La nota ufficiale
Ecco la nota ufficiale:
“La Corte costituzionale si è riunita oggi in camera di consiglio per discutere sull’ammissibilità del referendum denominato ‘Abrogazione parziale dell’articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)’. In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.