George Edward Foreman è un ex pugile statunitense. Soprannominato Big George, fu protagonista di una singolare e lunghissima carriera – protrattasi dal 1969 al 1977 e dal 1987 al 1997 – nel corso della quale fu due volte campione del mondo dei pesi massimi.
Indimenticabile ed indimenticato pugile, diventato campione olimpico a soli diciannove anni. Grandissimo atleta, è considerato da gran parte della critica specializzata come il miglior pugile di tutti i tempi dopo l’inimitabile Cassius Clay.
George Foreman, tutto quello che c’è da sapere sul leggendario pugile statunitense
George Foreman nasce a Marshall il 11 gennaio del 1949 e – come ogni buon pugile americano che si rispetti – le sue origini sono segnate dalla fatica e dalla durezza dei bassifondi. Gli esordi, più che sul canonico ring, lo vedono protagonista per le strade della capitale texana, Houston, in cui si combattevano epici quanto irregolari match, raramente disertati dall’indomito George. Come si suol dire, sulla strada si fa le ossa. E che ossa. Solo qualche anno dopo, è il 1968, sbalordendo il mondo vince la medaglia d’oro ai giochi olimpici di Città del Messico, grazie ad una miscela esplosiva di classe insuperabile e straordinaria potenza.
A proposito di questa vittoria, un aneddoto curioso vede per protagonista un italiano, il ventitreenne Giorgio Bambini che, dovendo incontrare il soggiogante Foreman nelle semifinali, dopo un solo pugno si sdraiò sul tappeto del ring, sordo alle indignate esortazioni degli allenatori che gli urlavano di rimettersi immediatamente in piedi. Passa alla storia quel “Fossi matto, quello mi ammazza” mormorato dal Bambini letteralmente atterrito dall’avversario.
La leggenda dell'”assassino” e l’incontro con Muhammad Ali
Ci vuol poco dunque a capire per quale motivo ben presto George Foreman si guadagna l’appellativo di “Assassino”, non tanto per la sua cattiveria (che anzi caratterialmente non sussiste affatto), quanto per la proverbiale e micidiale potenza dei suoi colpi, che lo trasformavano in una vera e propria macchina da ring. Dopo lo straordinario successo olimpico, nel 1969 diventa professionista.
Quattro anni dopo diventa campione del mondo atterrando al secondo round Joe Frazier, il campione delle passate Olimpiadi, disputate a Tokyo nel 1964.
Ma la sfortuna di Foreman (se così la possiamo definire) è quella di esser stato contemporaneo di Cassius Clay, alias Muhammad Ali, il grande campione responsabile della prima sconfitta del gigante buono cresciuto sulla strada.
Corre l’autunno del 1974 quando i due si incontrano a Kinshasa per uno storico match (tornato in voga grazie al film-documentario “When we were kings”, “Quando eravamo re”), incontro che vede Foreman subire quello che qualcuno ha definito “il più bel gesto atletico del secolo”, ossia l’abbattimento da parte di Cassius Clay del mito Foreman, il quale subirà un drammatico KO all’ottava ripresa.
Primo ritiro
Paradossalmente però questa sconfitta lo ha consacrato alla storia, incatenandolo indissolubilmente alla vita del suo rivale. I sostenitori affermano che George Foreman era oramai sul viale del tramonto quando ha affrontato quell’incontro, dichiarandosi certi che lo avrebbe vinto sicuramente, se solo lo avesse combattuto uno o due anni prima. L’anno successivo (1977) Foreman annuncia al mondo il suo definitivo ritiro dalla scena agonistica.
Il grande rientro e il titolo mondiale WBO
Dieci anni più tardi arriva il clamoroso annuncio del suo rientro nel mondo del pugilato, ormai calvo, ingrassato e apparentemente assai arrugginito. I vecchi fan, sgomenti, si preoccupano dei possibili malsani effetti di questa rentrèe, mentre i detrattori parlano di maldestra mossa pubblicitaria.
Effettuati alcuni incontri preliminari, però, Foreman dimostra di non scherzare affatto e anzi di essere ben deciso a spendere le ultime possibilità atletiche al massimo grado. Ne sanno qualcosa i suoi avversari, Dwight Muhammad, Qawi Simile, Bert Fabbrica, Gerry Cooney ed Adilson Rodrigues, tant’è che contro il pronostico di tutti il 5 novembre 1994 a Las Vegas riesce a riprendersi il titolo mondiale dei pesi massimi ai danni di Michael Moorer per il WBO.
A 45 anni e 9 mesi di età, George Foreman diventa dunque il campione del mondo più anziano della storia del pugilato: questa impresa, di fatto è da considerarsi al pari di quella di Muhammad Ali quando lo sconfisse nel mitico incontro.
Oggi come oggi Foreman, divenuto un personaggio assai noto nel suo paese, si è circondato di una bella famiglia, è diventato un predicatore evangelico e pubblica libri di ricette in cui dispensa consigli sulla cucina e su come preparare inimitabili hamburger.