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Festa Unità d’Italia: perché si festeggia oggi 17 marzo

Perché si festeggia oggi, giovedì 17 marzo, la festa dell'Unità d'Italia? Storia e significato della giornata

Perché si festeggia oggi, giovedì 17 marzo, la festa dell’Unità d’Italia? Numerosi gli eventi in tutto il Paese, a partire da Torino, città in cui 161 anni fa, nel 1861, fu proclamata l’unità della Nazione. Il nome ufficiale dato ai festeggiamenti, come riporta il sito del governo, è “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”.

Perché si festeggia oggi 17 marzo festa Unità d’Italia: significato

Le celebrazioni organizzate dal governo italiano prevedono, si legge in una nota ufficiale, “le deposizioni di corone d’alloro da parte di rappresentanti del Governo presso le tombe che custodiscono le spoglie mortali di Vittorio Emanuele II, Camillo Benso Conte di Cavour, Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi rispettivamente al Pantheon di Roma, a Santena (in provincia di Torino), al Cimitero Monumentale Staglieno di Genova e a Caprera.


 

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Cosa si festeggia

Il processo di unità del Paese, culmine del Risorgimento, fu lungo e complicato. E non si concluse, ovviamente, in un’unica giornata. E allora perché si è scelto proprio il 17 marzo come giorno per celebrare la riunificazione tricolore? Il 17 marzo 1861 è il giorno in cui Vittorio Emanuele II di Savoia, re di Sardegna e Piemonte, diventò il primo re d’Italia.

Queste le parole utilizzate in parlamento per annunciare la svolta: “Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: Il Re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli Atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come Legge dello Stato”. Era l’inizio della monarchia costituzionale in Italia, forma di governo che fu sostituita nel 1946 dalla repubblica parlamentare, in seguito al referendum.

Gli avvenimenti successivi

La completa unificazione del territorio nazionale avvenne solo negli anni seguenti. Nel 1866 vennero annessi il Veneto e la provincia di Mantova. Poi nel 1870 il Lazio, “ingresso” segnato dal famoso episodio della breccia di Porta Pia, e nel 1918, in conclusione della Prima guerra mondiale, il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia

Chi era Vittorio Emanuele II

Un profilo del primo re d’Italia, dall’enciclopedia Treccani. “Nato a Torino nel 1820, figlio di Carlo Alberto e Maria Teresa d’Asburgo Lorena, nel 1842 sposò Maria Adelaide, figlia di Ranieri d’Asburgo – si legge – Aveva la passione della caccia e della vita militare, preferiva la vita semplice e la compagnia del popolo alla vita mondana della corte e dei nobili”. Pur essendo di idee conservatrici, non abolì lo Statuto albertino e ne rispettò le istituzioni, tanto che venne definito dal patriota e uomo politico piemontese Massimo d’Azeglio “re galantuomo”.

Nel 1852 l’inizio del rapporto con Camillio Benso Conte di Cavour. In quell’anno, infatti, il nobiluomo liberale venne nominato capo del governo. Con lui non mancarono i contrasti. Quando Cavour sostenne un progetto di legge che eliminava numerosi ordini religiosi, per esempio, il vescovo di Casale protestò con lo stesso Vittorio Emanuele, che si dimostrò sensibile alle ragioni della Chiesa. Cavour rassegnò le dimissioni, ma il re dovette invitarlo a ritirarle per le pressioni dell’opinione pubblica.


 

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Nel 1860 iniziò il suo lavoro per la conclusione del processo di unificazione, quando sostenne segretamente la spedizione dei Mille guidati da Giuseppe Garibaldi. A Teano lo storico incontro con il condottiero nato a Nizza e la consegna “simbolica” delle terre conquistate.

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