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Crollo funivia del Mottarone, dal cavo strappato ai controlli: ancora tante domande senza risposta

A una settimana esatta dal crollo della funivia del Mottarone sono ancora tante le domande senza risposta. Gli inquirenti si concentrano ora su un punto ancora poco chiaro: perché la fune traente della funivia ha ceduto?  Cosa ha causato la sequenza di eventi che i tecnici non avevano previsto o valutato talmente improbabile da voler correre il rischio di bloccare i freni? Toccherà a un perito del Politecnico di Torino analizzare la fune per capire la causa della rottura che ha dato il via alla corsa della cabina verso il disastro.

Crollo funivia del Mottarone, dal cavo strappato ai controlli: le indagini continuano

La Procura potrebbe affidare la consulenza  che dovrà analizzare il cavo dell’impianto già oggi. Il perito, come riporta anche l’odierna edizione de Il Mattino, dovrà tornare sul luogo dell’incidente, nei boschi di Stresa dove c’è la cabina coperta da un telone e ancorata agli alberi con dei cavi. Molti turisti saliti sulla stessa cabina hanno riferito di rumori forti, in particolare in dirittura d’arrivo alla vetta. Escluso che sia stato un fulmine a tranciare il cavo, resta da capire se vicino all’arrivo la fune trainante sfregasse contro qualcosa.

Tadini ai domiciliari, Nerini e Perocchio liberi

Novità per i tre arrestati per la strage della funivia del Mottarone. Il  gestore dell’impianto della funivia del Mottarone Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio lasciano il carcere di Verbania il cui ingresso aveva visto chiudersi alle loro spalle all’alba di martedì scorso, 48 ore dopo che la cabina precipitata sulla montagna che si affaccia sul Lago Maggiore ha causato la morte di 14 persone. Va agli arresti domiciliari il capo servizio Gabriele Tadini che ha ammesso di aver manomesso il sistema di frenata di sicurezza

 

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