Francesco De Gregori (Roma, 4 aprile 1951) è un cantautore e musicista italiano. Artista fra i più importanti della scena musicale italiana, nelle sue canzoni si incontrano musicalmente sonorità varie, dal rock alla canzone d’autore, con a volte riferimenti anche alla musica popolare, mentre nelle liriche c’è un ampio uso della sinestesia e della metafora, spesso di non immediata interpretazione, con passaggi di ispirazione intimista, letterario-poetica ed etico-politica in cui trovano spazio riferimenti all’attualità e alla storia.
È spesso definito cantautore e poeta, sebbene egli preferisca essere identificato semplicemente come “artista”. Ecco una raccolta delle frasi più belle di Francesco De Gregori, tratte principalmente dalle sue canzoni.
**
Le frasi più belle di Francesco De Gregori
Molti si riempiono la bocca con questa parola, poesia, senza sapere che cosa voglia dire, e – sbagliando – l’accostano al mio lavoro. Sarebbe più giusto descrivere il mio modo di fare canzoni come parte della letteratura del mondo di oggi, al pari di cinema, teatro e romanzi.
L’ammirazione sconfinata per De André mi ha convinto a provare a fare questo mestiere. E poi Bob Dylan.
Non bisogna vergognarsi della propria fragilità.
Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno
Giuro che lo farò
E oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò
Quando la donna cannone
D’oro e d’argento diventerà
Senza passare dalla stazione
L’ultimo treno prenderà.
(La donna cannone, 1983)
E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà
Dalle porte della notte il giorno si bloccherà
Un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà
E dalla bocca del cannone una canzone suonerà.
(La donna cannone, 1983)
E con le mani amore, per le mani ti prenderò
E senza dire parole nel mio cuore ti porterò
E non avrò paura se non sarò bella come dici tu
Ma voleremo in cielo in carne ed ossa
Non torneremo più
Na na na na na na
E senza fame e senza sete
E senza ali e senza rete voleremo via.
(La donna cannone, 1983)
Vecchia ragazza come va, beato chi ti conosceva già,
prima che ti andasse via dagli occhi tutto quel mare.
(Vecchia valigia, 1987)
Lei aveva tasche troppo strette
e otto, nove, dieci modi di vivere,
forse aveva un cuore troppo grande
e una strana maniera di sorridere.
(A lupo, 1974)
Buonanotte, buonanotte fiorellino,
buonanotte tra le stelle e la stanza,
per sognarti, devo averti vicino,
e vicino non è ancora abbastanza.
(Buonanotte Fiorellino, 1976)
E il bambino nel cortile sta giocando:
tira sassi nel cielo e nel mare.
Ogni volta che colpisce una stella
chiude gli occhi e comincia a sognare,
chiude gli occhi e comincia a volare.
(Le storie di ieri, 1975)
Generale, dietro la collina
ci sta la notte crucca e assassina,
e in mezzo al prato c’è una contadina,
curva sul tramonto sembra una bambina,
di cinquant’anni e di cinque figli,
venuti al mondo come conigli,
partiti al mondo come soldati
e non ancora tornati.
(Generale, 1978)
Generale, la guerra è finita,
il nemico è scappato, è vinto, è battuto,
dietro la collina non c’è più nessuno,
solo aghi di pino e silenzio e funghi
buoni da mangiare, buoni da seccare,
da farci il sugo quando viene Natale,
quando i bambini piangono
e a dormire non ci vogliono andare.
(Generale, 1978)
Generale, queste cinque stelle,
queste cinque lacrime sulla mia pelle
che senso hanno dentro al rumore di questo treno,
che è mezzo vuoto e mezzo pieno
e va veloce verso il ritorno,
tra due minuti è quasi giorno,
è quasi casa, è quasi amore.
(Generale, 1978)
Viva l’Italia, l’Italia che lavora,
l’Italia che si dispera, l’Italia che si innamora,
l’Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l’Italia, l’Italia sulla luna.
(Viva l’Italia, 1979)
Nino cammina che sembra un uomo,
con le scarpette di gomma dura:
dodic’anni e il cuore pieno di paura.
Ma, Nino, non aver paura di sbagliare un calcio di rigore:
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore;
un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia.
(La leva calcistica della classe ’68, 1982)
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai
di giocatori tristi che non hanno vinto mai
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro al bar.
E sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
(La leva calcistica della classe ’68, 1982)
La vita… Questa scatola vuota,
quest’anima nuda, questa retta finita,
quest’acqua che corre veloce in salita,
quest’anima forte e ferita.
(La linea della vita, 2006)
Ho imparato che l’amore insegna, ma non si fa imparare.
(Caldo e scuro, 2001)
Stai dormendo
oppure fai finta anche tu?
Stai sognando
oppure stai pensando anche tu
che siamo chiusi in una scatola nera, stella?
Nessuno ci aprirà.
(Sangue su sangue, 1992)
Gli aerei stanno al cielo, come le navi al mare
come il sole all’orizzonte la sera, come vero che non voglio tornare
a una stanza vuota e tranquilla dove aspetto un amore lontano
e mi pettino i pensieri col bicchiere nella mano
(Renoir, 1978)
Benvenuto raggio di sole, a questa terra di terra e sassi
a questi laghi bianchi come la neve, sotto i tuoi passi stanchi
a questo amore a questa distrazione, a questo carnevale
dove nessuno ti vuole bene, dove nessuno ti vuole male
(Raggio di sole, 1978)
E guarda l’amore che non ha commenti da fare,
l’amore comunque che non ha paura del mare da attraversare.
(L’amore comunque, 2006)
È troppo tempo amore
che noi giochiamo a scacchi,
mi dicono che stai vincendo e ridono da matti,
ma io non lo sapevo che era una partita,
posso dartela vinta e tenermi la mia vita.
(Niente da capire, 1973)
Se tu fossi di ghiaccio ed io fossi di neve
– che freddo, amore mio! –, pensaci bene a far l’amore.
(Niente da capire, 1973)
A volte potrai avermi con un fiore,
a volte un fiore non ti basterà,
a volte penserai di avermi chiuso in una stanza.
Dammi le tue chiavi, dolce,
voglio farne una copia,
voglio scrivere una lunga poesia per le tue braccia.
(Giorno di pioggia, 1973)
Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro.
(Rimmel, 1975)
E non hai capito ancora come mai
Mi hai lasciato in un minuto tutto quel che hai
(Pezzi di vetro, 1975)
Quando usciamo inciampiamo nelle stelle perché le stelle ormai
quasi non le vediamo più.
(La ragazza e la miniera, 1983)
Ma poi, chissà la gente che ne sa,
chissà la gente che ne sa
dei suoi pensieri sul cuscino, che ne sa?
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa?
Dei suoi segreti e del suo mondo…
(Il ragazzo, 1973)
Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole
mentre il mondo sta girando senza fretta.
(Alice, 1973)
L’ombra di mio padre, due volte la mia,
lui camminava ed io correvo.
(La casa di Hilde, 1973)
Tu che conosci le lacrime e le sai consolare.
Bellamore Bellamore non mi lasciare,
tu che non credi ai miracoli ma li sai fare.
Bellamore Bellamore fatti cantare.
(Bellamore, 1992)
Ma poi, chissà la gente che ne sa,
chissà la gente che ne sa
dei suoi pensieri sul cuscino, che ne sa?
Della sua luna in fondo al pozzo, che ne sa?
Dei suoi segreti e del suo mondo…
(Il ragazzo, 1973)
Il mondo passa accanto a lei
e non la sfiora mai.
(Irene, 1973)
Quando domani ci accorgeremo
che non ritorna mai più niente,
ma finalmente accetteremo il fatto come una vittoria.
(Viaggi & miraggi, 1982)
Pioggia e sole abbaiano e mordono,
ma lasciano,
lasciano il tempo che trovano.
E il vero amore può
nascondersi,
confondersi,
ma non può perdersi mai.
(Sempre e per sempre, 2001)
Se avessi potuto scegliere tra la vita e la morte,
tra la vita e la morte avrei scelto l’America.
(Bufalo Bill, 1976)
Per salvarti la vita non ci stare a pensare,
chiuditi bene la porta alle spalle e butta la chiave,
guarda dritto negli occhi l’amore che stai per lasciare
e abbandona la scena, abbandona la nave.
(Mayday, 2006)
Ci sono posti dove sono stato,
mi ci volevano inchiodare
ai loro anni ciechi e sordi,
ai loro amori raccontati male,
a una canzone di quattro accordi, | ad una stupida cantilena.
(Celebrazione, 2008)
E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia,
e raccontami quello che fai:
se cammini nel mattino
e t’addormenti di sera;
e se dormi che dormi
e che sogni che fai.
(Natale, 1978)
Io da qui vedo uomini caduti per terra
e nessuno fermarsi a guardare;
e gli innocenti confondersi e gli assassini ballare,
e gli innocenti corrompersi e gli assassini
brindare.
(Tutto più chiaro che qui, 1982)
E chissà se si può capire
che milioni di rose non profumano mica
se non sono i tuoi fiori a fiorire,
se i tuoi occhi non mi fanno più dormire.
(Un guanto, 1996)
Tu sei seduto nel buio,
io lavoro nella luce.
Tu sei seduto in silenzio,
io vivo con la mia voce.
(Vecchi amici, 1982)
Ma guarda la gente che salti mortali che fa
e quanti nani sui trampoli
(La linea della vita, 2006)
Si gioca per vincere
e chi vince è perduto.
(Cardiologia, 2006)
La vita è come un gioco da vivere perdutamente,
a volte vinci il primo premio
e poi ti accorgi che non serve a niente.
(Finestre rotte, 2008)
E sono entrato in un portone e dentro un grande ascensore
e mi hanno fatto domande sulla mia vita interiore
ed in qualcuna delle mie risposte c’era il tuo nome.
(Caldo e scuro, 2001)
E non ti convince per niente
il programma che stanno dando,
ma – che strano! –
nessuno lo può più cambiare col telecomando.
(Sangue su sangue, 1992)
Spesso fare il cantante non viene considerato un lavoro, i commenti che senti sono del tipo “sempre meglio che lavorare”. A parte che non è così, e non vorrei più sentire di queste cose, ci si dimentica sempre che oltre ai cantanti c’è chi fa promozione, chi stampa i dischi, chi monta i palchi, chi si occupa delle luci… ci sono moltissime persone che lavorano in questo settore, ed è indispensabile rispettarle e tutelarle. Quando la musica va in crisi non patiscono solo i cantanti che vendono meno dischi, ma soffrono tutti quelli che lavorano intorno a loro.
Non ce la faccio più a sentir recitare la solita solfa “Dì qualcosa di sinistra”. Era la bellissima battuta di un vecchio film, non può diventare l’unica bandiera delle anime belle di oggi. Proviamo piuttosto a dire qualcosa di sensato, di importante, di nuovo. Magari scopriremo che è anche di sinistra.
Nelle mie canzoni ci sono troppe parole e le regole della radio di oggi le parole le mettono al bando.
Da anni accumulo idee. E poi le scrivo su qualche foglietto. Spesso le perdo o le dimentico, quindi quelle che restano sono sicuramente le più significative.
Le canzoni appartengono a tutti, anche a chi le ha scritte.
Le canzoni cambiano nella testa di chi le ha scritte, molto più velocemente che non nella testa di chi le ascolta.
Sono di sinistra, ma non le appartengo. Voglio avere la libertà di poter verificare sempre le mie scelte e quelle degli altri.
Il verbo “credere” non dovrebbe appartenere alla politica. Non basta promettere bene e saper comunicare.
Pago le tasse, sono felice di farlo, partecipo al gioco. Però, per favore, tassatemi quanto volete, ma non pretendete di rappresentarmi [ai partiti politici].
Aveva ragione l’Economist: Berlusconi era inadatto a governare l’Italia. Mi chiedo però anche se l’Italia sia adatta a essere governata da qualcuno.
Amando la letteratura, capisco che non sono adatto a scrivere un romanzo. Se tanti miei colleghi avessero la stessa consapevolezza, le librerie sarebbero meno affollate di carta.
Sono convinto che l’Italia abbia grandi chance per il futuro. E ogni volta che canto quella canzone [Viva l’Italia] sento che ogni parola di quel testo continua ad avere un peso. “L’Italia che resiste”, ad esempio; e solo le anime semplici potevano pensare che c’entrasse qualcosa con lo slogan giustizialista “resistere resistere resistere”. “L’Italia che si dispera e l’Italia che s’innamora”. L’Italia che ogni tanto s’innamora delle persone sbagliate, da Mussolini a Berlusconi. Ma il mio amore