Scoppia il giallo della videochiamato di Franco Alfieri: la Procura nelle scorse ore ha smentito ufficialmente, tramite una email, le voci che circolavano circa un presunto trasferimento dell’ex sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia di Salerno. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.
Franco Alfieri, scoppia il giallo della videochiamata
La Procura di Salerno ha ufficialmente smentito, alle 12:06 tramite un’email, le voci riguardanti il trasferimento di Franco Alfieri, il sindaco sospeso di Capaccio Paestum, dal carcere di Fuorni a un altro istituto penitenziario. La nota, firmata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, ha messo fine a una serie di notizie infondate che circolavano già da giorni, secondo le quali Alfieri sarebbe stato trasferito a Poggioreale. Tuttavia, ieri mattina, si parlava di un trasferimento imminente a Napoli, proprio mentre la famiglia di Alfieri si trovava a Fuorni per un colloquio. È importante sottolineare che tale trasferimento non sarebbe stato possibile, dato che il detenuto è ancora in attesa di giudizio e dovrebbe rimanere a disposizione dell’autorità giudiziaria per eventuali ulteriori accertamenti, come previsto dal regolamento penitenziario.
Dopo giorni di indiscrezioni, sono stati gli avvocati di Alfieri, Agostino De Caro e Domenicantonio D’Alessandro, a chiedere chiarimenti alla procura. Se il trasferimento del politico non è mai stato realmente in discussione, è emerso che ci sono indagini interne sul carcere riguardo a una presunta videochiamata effettuata da Alfieri con un importante esponente politico della Provincia di Salerno. A facilitare la comunicazione sarebbe stato un agente di polizia penitenziaria, Beniamino Castelluccio, attualmente consigliere comunale del PD, che è al centro di due interrogazioni parlamentari presentate dal senatore di FdI Antonio Iannone e dal deputato di Noi Moderati Pino Bicchielli al ministro della Giustizia. I legali di Alfieri fanno sapere che al momento non ci sono prove concrete a sostegno delle accuse.
La replica
Nel tardo pomeriggio di ieri, Castelluccio ha risposto, sebbene non venga nominato esplicitamente da Iannone, è ritratto in una foto con il vicepresidente della Provincia, Giovanni Guzzo, condivisa dal senatore su Facebook per annunciare la sua interrogazione. «Circolano voci e immagini denigratorie su di me», ha dichiarato in una nota, sottolineando come tali accuse minaccino la sua integrità. Ha espresso il suo stupore e dolore per quanto accaduto, considerando il suo rispettabile percorso professionale di 28 anni di servizio, di cui 20 al Gruppo Operativo Mobile, che si occupa della vigilanza su detenuti in regime di carcere duro. Ha sempre lavorato con impegno e responsabilità, mantenendo separate le sue attività professionali e politiche in base ai principi di legalità e giustizia.
«Appena ho sentito le prime voci, mi sono rivolto al comando del carcere, che mi ha assicurato la massima fiducia, e successivamente alla Procura, per ribadire la mia totale estraneità ai fatti e per tutelare la mia onorabilità. Ho già conferito mandato ai miei legali di querelare per diffamazione il senatore Iannone, che ha diffuso notizie dannose per la mia reputazione e ha esposto la mia immagine ai social e alla stampa con l’intento di infangare il mio nome e quello della mia famiglia. Trovo le accuse gravissime e inaccettabili, soprattutto da parte di un esponente delle Istituzioni, il cui ruolo pubblico mal si concilia con la diffusione di notizie false. La verità emergerà, come sempre», ha concluso.