Forte, simpatico, protettivo, divertente e semplicemente unico. Il 19 marzo si festeggia il papà, una figura fondamentale nella vita di tutti noi. Questa festività ha origini molto lontane, ma è stata ufficializzata solo di recente. Era il 19 giugno 1910 quando Sonora Smart Dodd, una signora americana, propose di celebrare i papà.
Festa del papà: le origini e la storia
La festa del papà nasce nei primi decenni del 20° secolo, complementare alla festa della mamma per festeggiare la paternità e i padri in generale. La festa è celebrata in varie date in tutto il mondo, spesso è accompagnata dalla consegna di un regalo al proprio padre.
Già nel 1871 la Chiesa Cattolica aveva proclamato San Giuseppe protettore dei padri di famiglia e patrono della Chiesa universale. Come sintetizzava Papa Leone XIII:
“In Giuseppe hanno i padri di famiglia il più sublime modello di paterna vigilanza e provvidenza; i coniugi un perfetto esemplare d’amore, concordia e fedeltà coniugale; i vergini un tipo e difensore insieme della integrità verginale. I nobili imparino da lui a conservare anche nella avversa fortuna la loro dignità e i ricchi intendano quali siano quei beni che è necessario desiderare. I proletari e gli operai e quanti in bassa fortuna debbono da lui apprender ciò che hanno da imitare“.
La prima volta negli Stati Uniti
La prima volta documentata in cui fu festeggiata negli Stati Uniti d’America sembrerebbe essere il 5 luglio 1908 a Fairmont, West Virginia, presso la chiesa metodista locale.
Fu la signora Sonora Smart Dodd la prima persona a sollecitare l’ufficializzazione della festa; senza essere a conoscenza dei festeggiamenti di Fairmont, ispirata dal sermone ascoltato in chiesa durante la festa della mamma del 1909, ella organizzò la festa per la prima volta il 19 giugno del 1910 a Spokane.
La festa fu organizzata proprio nel mese di giugno perché in tale mese cadeva il compleanno del padre della signora Dodd, veterano della guerra di secessione americana.
In Italia perché si festeggia il 19 marzo?
La festa del papà in Italia, come detto, ha una connotazione cattolica ed è proprio questa la ragione per cui si festeggia proprio il 19 marzo, in concomitanza con la festa dedicata a San Giuseppe, il padre di Gesù.
Secondo la tradizione Giuseppe era protettore dei poveri, dei bambini orfani e delle ragazze nubili avendo anche il titolo, proprio in virtù del suo lavoro, di protettore dei falegnami. Proprio i falegnami sono, da sempre, i principali promotori della festa di San Giuseppe.
In Italia abbiamo scelto di far cadere la festa del papà ogni anno il 19 marzo perché è la festa del padre del bambin Gesù; originariamente è nata come festa nazionale ma è stata in seguito abrogata pur rimanendo un’occasione di festeggiare per tutte le famiglie e per i bambini che vogliono dimostrare ai loro papà tutto l’affetto che provano.
I primi a festeggiare questa festa, che si sappia, furono i monaci benedettini nel 1030, seguiti poi dai Servi di Maria nel 1324 e dai francescani a partire dal 1399.
La data varia da paese a paese
La data dei festeggiamenti varia da paese a paese. In alcuni stati di tradizione cattolica, la festa del papà viene festeggiata il giorno di San Giuseppe, il 19 marzo.
Nei paesi che seguono la tradizione anglosassone, ossia molti nel continente americano, la festa si tiene la terza domenica di giugno; in altri paesi la data della festa del papà segue invece tradizioni locali.
In alcuni stati la festa è associata ai padri nel loro ruolo nazionale, come in Russia, dove è celebrata come la “Festa dei difensori della patria” e in Thailandia, dove coincide con il compleanno del defunto sovrano Rama IX, venerato come padre della nazione.
Papà o Babbo?
Se ci si domanda quale delle due terminologie si è diffusa prima in Italia, la risposta si potrà trovare nella Divina Commedia. La parola “babbo” è già presente nel 33° Canto dell’Inferno di Dante, quando il sommo poeta tenta di descrivere il fondo dell’universo:
“Che non è impresa da pigliare a gabbo Descriver fondo a tutto l’Universo, Né da lingua, che chiami mamma, o babbo“.
La presenza del termine nella Divina Commedia ci assicura la sua ampia diffusione nell’Italiano volgare almeno dal 1300, mentre per trovare testimonianza scritta della locuzione “papà” bisogna aspettare duecento anni, nei ragionamenti cinquecenteschi dell’autore toscano Pietro Aretino.
Inoltre, anche per quanto riguarda la lessicografia ufficiale, “babbo” è presente nel “Vocabolario degli Accademici della Crusca” dalla prima alla quarta edizione, mentre “papà” vi sarà inserito solo nel tardo Ottocento.
Dolci tipici: bigné di San Giuseppe
Il dolce tipico della festa ha varianti regionali ma per lo più a base di creme e/o marmellate, con pasta choux.
A Roma sono chiamati Bignè di San Giuseppe e vengono tradizionalmente preparati fritti, sebbene sia diffusa anche la cottura al forno.
Zeppola di San Giuseppe
Esemplare è il dolce napoletano, che prende il nome di zeppola di San Giuseppe. Secondo la tradizione, infatti, dopo la fuga in Egitto, con Maria e Gesù, san Giuseppe dovette vendere frittelle per poter mantenere la famiglia in terra straniera.
Sono realizzate con pasta choux e possono essere fritte o al forno; al di sopra viene posta di norma crema pasticcera e marmellata di amarene.
Frittelle di riso
Il dolce tipico toscano che accompagna generalmente la festa del papà sono le frittelle di riso, preparate in abbondanti quantità e servite al termine del pranzo o della cena.
Generalmente per la preparazione viene utilizzato il riso arborio o l’originario.
La raviola
In Emilia-Romagna il dolce tipico della festività è la raviola, un piccolo involucro di pasta frolla o pasta di ciambella richiuso sopra una cucchiaiata di marmellata, crema o altro ripieno, poi cotta al forno o fritta.
A Trebbo di Reno, in provincia di Bologna, si tiene ogni anno nella terza domenica del mese di marzo, la tradizionale e multicentenaria “Festa della raviola” che prevede sia riti religiosi, sia altre manifestazioni che richiamano al paese parenti, visitatori e turisti.
Sfince di San Giuseppe
In Sicilia sono presenti diversi tipi di dolci consumati specialmente durante questa festività come ad esempio le Sfince di San Giuseppe.
Tipici della tradizione catanese e diffusi in tutta l’isola, sono i dolci fritti a forma di tocchetti o bastoncini a base di riso, aromatizzati con buccia d’arancia e miele, noti come zeppole di riso o crispelle di riso.