Ora la decisione spetta ai giudici del Riesame, a cui si rivolgeranno tutti gli indagati coinvolti nell’inchiesta che ha travolto il sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia, Franco Alfieri. Il giudice per le indagini preliminari (GIP), Valeria Campanile, ha infatti respinto la richiesta di revoca o attenuazione delle misure cautelari avanzata dai legali degli indagati come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.
Franco Alfieri resta in carcere, le indagini proseguono
L’indagine, tuttavia, non sembra essere conclusa. Un filone dell’inchiesta è stato trasferito alla procura di Napoli, poiché coinvolgerebbe figure appartenenti alla magistratura salernitana. Gli omissis contenuti nei documenti, circa 22mila pagine, suggeriscono che ulteriori sviluppi potrebbero emergere, includendo potenzialmente altri appalti pubblici. Ad esempio, nell’ordinanza si fa riferimento alla gestione della Fondovalle e ai presunti tentativi del sindaco di avere il controllo su di essa. È anche possibile che vengano esaminati atti amministrativi del Palazzo Sant’Agostino.
Le accuse rivolte a Franco Alfieri includono turbativa d’asta e corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Oltre a lui, sono agli arresti domiciliari anche la sorella Elvira Alfieri, responsabile dell’azienda di famiglia, Vittorio De Rosa, legale rappresentante della Dervit Spa, Alfonso D’Auria, procuratore speciale della stessa azienda e referente per i rapporti con il Comune di Capaccio Paestum, Andrea Campanile, suo stretto collaboratore, e il funzionario tecnico comunale Carmine Greco. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Cecchino Cacciatore, Antonello Natale ed Enrico Tedesco.
La posizione di Alfieri
Durante l’interrogatorio di lunedì scorso, Alfieri ha respinto le accuse, affermando che la responsabilità per le presunte irregolarità sarebbe da attribuire agli uffici comunali competenti e negando l’esistenza di un patto corruttivo. Ha inoltre sottolineato di non essere coinvolto direttamente nella predisposizione degli appalti, ruolo che spetterebbe agli uffici preposti. Gli altri indagati, ciascuno rispondendo alle proprie accuse, hanno fornito spiegazioni di natura tecnica, sostenendo che le valutazioni degli esperti della procura siano state errate.
Secondo la procura, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, le strade di Capaccio Paestum oggetto degli interventi non sarebbero state scelte in base a reali necessità, ma influenzate dalle decisioni del sindaco o di altri soggetti coinvolti.