Criciúma, in Brasile, fu fondata il 6 gennaio 1880 da un gruppo di famiglie originarie delle province di Belluno, Udine, Vicenza e Treviso, la maggior parte delle quali di Cordignano, Cappella Maggiore e Vittorio Veneto. Deve il suo nome ad una specie di erba diffusa nella zona.
6 gennaio 1880: fondata, da comunità italiane, la città di Criciúma
Criciúma è al centro di una vasta area carbonifera ed è collegata per ferrovia ai porti di Laguna e Imbituba. L’industria è presente con impianti per la produzione di carni conservate e per la lavorazione del pellame.
Questo paese appartiene a quella branca di comunità dello Stato di Santa Caterina che, dal 1875 fino al 1910, iniziarono a sorgere e a trovare sussistenza dalle innumerevoli risorse industriali, artigianali e impiantistiche offerte da quei territori.
Gli anni d’oro e il Decreto Vargas
Dopo quegli anni d’oro (dove comunità come Criciúma e Nova Venezia sorsero come funghi) ci fu un netto indebolimento della cultura italiana e soprattutto nell’uso e nell’insegnamento delle lingue straniere in Brasile.
Questa epoca oscura per la sintonia italo-brasiliana insorse anche a causa della Guerra del 1938 e del Decreto del Presidente Vargas che vietà di parlare pubblicamente idiomi stranieri e obbligò la chiusura di riviste, giornali e scuole straniere al fine di contenere l’espansione crescente verso l’interno delle scuole pubbliche.
Giunti agli anni ’70, l’effetto del sopra citato Decreto non fu che parziale, tano è vero che l’uso delle lingue straniere sussisteva e sussiste tutt’ora in larghe regioni, soprattutto nella fascia industriale e contadina delle comunità di Santa Caterina e quelle interne.
Gli studi di Belollo e Nunez
Tra i tanti che hanno studiato l’espansione delle comunità italiane nelle zone di Criciúma, abbiamo Belollo e Nunez: il primo racconta la vita nelle colonie di Criciúma, adducendo i nomi dei pionieri, così come l’occupazione di nuove aree: Acioli, São José, Nova Veneza, Siderópolis, Treviso, Turvo, Jacinto Machado, Morro da Fumaça, Içara, nonché la loro espansione verso l’altopiano, mentre il secondo si concentro prevalentemente sull’espansione e la contribuzione degli italiani allo sviluppo dei Campi de Lages, che oggi sono i comuni di Lages, São Joaquim, Bom Jardim, Urubici, Bom Retiro e Rio Rufino.
Partendo da interviste, analisi documentali e ricerche bibliografiche, mostra il grado d’influenza ed il legato della cultura italiana.