Cronaca, Economia

Blocco licenziamenti, cosa cambierà dopo il 31 marzo | Le novità

Fino quando sarà in vigore il blocco dei licenziamenti per l’emergenza Covid? In vigore dal 17 marzo del 2020, lo stop ai licenziamenti durerà fino al prossimo 31 marzo. Dopo quella data c’è il rischio che si vada incontro ad una vera e propria ondata di esodi che preoccupa i sindacati. Le sigle sindacali vorrebbero agganciare il blocco al prolungamento della Cassa integrazione Covid, ipotesi che trova d’accordo il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo.

Fino quando sarà in vigore il blocco licenziamenti per l’emergenza Covid

Ospite a Di Martedì su La7, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha parlato di una prima tranche di Cassa integrazione in deroga aggiuntiva. Gualtieri ha anche fatto riferimento ad una possibile proroga del blocco dei licenziamenti per tutte le imprese. Successivamente sarà limitata solo ai settori maggiormente in difficoltà. Rientrerebbe in questo discorso, in particolar modo, il settore del turismo.


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Blocco dei licenziamenti, cosa succede dopo marzo 2021

Gualtieri ha confermato: “Continueremo con il blocco dei licenziamenti un po’ più di quello che c’è adesso. Naturalmente dobbiamo confrontarci con le parti sociali e auspichiamo di farlo rapidamente, e naturalmente la crisi non ha aiutato. Ma come ha detto il presidente del Consiglio il governo è in carica per gli affari correnti, quindi proseguiamo con il lavoro sul decreto Ristori” ha concluso.

Draghi e il blocco dei licenziamenti

Sarà la proroga o meno del blocco dei licenziamenti che dovrà accompagnare la nuova Cig Covid estesa dal governo fino a 26 settimane nel Dl Ristori cinque, il primo vero nodo che il Governo guidato Mario Draghi, una volta sciolta la riserva, si troverà a dover sciogliere.

La scadenza dell’ultima proroga del governo Conte è ormai alle porte, entro il 31 marzo infatti il premier dovrà esprimersi e non sarà una questione facile: le imprese si oppongono ad una nuovo provvedimento generalizzato per tutte le imprese e tutti i settori; i sindacati lo invocano invece, almeno fino all’estate, come unico rimedio, al momento, alla bomba sociale che altrimenti esploderebbe


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