Cronaca

Usa, Facebook e Instagram cancellano i post che offrono pillole abortive

Dopo la decisione della Corte Suprema negli Usa di cancellare il diritto all’aborto, Facebook e Instagram cancellano i post che offrono pillole abortive. Tali post sui social media apparentemente miravano ad aiutare le donne che vivono in stati in cui le leggi preesistenti che vietano l’aborto sono improvvisamente entrate in vigore venerdì.

Usa, Facebook e Instagram cancellano i post delle pillole abortive

I due colossi, Facebook e Instagram, stanno rimuovendo i post che offrono pillole per abortire alle donne che potrebbero non essere in grado di accedervi in seguito alla decisione presa dalla Corte Suprema che ha revocato le protezioni costituzionali.

Usa, Corte Suprema cancella il diritto all’aborto

Una donna da oggi in America non è più libera di decidere se continuare la sua gravidanza oppure che sia un errore e interromperla. È stata annullata la sentenza Roe v. Wade del 1973 che da 50 anni garantisce alle donne il diritto di abortire liberamente. Un salto che riporta indietro nel tempo.

La decisione

La Corte Suprema ha deciso così di cancellare un diritto che spettava alle donne, dichiarando: “L’aborto presenta una profonda questione morale. E la Costituzione non conferisce il diritto all’aborto”.

La decisione è stata presa da una Corte divisa, con 6 voti a favore e 3 contrari, i giudici liberal Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Stephen Breyer. “Tristemente, molte donne hanno perso oggi una tutela costituzionale fondamentale. Noi dissentiamo”.

Il ricorso

Dopo la decisione presa, a fare ricorso è stata l’unica clinica rimasta nello Stato a offrire l’aborto. Una bozza trapelata nelle scorse settimane aveva indicato che la maggior parte dei giudici era favorevole a cancellarne il diritto suscitando così polemiche e proteste che, però, non sono valse a molto.

Cosa succede ora

Ma cosa succede ore che è stata cancellata una delle leggi storiche che garantiva alle donne da 50 anni di porre fine ad una gravidanza? I singoli Stati saranno liberi di applicare le loro leggi.

Si torna, quindi, indietro nel tempo ancora una volta: a quando l’aborto era disciplinato da ciascuno Stato. In oltre 10 Stati era legale solo se costituiva pericolo per la donna, in caso di stupro, incesto o malformazioni fetali.

Le polemiche

Già dalla diffusione della decisione resa ufficiale, moltissime donne si sono riunite in segno di protesta di fronte l’edificio che ospita il massimo organismo giuridico americano. Le piccole organizzazioni favorevoli all’aborto hanno diffuso un comunicato denunciando: “Ogni tattica e minaccia di gruppi che usano la distruzione e le violenza come mezzo, non parlano per noi, i nostri sostenitori, le nostre comunità e il nostro movimento. Siamo impegnati a proteggere ed espandere l’accesso all’aborto e alla libertà riproduttiva attraverso un attivismo pacifico e non violento”, concludono.

L’accusa di Obama

Anche Obama non è molto d’accordo sulla decisione presa: “Oggi la Corte suprema non solo ha annullato quasi 50 anni di precedenti, ha relegato la decisione più intensamente personale che qualcuno possa prendere ai capricci di politici e ideologi, attaccando le libertà essenziali di milioni di persone”, si legge in un tweet.

Sin da subito i manifestanti si sono rivoltati contro e sono scesi in piazza a protestare.

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