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Francesco Petrarca, uno degli autori più importanti della letteratura italiana

Francesco Petrarca è stato uno scrittore, poeta, filosofo e filologo italiano, considerato il precursore dell’umanesimo e uno dei fondamenti della letteratura italiana, soprattutto grazie alla sua opera più celebre, il Canzoniere, patrocinato quale modello di eccellenza stilistica da Pietro Bembo nei primi del Cinquecento.
Le tematiche e la proposta culturale petrarchesca, oltre ad aver fondato il movimento culturale umanistico, diedero avvio al fenomeno del petrarchismo, teso ad imitare stilemi, lessico e generi poetici propri della produzione lirica volgare dell’aretino.

Francesco Petrarca: scrittore, poeta, filosofo e filologo italiano

Francesco Petrarca nacque il 20 luglio del 1304 ad Arezzo e da ser Petracco, notaio, ed Eletta Cangiani (o Canigiani), entrambi fiorentini. Petracco, originario di Incisa, apparteneva alla fazione dei guelfi bianchi e fu amico di Dante Alighieri, esiliato da Firenze nel 1302 per l’arrivo di Carlo di Valois, apparentemente entrato nella città toscana quale paciere di papa Bonifacio VIII, ma in realtà inviato per sostenere i guelfi neri contro quelli bianchi.



La sentenza del 10 marzo 1302 emanata da Cante Gabrielli da Gubbio, podestà di Firenze, esiliava tutti i guelfi bianchi, compreso ser Petracco che, oltre all’oltraggio dell’esilio, fu condannato al taglio della mano destra. Dopo Francesco, nacque prima un figlio naturale di ser Petracco di nome Giovanni, del quale Petrarca tacerà sempre nei suoi scritti e che diverrà monaco olivetano e morirà nel 1384; poi, nel 1307, l’amato fratello Gherardo, futuro monaco certosino.

L’infanzia raminga e l’incontro con Dante

A causa dell’esilio paterno, il giovane Francesco trascorse l’infanzia in diversi luoghi della Toscana – prima ad Arezzo (dove la famiglia si era rifugiata in un primo tempo), poi a Incisa e Pisa – dove il padre era solito spostarsi per ragioni politico-economiche. In questa città il padre, che non aveva perso la speranza di rientrare in patria, si era riunito ai guelfi bianchi e ai ghibellini nel 1311 per accogliere l’imperatore Arrigo VII. Secondo quanto affermato dallo stesso Petrarca nella Familiares, XXI, 15 indirizzata all’amico Boccaccio, in questa città avvenne, probabilmente, il suo unico e fugace incontro con l’amico del padre, Dante.



Finisce gli studi e si dedica completamente alla sua passione per la letteratura. Stringe molte amicizie importanti per l’epoca, lavora alla corte del cardinale Giovanni Colonna, di Giovanni Visconti e diviene ambasciatore del Papa a Napoli.

Viaggi e incontro con Laura

Viaggia molto tra Francia, Germania, Fiandra e Roma; in Campidoglio viene incoronato poeta il giorno 8 aprile del 1341. Nel 1327 incontra per la prima volta Laura, probabilmente Laura De Noves, musa ispiratrice di tutte le sue opere. La donna incarna l’ideale femminile del suo tempo, al di sopra di ogni pensiero terreno, madonna più che donna, da adorare più che amare, poiché secondo Petrarca attraverso la donna l’uomo avrebbe potuto avvicinarsi a Dio.


Targa commemorativa del soggiorno meneghino di Petrarca situata agli inizi di Via Lanzone a Milano, davanti alla basilica di Sant’Ambrogio.

Tutto questo lo si trova nella sua opera più famosa: il “Canzoniere”, una raccolta di 366 sonetti e poesie proprio in onore di Laura e che riassume l’intera filosofia di Francesco Petrarca sulla passione e l’amore umano. Tra i sonetti più celebri ricordiamo “Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono” (che apre il Canzoniere) e “Pace non trovo, et non ò da far guerra”.

Morte

Colpito da una sincope, morì ad Arquà nella notte fra il 18 e il 19 luglio del 1374, esattamente alla vigilia del suo settantesimo compleanno e, secondo la leggenda, mentre esaminava un testo di Virgilio, come auspicato in una lettera al Boccaccio. Il frate dell’Ordine degli Eremitani di sant’Agostino Bonaventura Badoer Peraga fu scelto per tenere l’orazione funebre in occasione dei funerali, che si svolsero il 24 luglio nella chiesa di Santa Maria Assunta alla presenza di Francesco da Carrara e di molte altre personalità laiche ed ecclesiastiche.


Epigrafe dettata dal Petrarca per la tomba del nipote, Pavia, Musei Civici.

 

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