Tre dei quattro indagati nell’inchiesta che ha travolto Franco Alfieri hanno risposto alle domande del gip e del pm. La sorella risponde al gip: “Continueremo a difenderci”
La sorella di Franco Alfieri risponde al gip: “Continueremo a difenderci”
Quasi tutti gli indagati nell’inchiesta che ha colpito il sindaco di Capaccio Paestum, nonché presidente della Provincia di Salerno, Franco Alfieri, hanno scelto di collaborare con le autorità giudiziarie. Ieri mattina, accompagnati dai loro avvocati di fiducia, quattro di loro, attualmente in regime di arresti domiciliari, si sono recati dall gip Valeria Campanile per fornire risposte alle domande del giudice e del sostituto procuratore Alessandro de Vico.
Solo Carmine Greco, assistito dall’avvocato Enrico Tedesco, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere, ma per motivi di salute. È stato Vittorio De Rosa, rappresentante legale della Dervit Spa, il primo a entrare nella stanza del gip al terzo piano del tribunale. Insieme al suo legale Antonello Natale, anche difensore di Alfonso D’Auria, il secondo a essere interrogato. Esso fungeva da procuratore speciale della Dervit e gestiva i contatti con il Comune di Capaccio Paestum.
Le dichiarazioni dell’avvocato
“È un processo molto tecnico”. Ha dichiarato il loro legale , “il fascicolo è composto da ventiduemila pagine e avremo modo e tempo di chiarire tutti gli aspetti e di controbattere alle perizie che la procura ha riversato negli atti”. Il penalista ha anche anticipato che attende l’esito della decisione del gip per proporre Appello ai giudici del Riesame. In realtà De Rosa e D’Auria hanno spiegato il procedimento che è stato seguito sia per gli affidamenti e sia per le gare. “Non esitando a rispondere, anche alle domande che di volta in volta venivano fatte dal pm.” ,ha riferito l’avvocato Natale. Dopo i due imprenditori è toccato alla sorella del sindaco, Elvira Alfieri, essere sentita dal giudice per le indagini preliminari.
“Ha risposto a tutte le domande. Ha fornito la sua versione dei fatti e respinto le accuse, contribuendo a fare chiarezza sull’oggetto delle indagini, prendendo le distanze da quanto le è stato imputato”, è quanto riferito dal suo legale, l’avvocato Domenicantonio D’Alessandro dopo il lungo interrogatorio. Durante l’interrogatorio, la Alfieri, che è alla guida della Alfieri Impianti, ha contestato le accuse formulate dalla procura di Salerno. Guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, e ha fornito (come gli altri) la propria versione dei fatti.
“Ovviamente – ha aggiunto il legale – produrremo e acquisiremo anche fonti di prova a supporto di quanto detto dalla mia assistita”. Ha chiuso il giro di interrogatori Andrea Campanile. Difeso dall’avvocato Cecchino Cacciatore, ritenuto dagli investigatori della guardia di finanza, il braccio destro del primo cittadino Franco Alfieri. “Ha risposto a tutte le domande – ha riferito il penalista – Non si è sottratto al confronto. Ha chiarito aspetti decisivi per la difesa. È sicuramente molto provato, ma sereno perché sa di poter affrontare le accuse”. L’avvocato Cacciatore ha anche presentato richiesta di revoca degli arresti. Lunedì era stato invece ascoltato Franco Alfieri che è stato sospeso dal prefetto di Salerno, Francesco Esposito, sia dall’incarico sindacale che da quello presidenziale.
Le indagini
In base all’impianto accusatorio (è bene ricordare che le indagini sono state condotte dai finanzieri del Gruppo Eboli e del Nucleo di polizia economico e tributaria di Salerno), gli indagati si sarebbero adoperati, a vario titolo, per favorire l’azienda Dervit nell’aggiudicazione dei lavori, affinché quest’ultima potesse poi trasmettere in subappalto i lavori all’azienda della famiglia Alfieri. Sono due i progetti sottoposti all’attenzione della procura.
L’organizzazione delle gare, che includeva anche i tempi e i costi delle varie opere, era impostata in modo tale da garantire la vittoria della Dervit. Secondo quanto riportato dalla procura di Salerno, tutti gli attori coinvolti avrebbero agito, come sottolinea il gip nell’ordinanza, “per nome e per conto del sindaco Alfieri”. Quest’ultimo è stato accusato di aver erroneamente dichiarato, nella dichiarazione sostitutiva presentata alla Regione Campania, che l’impianto di pubblica illuminazione fosse gestito dal Comune, quando in realtà la gestione era stata affidata vent’anni fa, il 30 giugno 2010, a un’Ati composta da Dervit e Ieci Lombardo srl.
Per Alfieri si aggiunge anche l’aggravante di aver commesso il reato per favorire la propria srl di famiglia. Secondo l’accusa, l’intesa con la società di D’Auria e De Rosa prevedeva che avessero l’affidamento dell’appalto tramite procedura negoziata in cambio di denaro e altre “utilità illecite” per un totale di circa 250mila euro, destinati all’Alfieri Impianti.