Alice Manconi da un anno e mezzo lotta con il piccolo contro un neuroblastoma e metastasi in tutto il corpo. Ad ottobre sono scaduti il permesso di lavoro e il certificato di disabilità: da settimane attende una risposta.
Il figlio di 6 anni ha un tumore, ma l’Inps non le rinnova il congedo
Il bambino, che attualmente ha sei anni, sta affrontando da quasi un anno e mezzo una battaglia contro un tumore: «Eravamo in ospedale a causa di un dolore alla gamba e ci hanno comunicato la notizia più devastante: aveva un neuroblastoma di quarto stadio, con metastasi diffuse». Alice Manconi ha sostenuto il bambino in tutte le sue difficili e necessarie fasi di trattamento: «Sei cicli di chemioterapia, un intervento chirurgico, una raccolta di cellule staminali, due autotrapianti di midollo, dodici sedute di radioterapia, e ora abbiamo davanti sei mesi di immunoterapia».
Il piccolo non può frequentare la scuola poiché è immunodepresso, e la madre si prende cura di lui grazie a un congedo straordinario dal lavoro. Tuttavia, il permesso è scaduto a ottobre, così come il certificato di disabilità del figlio. Da settimane aspetta risposte dall’Inps e la loro vita è bloccata dalla burocrazia.
La denuncia
«Attendiamo per il rinnovo. Ho la fortuna di lavorare con persone comprensive altrimenti cosa avrei dovuto fare? Licenziarmi e restare senza reddito?», dichiara a Repubblica Torino. Per ora il congedo è stato accolto in via provvisoria, ma il certificato di disabilità erogato dall’Inps è fondamentale per concludere le procedure. Eppure, all’inizio dell’odissea sanitaria aveva ricevuto molto sostegno sulla burocrazia: «Quando ti danno una notizia del genere, perdi di vista il resto. In ospedale c’era un’assistente sociale che ha avviato tutte le pratiche per noi e non abbiamo avuto problemi». Con il dialogo diretto con l’Inps, ora, tutto però si è rallentato e l’incertezza sul loro futuro è aumentata.
L’attesa
L’Inps ha richiesto che si presentassero a una visita il 24 ottobre, ma lui era impegnato con la radioterapia. Non è bastato il certificato, ho dovuto anche spiegare che è immunodepresso, motivo per cui non frequenta la scuola e deve evitare le aree d’attesa. E così è arrivata la beffa: «Mi hanno risposto dicendo che la sala d’attesa non è “una sala giochi” e che “stavano erogando un accompagnamento senza aver mai incontrato” mio figlio». Tuttavia, senza il certificato, anche il congedo rimane sospeso.
«Non posso tornare al lavoro, oggi trascorro le giornate a casa con mio figlio e presto ricominceranno i ricoveri in ospedale, dove abbiamo passato mesi interi, anche durante lo scorso Natale», ha aggiunto la donna. Insieme al marito e all’altro figlio, hanno cambiato abitazione: «Ora abbiamo deciso di trasferirci a Caselle da Verolengo per essere più vicini all’ospedale. Ci auguriamo che nostro figlio possa tornare a scuola. Ma di fronte a tutte queste difficoltà, almeno la burocrazia dovrebbe venire incontro alle nostre esigenze».