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Fazio sulle critiche a Elodie: “È patriarcato, non scandalizza il suo corpo ma la sua indipendenza”

Fazio sulle critiche a Elodie: “È patriarcato, non scandalizza il suo corpo ma la sua indipendenza”. Ospite a Che tempo che fa, l’artista ha replicato alle critiche da parte di chi reputa il look adottato nei suoi concerti troppo audace. Partendo da questa dichiarazione, Fazio ha scritto una lunga lettera pubblicata dal settimanale Oggi. Lettera riproposta sui profili social del programma da lui condotto.

Fazio sulle critiche a Elodie

Fabio Fazio è partito proprio dalla frase pronunciata da Elodie nel suo programma e ha commentato: “Basterebbero queste parole per chiudere la faccenda. È in particolare il “mi piace” la parte più importante della dichiarazione. Mi piace, cioè piace a me ed ecco che l’asserzione dovrebbe diventare indiscutibile. Elodie non cerca il consenso altrui, anzi: è proprio il dissenso che deriva dal rappresentarsi e mettersi in scena come preferisce, senza far niente di male, a creare quel fastidio che le piace”. Così ha spiegato che, proprio come hanno fatto tante popstar, da Madonna a Lady Gaga e prima ancora Raffaella Carrà, l’artista “adopera il proprio corpo come uno strumento del comunicare o addirittura come un’opera d’arte.

La riflessione sul corpo come strumento per comunicare

Il conduttore di Che Tempo Che fa ha aggiunto che anche alle dive del passato accadeva di suscitare scalpore quando si esprimevano attraverso il loro corpo. Dunque, ha riflettuto sul patriarcato: “Non è consentito a una donna di poter essere libera di mostrare sé stessa come vuole, quasi non fosse padrona del proprio corpo e delle proprie intenzioni. Ecco che cosa si intende per società patriarcale: proprio quella in cui ancora si ritiene che il corpo della donna, soprattutto se sexy o provocante, appartenga alla collettività maschile. Lo scandalo non è dunque lo spacco o la scollatura, ma il rivendicare l’autonomia e l’indipendenza. Non è concepibile che una donna si spogli per sé stessa, come gesto di libertà, e non per piacere agli uomini. E ha concluso:


“Nel tempo in cui viene continuamente ribadito che la parola donna è sinonimo di madre e di custode del focolare, non è tollerabile che una donna diventi simbolo della comunità Lgbtq, che disponga di sé come preferisce, che parli di diritti o di politica magari criticando il governo. Nessuno si sognerebbe di stigmatizzare Roberto Bolle quando balla a torso nudo su un palco o Damiano dei Maneskin o un calciatore che si toglie la maglietta a fine partita. In molte parti del mondo le donne sono cose, schiave, nascoste da veli e burka, proprietà privata di maschi che ne dispongono come oggetti di nessun conto. Questo è intollerabile. Non l’esibizione di una popstar che fa la popstar“.

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